
Henning Mankell, diviso logisticamente nelle sue residenze tra il sud della Svezia, la Costa Azzurra (Antibes) e l'Africa (il Mozambico, dove aveva fondato il teatro Avenida e prima ancora lo Zambia) è stato uno scrittore dalla vena inesauribile.
I suoi romanzi hanno avuto lettori in almeno quaranta Paesi e per oltre quaranta milioni di copie vendute.
Aveva creato il commissario Kurt Wallander e gli aveva posto sulle spalle il compito di fare un ritratto dell’attualità svedese.
Una radiografia del reale sotto la pelle fredda e cupa, quella nascosta sotto il concetto di “nord” che forse Mankell aveva ben chiaro, proprio perché aveva capito cosa voleva dire “sud”.
Così, quello che oggi è defnito "giallo nordico" (ricordiamo in tema anche lo scrittore Stieg Larsson e i suoi successi editoriali), ha avuto uno dei suoi maggiori interpreti,ma un interprete decisamente diverso da tutti gli altri.
Wallander è uno dei personaggi più riusciti della letteratura contemporanea: vive nella stessa casa di Maigret e Montalbano, ma anche sullo stesso pianerottolo del Fowler dell’Americano tranquillo di Graham Greene, il cui dirimpettaio è Fabio Montale di Jean-Claude Izzo, che convive – in una coabitazione curiosa – con il Maqroll di Alvaro Mutis.
Sono quasi tutti personaggi che, prestati a quello che spesso viene definito “genere”, danno vita invece al romanzo di attualità, che significa economia, politica, criminalità, cronaca.
E ben sapendo che tutte queste cose insieme fanno la Storia.
E' proprio con il piacere di raccontare la Storia, infatti, che Mankell esercitava il suo mestiere di romanziere.
Mankell è riuscito in qualcosa di molto difficile e per questo lascia un grande vuoto.
È stato uno scrittore impegnato senza volerlo essere.
Con i suoi libri ha militato contro chi è responsabile del dilagare dell’Hiv in Africa, contro gli apartheid di qualsiasi latitudine, soprattutto contro quella che è una piaga incurabile: il razzismo.
Egli amava ripetere una frase del mozambicano Mia Couto: “Ogni essere umano è una razza”. E, ragionava Mankell, con ironia: “Non si può essere razzisti, perchè non si può essere razzisti contro sei miliardi di razze diverse...”.
Alberto Riva [ da L'OSSERVATORE CARIOCA-blog]
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
