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Trama semiseriaTre storie:1) Una giornalista francese sopravvive per miracolo allo tsunami nell’Oceano Indiano del 2004, ma quando torna non è la stessa e non riesce più a condurre il TG. Fossimo in Italia le farebbero fare Cotto e mangiato, in Francia invece le fanno scrivere la biografia di Mitterrand.2) Due gemellini inquietanti vivono le loro vite come se fossero usciti da un film di M. Night Shyamalan quindi, considerando anche come questo sia un film in cui il tema è la morte, non affezionatevi troppo a uno dei due.3) Matt Damon parla con i morti. Poco credibile? Beh, dopo averlo visto in azione lo sembra ancora meno.
Recensione cannibaleHo sentito e letto un sacco di pareri tra i più disparati sul conto di Hereafter, tra chi l’ha trovato mortale (nel senso di una noia mortale) e chi se n’è innamorato, tra chi lo giudica un Eastwood minore e chi c’ha letto dentro il senso della vita (e tra loro forse anche Paolo Bonolis). Visto che di interpretazioni ne ho trovate anche di assurde, e parecchio, pure la mia particolare visione di questo film non sarà da meno.La chiave di lettura di questo lavoro eastwoodiano per me sta infatti nella storia della giornalista francese. Dopo aver avuto un’esperienza di quasi-morte ed essere sopravvisuta a uno tsunami, non riesce a tornare al suo normale lavoro e allora si prende una pausa per scrivere un libro: viene ingaggiata per realizzare una sorta di biografia di François Mitterrand ma lei invece se ne esce con un’opera sull’Aldilà, sull’Hereafter. Lo stesso mi sembra abbia fatto il vecchio Clint. La sceneggiatura della pellicola scritta da Trevor Morgan (autore di altri script impeccabili ma che non mi hanno sconvolto come Frost/Nixon o The Queen) all’inizio era stata offerta a M. Night Shyamalan che però l’ha rifiutata, probabilmente perché ne sarebbe uscito un film persino troppo nel suo stile e così il regista di origini indiane ha preferito dedicarsi all’agghiacciante L’ultimo dominatore dell’aria. Una gran mossa che lo ha fatto trionfare ai recenti Razzie Awards per i peggiori film dell’anno. La sceneggiatura è così è passata nelle mani di Steven Spielberg, questi l’ha mostrata al suo amico Clint e lui infine ha deciso di girarla. Un passa la patata bollente che ci fa intuire come questa sceneggiatura non è che fosse così sconvolgente.
Un thriller soprannaturale nelle mani di Eastwood? È un po’ come se Bruce Springsteen decidesse di registrare un disco di musica elettronica, ma poi, a un certo punto, si rendesse conto che quella non è la sua “cosa” e allora nel mezzo delle session decide di ritornare a suonare la chitarra. Qualcosa del genere mi sembra sia successo con questo Hereafter: la sceneggiatura sembrava prestarsi bene a diventare un thriller soprannaturale, però Clint ha deciso di trasformarla in qualcos’altro, un po’ come la giornalista che invece di parlare di Mitterand si è messa a fare qualcosa di completamente diverso. Di thriller infatti qui non ce n’è, manca la tensione, manca l’inquietudine, manca il “giallo”. Di soprannaturale anche se ne vede davvero poco, giusto qualche breve flash nell’aldilà, più i dialoghi tra il sensitivo Matt Damon e i suoi clienti che ricordano la serie tv Ghost Whisperer. In questi momenti si vede che però non è il campo ideale del regista, bravissimo altrove, però questa non è la sua “cosa”. È più una roba da M. Shyamalan dei vecchi tempi (non certo quello attuale); la sequenza tra M. Damon e il bambino non regge infatti i dialoghi tra Bruce Willis e Haley Joel Osment ne Il sesto senso e sembra uscito più che altro da un telefilm come il citato Ghost Whisperer, di cui presumo Clint sia diventato un grande fan negli ultimi tempi, visto che la parte con Damon è quasi un tributo a questa serie.
Ho apprezzato allora il tentativo di Clint di allontanarsi dai cliché e dalle trappole del solito thriller paranormale per realizzare qualcosa di più vicino alla sua sensibilità, una sorta di melodramma con riferimenti contemporanei (tsunami, attentati a Londra) ma più che altro uno sguardo rivolto al cinema vecchio stile, girato con una classe immancabile e innegabile, finendo anche in una direzione alla Inarritu (ma senza una sceneggiatura all’altezza di quelle di Guillermo Arriaga). La sensazione che ho avuto comunque è che il film non sappia bene che direzione imboccare, se rimanere nell’aldiqua o nell’aldilà.
La prima scena di Hereafter è molto coinvolgente, getta subito in mezzo all’avventura e al dramma; un momento alla Spielberg in cui Clint se la cava alla grande. Notevole anche l’inizio della storia dei due gemellini. La vicenda di Matt Damon, l’uomo che parlava con i morti, non ha invece un grande attacco ma si illumina con l’arrivo di Bryce Dallas Howard. La scena della degustazione fa molto commedia romantica con Julia Roberts. Niente di male in questo, ma Clint occhi di ghiaccio anche in questo caso non sembra muoversi nel suo campo d’elezione e credo che qualche fan hardcore di Eastwood sia trasalito a vedere una scena del genere. È un momento che comunque a me è piaciuto, rovinato purtroppo dall’uso del “Nessun dorma” interpretato da Pavarotti che fa precipitare il tutto nei soliti stereotipi sull’Italia e il mangiar bene, una caduta nel cliché (mancano solo pizza & mandolino) alla Mangia prega ama che da Eastwood proprio non ci si aspettava.Anche i dialoghi sono un po’ così. Bryce Dallas Howard ad esempio chiede a Matt Damon: “Quello è un tuo antenato?” E lui replica: “No, è Charles Dickens.” Hello Bryce, ma in che mondo vivi? Sei nell’aldiqua o nell’aldilà? Insomma, per introdurre la presenza di Dickens (un altro riferimento del film, insieme a Shyamalan e Ghost Whisperer) si sarebbe potuto scegliere un espediente di sceneggiatura migliore di questo.
Quello che per me non funziona, oltre a tre storie troppo slegate tra loro e che partono bene ma si sviluppano male, è però soprattutto il cast. Matt Damon già di suo non è il massimo dell’espressività, qui però appare davvero impacciato, anonimo, fuori luogo e fuori parte. Mediocre anche il suo fratello cinematografico, un imbolsito Jay Mohr (attore di recente visto anche in Ghost Whisperer, ve l’ho detto che Clint si è fatto una full immersion in questa serie!). Cécile de France all’occasione della vita con Clint non riesce a sfruttarla a dovere e non lascia il segno, meglio il suo collega francese Thierry Neuvic che comunque mi aveva colpito di più nella fiction nostrana Le cose che restano. Anche i due gemellini protagonisti non entusiasmano e sembrano una brutta copia del bimbo di Magnolia. La migliore del lotto è allora Bryce Dallas Howard, attrice shyamaliana perfettamente a suo agio in questo genere di storie; il suo personaggio promette grandi cose, però proprio sul più bello sparisce. Perché?Altro aspetto così così le musiche. Lontano dai temi struggenti di Million Dollar Baby e Mystic River, Clint questa volta ha composto un commento sonoro piatto e poco emozionante. Clint, a 80 anni forse è arrivato il momento di delegare alcune cose e per una volta avresti fatto meglio a ingaggiare un compositore esterno.
Una critica arrivata da diverse parti e che non mi sento invece di condividere è quella che si tratti di un film noioso. È vero, ha dei ritmi molto lenti, però le storie alternate si lasciano seguire con interesse, anche se per quanto mi riguarda la curiosità maggiore era di capire dove stessero cercando di arrivare. Le premesse erano buone, ma purtroppo si scivola in un intreccio delle 3 storie piuttosto (e dicendo piuttosto sono ancora stato buono) prevedibile, fino a un ultima scena che sarebbe anche potuta essere bella e profonda non fosse per un’alchimia tra Matt Damon e Cécile de France inesistente. I loro sguardi imbalsamati non sono riusciti a comunicarmi l’Epifania che Clint avrebbe voluto esprimere e che la sua pellicola avrebbe meritato.
Un film che rimarrà nel cuore di chi l’ha legittimamente (ma misteriosamente) amato, come il buon Mr. Ford (mi spiace, avrei davvero voluto parlare meglio di questo film, però regia a parte non mi ha proprio convinto, quindi aspetto le tue bottigliate stavolta ben poco virtuali!)Tutti gli altri invece dubito lo ricorderanno tra i lavori più riusciti nella lunga carriera di Clint Eastwood.(voto 6/7)
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