Henrik Ibsen – Un nemico del popolo (estratto)

Creato il 29 dicembre 2012 da Maxscorda @MaxScorda

29 dicembre 2012 Lascia un commento

ATTO QUARTO

Una grande sala, piuttosto antiquata, in casa di Horster. Sullo sfondo, una porta a due battenti conduce in un’anticamera. Sulla parete di sinistra tre finestre, nel mezzo della parete di fronte un podio, sul quale è collocato un tavolino con due candele, una caraffa d’acqua, un bicchiere e una campana. Il resto della sala è illuminato da candelabri a bracci situati tra le finestre. A sinistra, sullo sfondo, c’è un tavolo con dei lumi davanti ad esso una sedia. A destra, sul davanti, una porta; accanto alcune sedie.
Una folla di gente di tutte le classi sociali; fra essi si scorgono anche alcune donne e degli scolari.
Dal fondo continuano ad affluire persone, finché la sala è piena.

UN BORGHESE (rivolto ad un altro che sta venendogli incontro)
Ah, sei venuto anche tu, Lamstad?

UN SECONDO BORGHESE
Si capisce. Vado sempre a tutte le assemblee.

UN TERZO BORGHESE
Allora un fischietto l’avrete portato, no?

IL SECONDO BORGHESE
Eh! E voi no?

IL TERZO BORGHESE
E come! Sapete, il capitano Evensen viene addirittura con un bel corno, ma uno potente, ve lo dico io!

IL SECONDO BORGHESE
Persona come si deve, quell’Evensen! (risate nel gruppo)

UN QUARTO BORGHESE (avvicinandosi)
Ma stasera, cosa c’è veramente?

IL SECONDO BORGHESE
Ma da dove venite? C’è il discorso del dottor Stockmann contro il Borgomastro.

IL QUARTO BORGHESE
Ma se è suo fratello…

IL PRIMO BORGHESE
Ah, se è per questo! Quel dottor Stockmann non ha mica riguardo per nessuno.

IL TERZO BORGHESE
Ma ha torto, no? Almeno cosi diceva la «Voce del Popolo».

IL SECONDO BORGHESE
Eh si, deve aver proprio torto, se non è riuscito a farsi dare un locale né dall’Unione dei proprietari di immobili né dal circolo cittadino.

IL PRIMO BORGHESE
Nemmeno il salone delle Terme non ha potuto avere.

IL SECONDO BORGHESE
Beh, questo magari si sapeva.

UN UOMO (in un altro gruppo)
Ehi, ma per chi conviene tenere in tutta questa storia?

UN SECONDO UOMO (nello stesso gruppo)
Ah, io mi regolo su Aslaksen. Sapete, il tipografo, no? Fate come lui e andrete sul sicuro.

BILLING (con una cartella sotto il braccio, facendosi strada tra la folla)
Permesso, signori, permesso… sono il cronista della «Voce del Popolo»… permesso… grazie… permesso… (si siede al tavolo, a sinistra)

UN OPERAIO
Chi è quello là?

UN SECONDO OPERAIO
Chi, Billing? Non lo conosci? È uno che lavora nel giornale di Aslaksen.

(Horster guida la signora Stockmann e Petra, attraverso la porta di destra, verso il davanti della sala. Li seguono Ejlif e Morten)

HORSTER
Ecco, mi pare che per voi sia il posto migliore. Caso mai succedesse qualcosa, si fa presto ad uscire.

SIGNORA STOCKMANN
Credete ci sarà qualche incidente?

HORSTER
Mah, non si sa mai, con tanta gente. Ma intanto accomodatevi e state tranquilli.

SIGNORA STOCKMANN (sedendosi)
Non so come ringraziarvi. Siete stato così gentile a concedere questa sala a mio marito. Senza di voi…

HORSTER
Beh, visto che non c’era nessun altro disposto, ho pensato…

PETRA (che si è seduta anche lei)
Si, siete gentile… e anche coraggioso, capitano.

HORSTER
Su, non mi pare ci volesse poi un gran coraggio.

(Hovstad e Aslaksen arrivano contemporaneamente, ma ognuno per conto suo, e attraversano la folla)

ASLAKSEN (avvicinandosi a Horster)
E il dottore, non c’è ancora?

HORSTER
Ma sì, è nella stanza di là che aspetta.

(Movimento di gente intorno alla porta in fondo)

HOVSTAD (a Billing)
Ecco il Borgomastro!

BILLING
Sì, che Dio mi mandi un colpo, è lui, sta arrivando!

(Il Borgomastro Stockmann si fa cautamente largo tra la folla, salutando gentilmente, e si mette verso la parete a sinistra. Subito dopo, dalla porta a destra verso la porta anteriore della sala, entra il dottor Stockmann, in abito nero con cravatta bianca. Qualche timido applauso, cui replicano alcuni fischi soffocati, poi silenzio)

STOCKMANN (a mezza voce)
Caterina, come va?

SIGNORA STOCKMANN
Oh, Thomas, bene, grazie. (piano) Non agitarti, ti prego, cerca di restare calmo.

STOCKMANN
Oh, son ben capace di dominarmi, io. (guarda l’orologio, sale sul podio e accenna un inchino verso il pubblico) Dunque, è già passato più di un quarto d’ora e penso di poter cominciare. (Tira fuori il suo manoscritto)

ASLAKSEN
Un momento, manca un presidente. Bisogna prima eleggere un presidente.

STOCKMANN
Ma neanche per idea, perché dovrebbe occorrere un presidente!

ALCUNI DEL PUBBLICO (gridando)
Sì, un presidente!

BORGOMASTRO
Lo penso anch’io. Mi pareva anzi ovvio.

STOCKMANN
Ma Peter, io ho convocato quest’assemblea soltanto per leggere la mia relazione.

BORGOMASTRO
Non c’entra. La relazione potrebbe suscitare un dibattito, dar luogo a discussioni, far emergere opinioni divergenti, e tanto più dunque mi sembra necessario…

NUMEROSE VOCI (dalla folla)
Sì, un presidente! Un presidente dell’assemblea!

HOVSTAD
La volontà popolare sembra richiedere che si nomini un presidente.

STOCKMANN (dominandosi)
Per me… che il popolo voglia quello che vuole… se proprio…

ASLAKSEN
E io propongo di scegliere il signor Borgomastro. Se non vi dispiace, noi tutti vorremmo…

BORGOMASTRO
Vi ringrazio, ma per molti e molto comprensibili motivi non posso accettare. Ma per fortuna abbiamo fra noi un uomo che gode la fiducia di tutti, e che io vorrei pregare di assumersi quest’incarico. Intendo il presidente dell’Unione dei proprietari di immobili, il tipografo Aslaksen.

MOLTE VOCI
Giusto! Aslaksen! Viva Aslaksen! Aslaksen presidente!

STOCKMANN (prende il suo manoscritto e scende dal podio)

ASLAKSEN
Dinanzi a quest’attestazione di fiducia dei miei concittadini, non posso certo tirarmi indietro. (applausi, battimani. Aslaksen sale sul podio)

BILLING (scrive)
Dunque… «il tipografo Aslaksen eletto per acclamazione».

ASLAKSEN
E ora, se permettete, da questo posto e da questa responsabilità ai quali avete voluto chiamarmi, vorrei dirvi solo due parole. Io sono un cittadino che ama la pace e la serenità e vorrei richiamarvi soprattutto a una ragionevole moderazione e a ragionamenti moderati. Tutti quelli che mi conoscono sanno, credo, che…

MOLTE VOCI
Giustissimo, Aslaksen! Bravo! Viva Aslaksen!

ASLAKSEN
È alla scuola della vita e dell’esperienza che io ho imparato come la moderazione sia la prima virtù, il più bell’abito di ogni cittadino responsabile.

BORGOMASTRO
Queste sì che son parole, Aslaksen.

ASLAKSEN
E ho imparato anche, permettetemi di dirlo, che moderazione ed equilibrio giovano anche e soprattutto alla società. Io mi permetto perciò di raccomandare al nostro stimato concittadino che ha voluto convocare quest’assemblea di non oltrepassare mai, in nessun caso, i confini di questa preziosa moderazione, di…

UN UOMO (vicino alla porta)
Cin cin alla Lega della Temperanza!

UNA VOCE
Va all’inferno, idiota!

MOLTI
Sst! Zitti! Basta!

ASLAKSEN
Per favore, signori, niente interruzioni! Se qualcuno chiede la parola…

BORGOMASTRO
Io, signor presidente, col vostro permesso.

ASLAKSEN
La parola al Borgomastro Stockmann.

BORGOMASTRO
In considerazione degli stretti legami di parentela che notoriamente sussistono fra me e il medico dello stabilimento termale attualmente in carica, nulla mi sarebbe stato più gradito che il potermi astenere dal prendere oggi, qui, la parola. Ma il rapporto ufficiale che io intrattengo, data la mia carica, con la Direzione delle Terme e la preoccupazione per i fondamentali, primari interessi della città mi inducono, anzi mi costringono a fare una proposta. Credo di poter e di dover presupporre che i cittadini qui presenti, tutti senza eccezione, sarebbero decisamente contrari a veder divulgate, ampiamente divulgate notizie esagerate e insicure concernenti le condizioni igieniche delle Terme e della città intera.

MOLTE VOCI
Giusto! Sì! No, non lo vogliamo! Ha ragione il Borgomastro! È uno scandalo!

BORGOMASTRO
Perciò io propongo che l’assemblea non consenta al medico dello stabilimento di leggere o di esporre la sua relazione.

STOCKMANN (scoppiando)
Come… non consenta?… Ma io…

CATERINA (tossisce)

STOCKMANN (dominandosi)
Ah, che l’assemblea non consenta, è così?

BORGOMASTRO
Nel mio esposto pubblicato sulla «Voce del Popolo» ho fornito ai lettori tutti i dati essenziali, affinché tutti i cittadini non prevenuti possano facilmente formarsi un loro giudizio sulla situazione. A chi legge quell’articolo risulterà chiaro, spero, che il progetto del medico dello stabilimento punta sostanzialmente – a parte la richiesta di un voto di sfiducia nei confronti dell’amministrazione comunale – ad accollare ai contribuenti un’inutile spesa supplementare di almeno centomila corone. (voci, grida di dissenso, fischi)

ASLAKSEN (scuotendo la campana)
Silentium! Signori! Io mi permetto e mi onoro di sostenere la proposta del signor Borgomastro. Che l’agitazione provocata dal dottor Stockmann celi qualche fine recondito, lo penso in verità anch’io. Si, egli parla delle Terme, ma è a una rivoluzione che egli mira, Signori! Ah, ho capito il suo gioco: egli vuole che il potere, l’autorità passino in altre mani, proprio questo! Oh, intendiamoci: nessuno diffida della rettitudine del dottore e dell’onestà delle sue intenzioni, Dio ce ne guardi. A questo proposito, sia chiaro, non ammetto alcun dubbio. Per il resto, sono anch’io un fautore dell’autogoverno comunale, purché non costi troppo ai contribuenti. Ma questo, ecco, è proprio il nostro caso… e perciò, che il diavolo mi… chiedo scusa, sono anch’io troppo impulsivo, perciò, dicevo, stavolta non posso proprio essere d’accordo col dottor Stockmann. Nemmeno l’oro, se volete la mia opinione, dev’essere pagato a un prezzo troppo caro. (vivaci assensi da tutte le parti)

HOVSTAD
Anch’io sento il dovere di chiarire la mia presa di posizione. All’inizio, per un momento, pareva che l’azione del dottor Stockmann dovesse avere un grande seguito e io l’ho appoggiata, non lo nego, con spirito d’imparzialità e con tutte le mie forze. Ma quando abbiamo scoperto che ci eravamo fatti sviare da una falsa esposizione dei fatti, noi…

STOCKMANN
Cosa? Falsa… ma… Io…

HOVSTAD
Forse non falsa, ma imprecisa. Del resto ce l’ha dimostrato la relazione del signor Borgomastro. Spero che qui, in questa sala, tutti conoscano bene le mie idee democratiche: la posizione della «Voce del Popolo» nelle grandi questioni politiche è troppo nota perché io debba stare qui a spiegarla. Ma è proprio da alcuni grandi uomini che mi sono stati maestri, da uomini d’esperienza e di buon senso che io ho imparato – e ne ho fatto tesoro – che un giornale, nelle questioni schiettamente locali, deve procedere con coraggio ma anche con prudenza.

ASLAKSEN
Concordo con l’oratore, pienamente.

HOVSTAD
Senza contare, poi, che in questo caso il dottor Stockmann, mi pare sia chiaro a tutti, si è posto contro, sì deliberatamente contro l’opinione pubblica, contro le idee e i sentimenti della cittadinanza. E qual è, signori, il primo e più alto dovere di un giornalista? Non è forse quello, voi m’insegnate, di svolgere il suo lavoro in concordia ed in armonia con i suoi lettori? Sì, signori, lasciatemelo dire, indegnamente! Un giornalista, un giornalista onesto e indipendente, deve rendersi conto che il suo non è un mestiere qualunque, deve sapere che i suoi lettori gli affidano – sempre, signori! a qualunque giornalista, sì, a ciascuno di noi – un mandato, un tacito ma severo mandato, quello di battersi con fermezza e senza timori per il bene, per l’interesse dei suoi compagni di fede! Se sbaglio, correggetemi, amici, ed io sarò ben lieto.

MOLTE VOCI
No, no, giusto! Bravo Hovstad! Hovstad ha ragione! Hovstad!

HOVSTAD
Devo poi aggiungere, signori, se me lo consentite, una penosa confessione di carattere strettamente personale. Non è senza un senso di profonda amarezza, non è senza un tormentato travaglio interiore che io ho rotto i ponti, che ho dovuto rompere i ponti con un uomo, signori, che mi aveva accolto con fraterna ospitalità nella sua casa, con un uomo – devo dirlo – di cui mi onoravo di essere amico, un uomo che fino ad oggi ha goduto con pieno diritto della stima e della considerazione di tutti i suoi concittadini… un uomo, signori, la cui unica colpa, o almeno la cui colpa maggiore è forse quella di ascoltare la voce generosa del suo cuore piuttosto che i pacati consigli della ragione.

VOCI (qua e là)
Ben detto! È vero! Viva il dottor Stockmann!

HOVSTAD
Ma i miei doveri verso la società tutta mi hanno costretto – sì signori, costretto, e non senza fatica – a troncare con quest’uomo. E poi c’è un’altra ragione una ragione di profondo riguardo umano, che mi ha spinto ad oppormi al dottor Stockmann per cercare di distoglierlo, se possibile, dalla strada fatale che ha imboccato: ed è il riguardo, la preoccupazione per la sua stessa famiglia…

STOCKMANN
Hovstad, per piacere, restate alle vostre condutture e alle vostre cloache!

HOVSTAD
Per la sua stessa famiglia, dicevo, per sua moglie, per i suoi figli esposti alla…

MORTEN
Chi, mamma, noi?

SIGNORA STOCKMANN
Zitto, Morten!

ASLAKSEN
Metto ai voti la proposta del signor Borgomastro.

STOCKMANN
Non ne vale la pena, Aslaksen. Tanto, adesso non ho più intenzione di parlare del marciume delle nostre Terme. No, è qualcosa d’altro, di ben altro che voglio farvi ascoltare.

BORGOMASTRO (a mezza voce)
Beh, e adesso cosa vuol tirar fuori?

UN UBRIACO (vicino alla porta)
Chi ha il diritto di pagare le tasse ha anche il dovere di votare… Cioè, chi ha il dovere di pagare le tasse… Insomma, io le pago e ho il diritto di dire la mia. Ebbene, io sono fermamente, saldamente, incomprensibil… irrepren… pri… sì, sono assolutamente convinto che…

NUMEROSE VOCI
Silenzio, là in fondo!

ALTRE
Ma sbattetelo fuori! Non vedete che è ubriaco? (l’ubriaco viene buttato fuori)

STOCKMANN
Chiedo la parola.

ASLAKSEN (scuotendo la campana)
La parola al dottor Stockmann.

STOCKMANN
Fino a qualche giorno fa, se qualcuno avesse osato, se avesse soltanto provato a tapparmi la bocca, come adesso, oh… vi avrei mostrato come sono capace di difendere i miei diritti, i miei sacri, inviolabili diritti di uomo e di cittadino. Oh, li avrei difesi come un leone, e vi garantisco che… Ma oggi non m’importa perché sono altre, altre le cose che voglio dirvi. (la folla si stringe più fitta intorno a lui. Fra i più vicini si scorge Morten Kiil)

STOCKMANN (proseguendo)
In questi giorni ho riflettuto, ho pensato, mi sono tormentato e scervellato, tanto che a volte mi pareva che la testa mi scoppiasse…

BORGOMASTRO (tossisce ironicamente)

STOCKMANN
Ed ecco, d’un tratto ho visto chiaro, ho capito qual era il nesso, come stavano le cose, chi le teneva insieme. Sì, ho capito, ed è per questo che vi parlo. Voglio rivelarvi delle grandi scoperte, cari concittadini, ben più grandi, più vaste, più importanti dell’inquinamento delle nostre Terme o delle fogne dei nostri Bagni.

MOLTE VOCI (urlando)
Basta coi Bagni! Piantala, con le Terme! Taglia! Chiuso!

STOCKMANN
Sì, basta, non temete. Ho già detto che voglio parlare soltanto della mia grande scoperta di questi giorni. È una grande scoperta, ma si riassume in due parole: io ho finalmente capito, signori, che tutta la nostra vita spirituale è inquinata e marcia alla base. Non soltanto le Terme, no, è tutta la nostra bella società borghese che è costruita su una cloaca, su un pantano, sulla menzogna!

VOCI INTERDETTE (a basso tono)
Ma che cosa dice? Come si…

BORGOMASTRO
È un’insinuazione intollerabile…

ASLAKSEN (pronto a suonare la campana)
Come presidente, prego l’oratore di controllarsi.

STOCKMANN
Dio sa che ho amato questa città, la mia città natale, con quell’amore che ogni uomo può avere soltanto per la patria della sua giovinezza. Ero ancora giovane quando ho dovuto lasciarla e la lontananza, la nostalgia e i ricordi me la rendevano più bella e radiosa, circonfusa nello splendore del desiderio e della memoria, che avvolgevano ai miei occhi ogni pietra ogni luogo, ogni abitante. (qualche applauso isolato, qua e là grida di consenso)

STOCKMANN
E poi per lunghi anni sono vissuto lassù, nel Nord, in un borgo tetro e sperduto. Quando incontravo qualcuno, qualcuno di quella povera gente che vive isolata in quella terra dura e aspra, beh, pensavo, per loro sarebbe meglio avere un veterinario che uno come me. (mormorii)

BILLING (posando la penna)
Una cosa simile, che Dio mi mandi un colpo, non l’ho davvero mai…

HOVSTAD
È intollerabile! Offendere, insultare così dei lavoratori…

STOCKMANN
Un po’ di pazienza, vi prego, un po’ di pazienza. Nessuno, credo, potrà venirmi a dire che io, lassù, abbia dimenticato la mia città natale. Me ne stavo a rimuginare e a pensare e a riflettere… mi pareva di essere come un eider, come l’uccello del settentrione che cova gelosamente le sue uova… e il frutto di questa mia covata, ecco, è stato il progetto, l’idea delle Terme. (applausi, proteste) E quando finalmente, dopo giorni e giorni – che dico? dopo anni – che io contavo giorno per giorno, senza dimenticarmi mai,… quando finalmente, per un destino fortunato e felice, ho potuto ritornare… ah, il ritorno, se poteste sapere… in quel momento, cari concittadini, mi pareva di non aver altro da chiedere alla vita, di non aver altro da desiderare. Sì, una cosa sola desideravo ancora: di poter operare con slancio, con ardore, con una dedizione instancabile per il bene della mia città, per il nostro bene comune.

BORGOMASTRO (guardando in aria)
Uno strano modo di pensare al bene della città!

STOCKMANN
E così mi abbandonavo alla felicità, vivevo nella felicità perché ero cieco, illuso, abbagliato. Finché ieri mattina, anzi l’altro ieri sera ho aperto gli occhi; e la prima cosa che ho visto è stata l’eccelsa, incredibile imbecillità di chi ci governa. (schiamazzi, grida e risate La signora Stockmann tossisce senza sosta)

BORGOMASTRO
Signor Presidente!

ASLAKSEN
In virtù dei poteri conferitimi da quest’assemblea…

STOCKMANN
E meschino star qui a discutere su una parola, Aslaksen. Volevo solo dire che ho scoperto gli altarini delle nostre autorità e ho visto le incredibili porcherie combinate da chi sta ai vertici dell’amministrazione delle Terme. Già, ai vertici. Dio, come le odio e le disprezzo, queste persone, e quante ho dovuto sempre averne fra i piedi. Si comportano come le capre fra i giovani germogli, rovinano e guastano tutto, trovano sempre modo di ostacolare gli uomini liberi in tutte le loro speranze, in tutti i loro sforzi generosi… ah, poterli distruggere, estirpare come erbe nocive, perniciose! (tumulti in sala)

BORGOMASTRO
Signor Presidente, desidero chiedervi se espressioni come queste possono essere ammesse.

ASLAKSEN (con la mano sulla campana)
Dottore, vi prego…

STOCKMANN
L’unica cosa che mi stupisce è di aver aperto gli occhi così tardi. E sì che avevo ogni santo giorno sotto il naso un campione magnifico, un esemplare di razza di questa genìa… sì, mio fratello Peter, con la sua ottusità, con i suoi pregiudizi. (risate, clamori e fischi. La signora Stockmann continua a tossire, mentre Aslaksen suona vigorosamente la campana)

L’UBRIACO (che è rientrato)
Che, dice a me? Io mi chiamo Petterson, ma gli mostro io che, sacramento…

VOCI INCOLLERITE
Ma buttatelo fuori! Fuori dalla porta, via! Fuori! (l’uomo viene cacciato)

BORGOMASTRO
Ma chi era?

UNO VICINO A LUI
Non lo so, signor Borgomastro, non lo conosciamo.

UN SECONDO
Ah, non è uno di qui.

UN TERZO
Dev’essere uno che vende legna, uno di… (il resto rimane incomprensibile)

ASLAKSEN
Dev’essersi preso una di quelle sbornie di birra che… Proseguite, dottore, ma, per cortesia, cercate di moderarvi. Vi esorto a restare nei limiti.

STOCKMANN
Dunque, cari concittadini, non mi lascerò più andare contro i nostri «vertici», ve lo prometto. Voglio anzi dire che se qualcuno, da ciò che ho detto, pensa che sia questa la gente che io oggi voglio smascherare e denunciare, bé, si sbaglia, e come. Mi basta infatti il conforto di sapere che questi invecchiati e superati codini, questi parrucconi attaccati a idee antiquate e agonizzanti pensano da soli, e nel modo migliore, ad affrettare la propria fine. È gente che non ha bisogno del medico per andare all’altro mondo il più presto possibile. E poi non sono neppure loro il pericolo maggiore per la società, non sono loro quelli che appestano di più le sorgenti e le fondamenta della nostra vita civile! No, nella nostra società non sono loro i peggiori, i più pericolosi nemici della verità e della libertà.

VOCI DA TUTTE LE PARTI
E chi allora? I nomi! I nomi!

STOCKMANN
Niente paura, li farò subito, i nomi. Perché è proprio questa la mia scoperta, la mia grande scoperta di ieri. (con un tono di voce più alto) Il più pericoloso nemico della verità e della libertà, fra noi, è, se proprio volete saperlo, sì, è la maggioranza, la solida e compatta maggioranza, la maledetta maggioranza democratica. Sì proprio lei, nessun altro che lei! Sappiatelo!

(Enorme tumulto nella sala. La maggior parte della gente parla, pesta i piedi, fischia. Alcuni uomini anziani si scambiano occhiate d’intesa e di soddisfazione. La signora Stockmann si alza, allarmata; Ejlif e Morten avanzano con aria minacciosa verso gli studenti che fanno chiasso. Aslaksen agita la sua campana e invita alla calma. Hovstad parla con Billing, ma non si distinguono le loro parole. Alla fine torna la calma)

ASLAKSEN
Il presidente si aspetta che l’oratore ritiri le sue espressioni sconsiderate, che gli sono certo sfuggite aldilà delle sue intenzioni.

STOCKMANN
Non me lo sogno neanche, Aslaksen. È la maggioranza, la potente e prepotente maggioranza che vuol togliermi la libertà e impedirmi di parlare.

HOVSTAD
La maggioranza ne ha il diritto, perché la maggioranza ha sempre ragione!

BILLING
Certo che ce l’ha, che Dio mi…

STOCKMANN
La maggioranza non ha mai ragione, mai! Ecco una di quelle menzogne sociali contro le quali un uomo libero – libero nei suoi pensieri, nel suo agire, in tutta la sua persona – deve ribellarsi. Ma ditemi, chi è che forma in un paese la maggioranza, gli intelligenti o gli imbecilli? Penso sarete tutti d’accordo con me se dico che in tutto il nostro bel pianeta, di imbecilli se ne trova una maggioranza schiacciante. Ma perdio, mai e poi mai sarà giusto che gli imbecilli comandino agli intelligenti! (grida e schiamazzi) Sì, sì, bene, benissimo. Potete sopraffarmi con i vostri urli, ma vi sfido a contraddirmi, se ne siete capaci! La maggioranza ha la forza, sì, per nostra sciagura, ma non ha la ragione. No! La ragione l’abbiamo io e pochi altri. È la minoranza, sono i pochi che hanno ragione! (di nuovo gran tumulto)

HOVSTAD
Ah, non sapevo che in questi due giorni il dottor Stockmann fosse diventato un aristocratico.

STOCKMANN
Ho già detto che non sprecherei una sola parola per quella banda di sopravvissuti, marmaglia di asmatici dal fiato corto che la vita, la vita vera, pulsante, ha già scartato come roba vecchia. Ma il mio pensiero va invece a quella esigua e isolata schiera di uomini che pure ci sono, fra noi, e che hanno riconosciuto e fatto propri i giovani, i nuovi germogli della verità. Sì, io penso a queste sentinelle, a questi avamposti della libertà, che si sono già spinti così oltre, così lontano, che la maggior parte degli altri non è riuscita ancora a seguirli, e che lottano, sì, che si battono per verità nuove, ancora sconosciute, verità che gli altri, la maggioranza, non possono ancora scorgere, non possono ancora distinguere.

HOVSTAD
Ah, mi sbagliavo, il dottore è diventato invece un rivoluzionario.

STOCKMANN
Sì, rivoluzionario, signor Hovstad, sì perdio! E anche adesso, qui, non sto facendo altro che una rivoluzione, sì, contro la falsità, contro quella colossale menzogna che proclama che la maggioranza è in possesso della verità. Ma quale sarebbe, questa verità della maggioranza? Oh, è una verità così avanzata negli anni, da essere quasi decrepita. Ma quando una verità è così vecchia, signori, vuol dire ch’essa sta ormai trasformandosi in una menzogna. (sghignazzate e applausi di scherno) Lo so, lo so che non mi credete, ma vi piaccia o no, è così, signori! Le verità, sappiatelo, non sono così dure a morire come Matusalemme. Una verità comunemente accettata vive, diciamo, suppergiù diciassette o diciotto anni, al massimo venti, soltanto in casi eccezionali di più. Ma quelle verità cariche di anni sono ossute come scheletri, da far paura. Eppure i più, la maggioranza, le accettano e le raccomandano a tutta la società, perché se ne nutra, appena e soltanto quando le verità si sono così spaventosamente scarnificate. Ma in questo cibo, perdio, vi è ben poco nutrimento, sul mio onore di medico. Queste verità di maggioranza sono come la carne affumicata dell’altr’anno, sì, altrettanto rancide e putrefatte. Ed ecco dove nasce tutto questo scorbuto spirituale, che dilaga e si diffonde in tutte le classi sociali.

ASLAKSEN
Mi sembra, se posso esprimere un’opinione, che il nostro egregio oratore stia esorbitando dal suo argomento.

BORGOMASTRO
Concordo in pieno col presidente. Non è…

STOCKMANN
Ma Peter, sei diventato scemo o fai finta di non capire? Non vedi come sto proprio restando al tema, strettamente al tema? Perché è proprio questo, sì, proprio questo il mio tema, l’avvelenamento e la costruzione di tutta la nostra vita, di tutta la nostra realtà ad opera di questa massa, di questa maledetta e compatta maggioranza!

HOVSTAD
E tutto questo, secondo voi, soltanto perché la grande e democratica maggioranza è così sensata da accogliere le verità sicure e riconosciute?

STOCKMANN
Ah mio caro signor Hovstad, non sproloquiate di verità sicure e indiscusse. Le verità riconosciute dalla massa e dalla plebe sono quelle per cui si battevano, ai tempi dei nostri nonni, i pionieri e gli uomini liberi di allora. Ma noi, noi che vogliamo essere i pionieri di oggi, del nostro presente, non le riconosciamo più, non le accettiamo più, quelle verità. Io sono profondamente, assolutamente sicuro che di verità permanenti e sicure ce n’è una sola: e cioè che nessuna società può vivere, vivere veramente, basandosi su vecchie verità morte e rinsecchite.

HOVSTAD
Invece di parlare a vanvera, dottore, sarebbe più carino se voleste finalmente dirci quali sono queste verità morte e rinsecchite di cui, secondo voi, viviamo. (cenni di assenso da numerose parti)

STOCKMANN
Ah, potrei citarvene un mucchio, di simili miserie, signor Hovstad, ma mi limiterò ad una sola, a una volgare menzogna di cui pure si rimpinzano un certo signor Hovstad, la «Voce del Popolo» e tutti i suoi lettori.

HOVSTAD
E sarebbe?

STOCKMANN
Sarebbe il bel principio che avete tranquillamente ereditato dai vostri padri e che continuate tranquillamente a strombazzare al mondo intero… il principio secondo il quale le classi subalterne, povere, la massa, la folla, la plebe costituirebbero il nucleo, il cuore del popolo, anzi sarebbero esse e soltanto esse il popolo; il principio che assegna all’uomo della strada, agli ignoranti, agli immaturi e ai pochi veri spiriti superiori lo stesso, pensate! lo stesso identico diritto di condannare, di premiare, di governare, di decidere.

BILLING
Che Dio mi mandi un colpo, questa poi non l’avevo mai…

HOVSTAD (contemporaneamente a Billing, gridando)
Cittadini, avete sentito? Ma avete sentito?

VOCI (in collera)
Allora noi non siamo il popolo, eh? E chi deve governare? I ricchi? I nobili?

UN OPERAIO
Ma buttatelo fuori, basta! Non possiamo tollerare che quello là venga a parlarci in questo tono! Fuori!

ALTRI
Sì, fuori! Fuori della porta! Fuori!

UN BORGHESE (gridando)
Dai col corno, Evensen!

(Tonanti rimbombi e squilli di corno, fischi ed enorme baccano)

STOCKMANN (appena lo schiamazzo è un po’ diminuito)
Ma cercate di avere un briciolo, almeno un briciolo di buon senso! Non volete sentire neanche una volta, una volta sola, la voce della verità? Non pretendo certo che tutti dobbiate subito darmi ragione. Certo pensavo che almeno il signor Hovstad, che si vanta di essere un libero pensatore…

VOCI (sorprese, a basso tono)
Come ha detto? Libero pensatore? Cosa, Hovstad è un libero pensatore?

HOVSTAD (gridando)
Le prove, dottor Stockmann, le prove! Eh, è facile dirlo, così, ma occorre dimostrarlo! Ditemi dove e quando mai io ho scritto…

STOCKMANN (dopo un attimo di riflessione)
No, Signor Hovstad, non l’avete mai scritto, è vero. Libero sì, ma non al punto di avere il coraggio di scriverlo… Ma poi io non voglio mettervi nei guai, signor Hovstad. Dunque, diciamo pure che il libero pensatore sono io. Ed ora, miei cari concittadini, vi dimostrerò, appellandomi unicamente alla scienza naturale, che la «Voce del Popolo» vi mena sfacciatamente per il naso quando viene a raccontarvi che voi, che il popolo, la massa, la plebe costituite il nerbo, la spina dorsale del paese. È una balla inventata dai giornali capite? La massa non è che la materia bruta dalla quale e con la quale si forma il vero popolo, quello attivo, che decide dei propri destini. (mormorii, risate, tumulti) Protestate, eh, vi ribellate… Ma perché, in fondo? Non vedete che succede lo stesso fra tutte le creature viventi, in ogni settore della vita? Non avete mai pensato alla differenza che c’è, per esempio, fra gli animali allevati con ogni cura e quelli abbandonati a se stessi? Prendete un qualunque pollo o gallina di campagna: cosa volete che valga la carne di una simile bestiola rattrappita e malnutrita? Ah, ben poco, in verità, ben poco! E quali uova potrà dare, eh, me lo dite? Non molto migliori di quelle che sa fare anche un’onesta cornacchia. E adesso provate invece un po’ a prendere un pollo spagnolo o giapponese, un pollo d’allevamento, oppure un superbo fagiano, o una tacchina… beh, vedrete voi stessi la differenza. E pensate ai cani: sì, ai cani, ai nostri stretti e fedeli parenti. Prendete un qualunque bastardo, uno di quei botoli sgraziati e arruffati che sanno soltanto correre per le strade e sporcare le case, e confrontatelo con un bel barbone, abituato da generazioni alle case dei signori, a ricevere il suo cibo pregiato e magari alla dolcezza di voci armoniose, di musiche suonate in stanze signorili… Non siete convinti che anche il cervello, l’intelligenza del barbone si siano sviluppati ben diversamente da quelli del povero botolo? Oh, potete credermi, ve l’assicuro! Ed è a questi barboncini ben curati e bene addomesticati che i giocolieri e i ciarlatani insegnano tutti quei mirabolanti esercizi e giochi, che un povero bastardo di campagna non riuscirebbe mai ad imparare, neanche se lo si facesse andare a testa in giù. (chiasso e urla di scherno)

UN BORGHESE (gridando)
E così, allora ci considerate dei cani?

UN SECONDO
Non siamo bestie, dottore!

STOCKMANN
E invece sì, caro amico, siamo proprio tutti bestie, tutti, senza eccezione! E delle brave bestie, bisogna dire. Certo, di animali particolarmente pregiati da noi non ce ne sono molti, questo no. Oh, ma anche fra gli uomini-barboncini e gli uomini-botoli c’è una gran differenza, eccome! Il buffo è che, finché si parla dei quadrupedi, il signor Hovstad mi dà senz’altro ragione.

HOVSTAD
Beh, sin qui sono anche disposto a lasciar correre.

STOCKMANN
Ah, lo so. Ma quando io estendo questa legge naturale, badate – ai bipedi, ecco che tutt’a un tratto il signor Hovstad non ci sta più. E perché? Perché non ha il coraggio di essere coerente con le sue idee sino in fondo, e allora si tira indietro, cambia le carte in tavola e proclama, sulla «Voce del Popolo» che il pollo di campagna e il bastardo randagio sono i due esemplari più superbi di tutto il serraglio. Ma è sempre così, quando uno non riesce a liberarsi spiritualmente, interiormente dalla volgarità della sua origine, da quell’impronta plebea che gli resta appiccicata addosso, come un marchio, sì, che gli resta nel sangue e gl’impedisce di inalzarsi, di elevarsi, di sollevarsi a quella nobiltà che…

HOVSTAD
Ma quale nobiltà? Io non aspiro certo – e ci tengo a dichiararlo apertamente, qui, davanti a tutti – a nessuna nobiltà. Non mi vergogno, no, di discendere da semplici contadini, anzi me ne vanto, sì, mi vanto di appartenere al popolo, a queste classi popolari che qui vengono insultate e derise.

MOLTI OPERAI
Ben detto, Hovstad! Oh, finalmente! Viva Hovstad! Bravo!

STOCKMANN
Quando parlo di plebe, non intendo certo tanto o soltanto le classi popolari, ma penso invece a quella plebaglia che striscia e brulica e dilaga dovunque, sino ai vertici della società, anzi soprattutto ai vertici. Ma non avete mai guardato bene il Borgomastro, il vostro distinto, probo e rispettabile Borgomastro? Anche mio fratello Peter, è un plebeo, un plebeo dalla testa ai piedi. (risate, urla di far silenzio)

BORGOMASTRO
Signor presidente, io protesto! Questi attacchi personali…

STOCKMANN (imperturbabile)
Sì, è un plebeo, e non certo per le sue origini. Anche se noi due, se la nostra famiglia discende, com’è noto, da un vecchio e sordido pirata della Pomerania o di lì intorno…

BORGOMASTRO
Ma va! Adesso tiri fuori quella stupida e falsa leggenda, una balla di cattivo gusto che…

STOCKMANN
Non è certo per questo, dicevo, che mio fratello è un plebeo, un plebeo nell’animo. La sua volgarità è nella sua testa, nella sua vigliaccheria, nelle sue idee che sono poi sempre quelle dei suoi superiori. Ecco la vera plebe spirituale, guardatevela, godetevela! Ma sì, guardate il nostro Borgomastro, così rozzo, così poco signore e perciò sì, proprio per questo così sordo alla libertà, così poco democratico!

BORGOMASTRO
Signor presidente! Io…

HOVSTAD
Dunque, se ho ben capito, per il dottor Stockmann i veri democratici, qui da noi, sarebbero i signori? Ah, non c’è che dire, è una bella scoperta.

STOCKMANN
Sì, Hovstad, la mia scoperta! Ma non basta: l’unica moralità, piaccia o no, consiste nell’indipendenza di giudizio, nel libero pensiero. Ecco perché la «Voce del Popolo» è irresponsabile quando propina ogni giorno i suoi principi pomposi e bugiardi, quando proclama a grancassa la moralità e lo spirito democratico della massa, della teppa, della maggioranza solida e compatta. Sì, secondo la «Voce del Popolo» soltanto la plebaglia ignorante sarebbe aperta di mente e schietta di cuore, mentre i vizi, la corruzione e tutto il sudiciume morale non sarebbero altro che i germi putridi venuti fuori della cultura e da chi la possiede, proprio come il marcio vien fuori dalle concerie nella Valle dei Mulini e cola giù fino alle Terme. (clamori, interruzioni)

STOCKMANN (senza turbarsi, anzi quasi ridendo nel suo fervore e nella sua animazione)
E poi questa stessa «Voce del Popolo» ha la faccia tosta di venire a predicare che la massa del popolo dev’essere istruita, educata, elevata, portata a diverse e più alte condizioni di vita! Ma perdio, non vedete che vi prendono in giro con una sfacciataggine che… Se quei principi strombazzati dal giornale hanno una qualche consistenza, be’, allora elevare il popolo vorrebbe dire traviarlo, rovinarlo, guastarlo in quattro e quattr’otto. Ma per fortuna questa storia della cultura che corrompe e inquina è solo una di quelle vecchie menzogne tramandate e sbandierate dalla superstizione popolare. No, non è la cultura, è l’ignoranza, l’abbrutimento, la povertà, la miseria quotidiana, ecco ciò che guasta e corrompe gli uomini! In una casa dove non si spalancano le finestre e non si lava per terra – Caterina, mia moglie, sostiene addirittura che bisogna sciacquare il pavimento con acqua e sapone, ma su questo punto la discussione è ancora aperta – in una simile casa, dicevo, un uomo fa presto a perdere la sua dignità morale, la sua capacità di pensare, di agire. Senza ossigeno, la coscienza deperisce e in molte, in troppe case della nostra bella città, di ossigeno ce n’è ben poco, visto che la maggioranza, tutta insieme, bella compatta, ha così poca coscienza da fondare tranquillamente il futuro della città su un lurido pantano di menzogne e d’inganni.

ASLAKSEN
Una cittadinanza non può lasciarsi offendere in questo modo. Mi permetto di…

UN SIGNORE
Basta! Chiedo al presidente di togliere la parola all’oratore!

VOCI ECCITATE
Sì, giusto! Toglietegli la parola!

STOCKMANN (senza più dominarsi)
E io griderò la verità per la strada, dappertutto, la scriverò sui giornali di altre città, la farò sapere a tutto il paese! Sì, a tutti!

HOVSTAD
Sembra quasi che il dottore non si proponga proprio altro scopo se non quello di mandare in rovina la sua città.

STOCKMANN
Sì, e me ne vanto, perché l’amo troppo e preferirei distruggerla piuttosto che vederla prosperare grazie alla menzogna.

ASLAKSEN
Dottore, questo passa ogni limite!

(Grida, confusione, fischi. La signora Stockmann continua a tossire ma invano, perché il dottore non le bada più)

HOVSTAD (grida, nel rumore)
Chi desidera la rovina di tutta la società è un nemico, un nemico dei suoi concittadini!

STOCKMANN (con una passionalità sempre crescente)
Non ha alcuna importanza che una società fondata sull’inganno vada in rovina o no. Anzi, io dico che bisogna distruggerla, abbatterla dalle fondamenta! Sì, ed eliminare come insetti nocivi tutti coloro che in questi inganni vivono e prosperano! Siete voi, voi che avvelenate tutto il paese, sì è per colpa vostra ch’esso alla fine meriterà di essere distrutto! E se si arriverà a quel punto, ebbene, allora io dirò con tutto il cuore, con tutto me stesso: che questo paese vada in rovina, che la sua popolazione sia distrutta e dispersa per sempre!

UN UOMO (nella folla)
Basta! Chi parla così è un nemico del popolo!

BILLING
Sì, sì, è così! Ecco, finalmente la voce del popolo! E vox populi, vox Dei, che Dio mi mandi…

L’ASSEMBLEA (con un muggito)
Sì, è un nemico del popolo! Uno che odia il suo paese, maledetto, che sputa sulla sua gente! Un nemico del popolo!

ASLAKSEN
Sono profondamente scosso e turbato, sia come uomo sia come cittadino, da ciò che ho sentito, che ho dovuto sentire. Non vi nascondo, cittadini, il mio disagio. Il dottor Stockmann ha gettato la maschera e ha mostrato un volto che mai, cari cittadini, mai io avrei sospettato, che nessuno di noi avrebbe mai sospettato! Non è senza un profondo rammarico ch’io mi vedo costretto ad associarmi al giudizio, al severo ma giusto giudizio che è stato espresso su di lui da molti autorevoli cittadini. Anzi, prescindendo dai miei sentimenti personali io ritengo, nella mia veste di presidente; che l’assemblea deve esprimere, formulare questo giudizio in un’esplicita mozione. Propongo perciò di mettere ai voti la seguente mozione: «L’assemblea dichiara il dottor Stockmann, medico dello stabilimento termale, un nemico del popolo.»

(Travolgenti applausi e hurrah. Un gran numero di gente si stringe intorno al dottor Stockmann, beffeggiandolo e fischiandolo. La signora Stockmann e Petra si sono alzate, Ejlif e Morten si accapigliano con gli altri ragazzi della scuola che fischiano. Alcuni adulti li separano)

STOCKMANN (rivolto a coloro che fischiano)
Stolti! Ma se vi dico…

ASLAKSEN (suonando la campana)
Basta! Dottore, scusate, ma vi faccio presente che non avete più la parola. Non è più il momento di fare bei discorsi, adesso bisogna votare, secondo tutte le regole. Propongo quindi formalmente di procedere alla votazione e suggerisco, per un doveroso riguardo ai sentimenti personali di ciascuno, specialmente in una circostanza così delicata, che il voto sia segreto: si voterà quindi per iscritto e naturalmente senza firma. Signor Billing, avete dei fogli di carta, possibilmente bianca?

BILLING
Pronto! Ecco qui, ne ho due pacchi: fogli bianchi e fogli azzurri. Caspita, mi son detto, è meglio tenersi pronti.

ASLAKSEN (scendendo dal podio)
Benissimo, ancor meglio! Così ci sbrighiamo prima. Magari tagliateli in quattro, così, benissimo, ecco, proprio i foglietti che ci volevano. (all’assemblea) La scheda azzurra vuol dire no, quella bianca sì. D’accordo? Io stesso passerò a raccoglierli e poi farò lo spoglio.

(Il Borgomastro abbandona la sala. Aslaksen e qualche altro vanno in giro per l’assemblea, con i bigliettini nel cappello)

UN SIGNORE (a Hovstad)
Ma, sentite… che cosa gli è preso, al dottore? Io proprio non riesco a capire come…

HOVSTAD
Mah, non lo so proprio, è così impulsivo… certo che oggi..

UN ALTRO SIGNORE (a Billing)
Voi lo conoscete bene, no? Siete stato a casa sua, insomma avrete avuto modo di vedere, di capire… che sia il bere?

BILLING
Boh! Che Dio mi mandi un colpo, non so neanch’io. Certo che, Dio mio, il grog sulla sua tavola non manca. Maledetta la volta che, andando a fargli visita…

UN TERZO SIGNORE
No, per me non è il bere, il bere è un’altra cosa, non… non ha le rotelle a posto, ecco cos’è, ve lo dico io.

IL PRIMO
Sul serio? Magari un vero ramo di pazzia, di pazzia ereditaria.

BILLING
Ah, non è da escludere.

UN QUARTO
Macché pazzia, troppo comodo! Un farabutto e nient’altro, credete a me, pura malignità e basta. Li conosco! Gente così vive solo per piantare grane, per dar fastidio. Secondo me, poi, quello lì vuole vendicarsi. Di che cosa, non so, ma vuole vendicarsi… È tipico.

BILLING
Eh, certo, adesso che ci penso, proprio di recente parlava e straparlava di aumenti di stipendio, e poi ha finito per non vederne neanche l’ombra.

TUTTI (insieme)
Ah, ma è chiaro! Adesso sì che si capisce.

L’UBRIACO (tra la folla)
Uno blu! Voglio un foglietto blu! E poi anche uno bianco! Ho diritto e non mi lascio…

GRIDA
È di nuovo qui? Fuori, sbattetelo fuori!

KIIL (avvicinandosi al dottore)
E allora, Stockmann, siete contento della vostra bella pensata? Ah, come risultato non c’è male. Un bel successo, Stockmann, mi congratulo, un bel successo.

STOCKMANN
Non mi riguarda, affari loro. Io so soltanto che ho fatto il mio dovere, e basta.

KIIL
Ma che cosa avete detto, esattamente, delle concerie della Valle dei Mulini?

STOCKMANN
Quello che avete sentito, no? Che tutta l’acqua fetida viene da lì.

KIIL
Dalle concerie… anche dalle mie, allora?

STOCKMANN
Purtroppo sì, mi dispiace. Non so cosa farci, ma la vostra è anzi una delle peggiori, delle più inquinate. Non è colpa mia.

KIIL
E tutto questo pensate di pubblicarlo sui giornali?

STOCKMANN
Non mi resta altro. E non ho certo intenzione di nascondere nulla, ve l’assicuro.

KIIL
Mah, come volete. Ma state attento, Stockmann, state attento… (esce)

UN SIGNORE GRASSO (si avvicina a Horster, senza salutare le signore)
Sono sorpreso, capitano, ve lo confesso, sorpreso. Che proprio voi, a casa vostra, teniate banco a certa gente, a veri nemici del popolo…

HORSTER
Sarò ben padrone, signor Vik, a casa mia.

IL SIGNORE GRASSO
Beh, tanto meglio. Allora capirete che anch’io sono padrone a casa mia.

HORSTER
E con questo?

IL SIGNORE GRASSO
Ve lo spiegherò domani (gli volta le spalle ed esce)

PETRA
Ma non era il vostro armatore?

HORSTER
Sì sì, lui, Vik. Il signor Vik, commerciante all’ingrosso.

ASLAKSEN (sale sul podio tenendo in mano le schede della votazione e suona la campana)
Dunque, signori, quest’assemblea di cittadini si è espressa unanime – tranne un voto, il voto d’un ubriacone, signori!, per il sì, e ha dunque dichiarato il dottor Thomas Stockmann, medico dello stabilimento termale, nemico del popolo! (grida, applausi) Evviva la nostra antica e onorata città, evviva la nostra stimata e illuminata borghesia democratica! (rinnovate grida d’approvazione) Viva il nostro solerte e infaticabile Borgomastro, che ha saputo dominare con tanta lealtà e correttezza la voce del sangue! (grida, applausi) Signori, la seduta è tolta.

BILLING
Viva il presidente!

TUTTA L’ASSEMBLEA
Sì, viva il presidente! Viva Aslaksen!

STOCKMANN
Petra, il mio cappello e il soprabito. Capitano Horster, c’è ancora posto sulla vostra nave, sulla rotta per il Nuovo Mondo?

HORSTER
Per voi e per i vostri, sempre, dottore.

STOCKMANN (mentre Petra lo aiuta ad infilarsi. il soprabito)
Bene. Caterina, ragazzi, andiamo! (prende la moglie sotto braccio)

SIGNORA STOCKMANN (a bassa voce)
Caro, forse è meglio se usciamo dall’altra porta, di dietro…

STOCKMANN
No, Caterina, né porte di dietro né vie traverse. (alzando la voce) Perdio, sentirete parlare ancora del vostro nemico del popolo, ve lo giuro, prima ch’egli scuota la polvere di questa città dai suoi calzari! No, io non ho la divina bontà di quel tale che diceva: «Perdona loro perché non sanno quello che fanno.».  Ah, no, io non…

ASLAKSEN
Adesso anche le bestemmie, dottore!

BILLING
Vergognatevi, Dio… (si ferma appena in tempo) Che persone a posto debbano sentire simili porcherie.

UNA VOCE VOLGARE
Cosa, anche minacce adesso? Ma che provi, che…

VOCI ECCITATE
Ma buttatelo fuori! Fuori dalla finestra! In acqua! Buttatelo in mare, che così impara!

UN UOMO (nella folla)
Il corno, Evensen. Dai, a tutta forza!

(Squilli di corno, fischi, urla selvagge. Il dottor Stockmann e la sua famiglia si avviano verso l’uscita. Horster fa loro largo)

L’INTERA ASSEMBLEA (gridando loro dietro)
Nemico del popolo! Nemico del popolo! Nemico del popolo!

BILLING (mettendo in ordine i suoi fogli)
Il suo grog, che stasera se lo beva da solo, il dottor Stockmann, e che Dio glielo mandi per traverso, che Dio mi mandi un colpo!

(Tutti fanno ressa verso l’uscita e il fracasso si propaga all’esterno. Si sente, dalla strada, il grido: Nemico del popolo! Nemico del popolo!)


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