Here and Nowhere, album dei The Wheels – recensione di Daniele Mei

Creato il 07 marzo 2013 da Alessiamocci

Sono un sostenitore del fatto che questa crisi del mercato musicale abbia portato un innalzamento della qualità della musica intesa come prodotto artistico, artigianale. Siamo, comunque non ci si può nascondere, su un filo del rasoio, da dove si può cadere, o si può, detto con positività estrema,spiccare il volo.

Perché con tutto questo bel sentire, se si spicca il volo, il rock ha ali di ferro e propulsione con postbruciatore.

Sembrerà insensato scrivere di tecnica aeronautica su un disco che riporta indietro nel tempo e richiama in prima battuta, ma anche in seconda i Beatles, e che sembra orientato verso il sogno di un altro mondo, più sereno, liquido, dove galleggiare meglio che nel letamaio attuale, ma ci piace azzardare.

Here and Nowhere dei The Wheels è un eccellente disco, che ha spunti interessanti, suonato ottimamente, con dei testi interessanti, una ruota di giostra che gira bene.

Avrebbe avuto forse un buon riscontro fosse nato in Inghilterra, oltre quindici anni fa, nel pieno della band battle tra Oasis e Blur.
Magari tra chi prediligeva un suono più classico che si avvicina più alla band dei fratelli Gallagher che alle sonorità più influenzate di Damon Albarn.

E sarebbe stato un bel tassello, anche se meno spensierato, anche in mezzo ai successi di qualche anno fa di band come Franz Ferdinand e Kaiser Chiefs. Tutti questi paragoni li faccio ragionando sul fatto che la qualità sonora è alta, la produzione ottima e c’è molta varietà, anche se forse un eccessivo calcare sulle atmosfere dei Fab Four li fa peccare in originalità.

Mi piace molto l’iniziale “Another World”, col suo pianoforte secco, il basso gelatinoso che diventa pietra e che cerca nel testo, al primo freddo, un altro universo: gran pezzo. La quasi pinkfloydiana ma sempre come se scritta dai baronetti “For reload” e “What We’ve Done”, la mia preferita, che mette un po’ di ritmo: davvero bella.

E via con gli altri pezzi, di cui non faccio ulteriore dettaglio e che vanno sempre dalle suggestioni barrettiane a quelle lennoniane e maccartiane, spicca ancora la quasi bowiana “It’s Only Mine”.

The Wheels sono una band da seguire, forse troppo malinconica per questo tempo eccessivamente malinconico, ma interessante. Sono i tre reduci della bella meteora di qualche anno fa Feel Dizzy, senza il bravo cantante Marvin, che hanno sfruttato positivamente questa mancanza creando una coesione e una compattezza invidiabile.

Francesco Tocco, Roberto Farci e Mauro Ramon interpretano, con The Wheels bene il ruolo di britpop band e si spingono lontano fino a trovare una preziosa data al Cavern Club di Liverpool, tanto lontano da suonare in casa.
Lunga vita!

Written by Daniele Mei

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