Sono questi i primi scatti con cui si confronta il visitatore della mostra dedicata all’opera del grande fotografo francese a dieci anni dalla sua scomparsa, organizzata al Museo dell’Ara Pacis a Roma (fino al 25 gennaio).
Cartier-Bresson non è mai stato una sola idea e un solo approccio alla fotografia, lo si vede proprio dalle oltre 500 opere (scatti, dipinti, disegni, filmati) presentate allo spettatore nel formato e con la tecnica di stampa originale. Potremo osservare sì il fondale costruito con geometrica precisione dal fotografo, ma anche l’attenzione vorace per il momento, quell’attimo che Cartier-Bresson stesso definisce “esplosivo-fisso” e che porta il movimento inatteso di un passante (pensiamo al ciclista in Hyères – France 1932 o all’uomo che salta sulla pozzanghera nel famosissimo scatto Behind Saint-Lazare Station – Paris 1932) a esplodere in un’immagine statica, dilatando il momento dell’azione. In entrambi i casi la nitidezza del fondale sembra deflagrare sulla nebulosità dell’imprevisto, che rompe e al contempo crea l’emozione di chi guarda.
Hyères – France 1932
Questa mostra permette al visitatore di percorrere quasi un secolo di grandi eventi sociali: dal funerale di Ghandi nel 1948e alle testimonianze dei primi effetti dell’ascesa di Mao Zetung in Cina, fino alla Russia post Stalin degli anni ’50, contribuendo a farci vedere le similitudini più che le differenze fra uomini vissuti in contesti, epoche e paesi diversi.Ma Cartier-Bresson è anche surrealismo. Rovesciare gli occhi del suo soggetto all’interno, perché si rovesci anche lo sguardo dello spettatore che osserverà la fotografia, lasciando che sia l’inconscio a guidarlo alla scoperta di un’emozione che condivide con il soggetto scelto dal fotografo. Più che una nuova visione, il visitatore di questa mostra di visioni ne troverà una moltitudine, tutte avvinte nello scatto della fedele Laica di Henri Cartier-Bresson.