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Cari lettori, oggi mi appresto a recensire due operi giovanili della mia scrittrice preferita: Charlotte Brontë. Tutti noi conosciamo Jane Eyre e molti sicuramente conoscono anche le altre opere mature dell’autrice inglese, come Villette (Qui la mia recensione), Shirley e Il professore. Meno noti al grande pubblico, specie italiano, sono i racconti che Charlotte scrisse nella prima giovinezza, molti dei quali a quattro mani con il fratello Branwell e che compongono il cosiddetto ciclo di Angria: città immaginaria che fa da sfondo alle vicende narrate e situata, nell’immaginario dei giovani Brontë, nell’Africa occidentale. Angria è il fantastico regno governato dal dispotico duca di Zamorna, dove eroi ed eroine vivono le loro vicende. Di esse, grazie al lavoro di traduzione della prof.ssa Maddalena De Leo, oggi possiamo leggere due racconti: Henry Hastings, scritto dalla sola Charlotte all’età di 23 anni e Il segreto scritto quando l’appassionata autrice era diciassettenne. La prof.ssa De Leo (per visitare il suo sito o contattarla: Qui) è un’appassionata delle sorelle Brontë e membro della Brontë Society dal 1975; dobbiamo a lei il merito di poter leggere oggi le opere Juvenilia di Charlotte Brontë. A parte i due racconti che mi appresto a recensire ella ha tradotto anche All’hotel Stancliffe e altri racconti, sempre della Brontë e sempre facenti parte del ciclo di Angria (questo volume purtroppo non è più in commercio); oltre ad essere l’autrice del romanzo La madre di Jane Eyre, opera in cui la De Leo cerca di ricostruire la figura di Maria Branwell, madre dei giovani Brontë e morta quando essi erano ancora piccoli e lo fa tramite alcune lettere, rinvenute, della stessa. Dopo avervi parlato delle fonti e illustrato il quadro tramite cui queste graditissime opere sono pervenute nella mia libreria e in quelle di tante/i appassionate/i Bronteane/i, finalmente passo a parlare di loro nello specifico.
Henry Hastings.
Come un bambino, aveva inseguito per tutta la vita l’arcobaleno, e in quali abissi profondi questa ricerca l’aveva precipitato. Quanto spesso lo aveva distolto dai più seri propositi. (Charlotte Bronte,Henry Hastings)
Il protagonista del racconto non è, come si può supporre dal titolo Henry Hastings, bensì sua sorella Elizabeth, una giovane donna forte, indipendente e determinata, ben lontana dalle fragili e svenevoli signorine del periodo vittoriano (caratteristiche che ritroveremo nelle eroine bronteane delle opere mature, come Jane Eyre o Lucy Snowe).Henry Hastings è in realtà un fuggitivo, un ricercato accusato di omicidio, vittima degli eccessi e della depravazione, che rischia la fucilazione qualora venisse catturato. Egli cerca rifugio presso sua sorella Elizabeth, la quale pur di salvarlo lo nasconde temporaneamente in casa sua, ma non tutto va per il verso giusto. La cattura di Henry e il relativo processo sono dietro l’angolo, compromettendo così anche la serenità di Elizabeth che non dimentica che suo fratello non è sempre stato un delinquente; infatti c’è stato un tempo in cui Henry era un giovane pieno di talento, carismatico, oltre che valoroso comandante del diciannovesimo reggimento di Angria. La sua caduta e la sua cattura sconvolgono l’esistenza della giovane protagonista, fino a quando egli non viene scagionato ed ella può tornare a vivere un’esistenza dignitosa. È abbastanza chiaro come, questo racconto, possegga spunti autobiografici e rifletta il rapporto che in quegli anni si stava deteriorando tra Charlotte e Branwell Brontë; quest’ultimo come Henry sembrava essere il più promettente componente della famiglia, fino a quando l’alcol non ne distrusse sogni e aspettative, suoi e della sua stessa famiglia. I due fratelli del racconto, come quelli della realtà, prendono così strade diverse e quando la vicenda sembra volgere al termine, ecco che per Elizabeth si affaccia sulla scena l’amore, quello vero, ma anche impossibile da realizzare, e si materializza nella figura di Sir William Percy (altro personaggio fondamentale dei racconti di Angria). Per disparità di condizione e perché Elizabeth non può fare torto al proprio orgoglio accettando un ruolo da sola amante, ella, da donna coraggiosa e dotata di carattere qual è, vi rinuncia. Le pagini conclusive del racconto, in cui Elizabeth e Sir Percy si dicono addio, sono molto belle e intense. Elizabeth Hastings è una prima Jane Eyre, che non ha paura di lottare, non teme la rinuncia, ma orgogliosamente sceglie sempre la propria dignità, a costo di lasciarsi alle spalle la felicità.
Il segreto
La morte e le acque profonde mi tengono incatenato lì dove sono; sii felice e non pensare più al tuo primo amore. (Charlotte Bronte, Il segreto)
Marian Hume, marchesa di Douro, è la protagonista di questo breve racconto, che si compone di solo quattro capitoli, ed è anch’ella una donna combattuta tra il senso del dovere e l’amore. Marian sembra vivere un’esistenza tranquilla accanto al marito e al loro piccolo bambino, fino a quando nelle loro vite non ricompare una sgradita conoscenza: la signorina Foxley, la sua ex istitutrice. Quest’ultima è determinata a rovinare l’armonia della coppia, per essere stata, anni prima, rifiutata dallo stesso marchese di Douro (o Zamorna). Per consumare la sua vendetta, la perfida Foxley mette al corrente Marian di un segreto che la riguarda e che ha a che fare con un promesso sposo che tutti ritenevano annegato in un viaggio per mare, ma che adesso è misteriosamente ricomparso. Marian ricorda che, sul letto di morte, aveva promesso a sua madre di sposare Henry Percy (fratello minore di William in Henry Hastings), figlio della sua più cara amica. Dopo il naufragio del suo promesso però, la giovane - dopo molte peripezie e ripensamenti, dovute sempre alle macchinazioni della Foxley - aveva finalmente accettato di sposare il marchese di Douro e di andare incontro alla sua felicità. Adesso che, però, lo sposo fantasma è ricomparso, Marian come deve comportarsi? Quale destino l’attende? È davvero Henry, il suo promesso sposo, risorto dagli abissi, o solamente un’illusione? Per scoprirlo vi invito a leggere questo piccolo ma avvincente libretto, pieno di suspense e che mostra già alcune delle caratteristiche tipiche della scrittura adulta di Charlotte Brontë, come i tratti gotici e le figure misteriose che tengono alta la tensione. Antonella Iuliano
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