L’esito delle elezioni è incerto, ma grazie a dio adesso almeno una cosa è chiara: Bersani nel silenzio dell’urna voterà Monti. Non è che non si sapesse o non fosse stato accennato più volte a partire dal documento di intenti fatto firmare alle primarie così che solo con spesse fette di prosciutto apposte sugli occhi – u prusutt a pensarci bene – si poteva non vedere che il Pd si sarebbe sostanzialmente attenuto all’agenda Monti. La novità politica non è certo questa, spacciata dai giornaloni come una novità: è che il patto d’acciaio è stato firmato a Berlino davanti alla signora Merkel.
Questo cambia le carte in tavola perché l’adesione al montismo e alla sua agenda di massacri sociali nella quale è inscritta anche l’abolizione dei contratti a tempo indeterminato, non può più essere contrabbandata come frutto di una atona “responsabilità” o come adesione alla “modernità” degli anni ’90, ma diventa una imposizione accettata in nome di un europeismo passivo e feticistico che alla fine farà saltare un’ Europa degenerata nel burocratismo, svenduta alle banche e ai poteri economici, disgregata dagli egoismi nazionali. Il giuramento di Berlino fa carta straccia anche delle speranze che un Pd al governo e autonomo rispetto a Monti, potesse costruire un rapporto con la Francia e gli altri Paesi della periferia europea per opporsi allo strapotere della Germania: la Merkel ha imposto a Bersani il suo fido cane da guardia.
Molti interpretano questo bagno di Bersani nella Sprea come una sorta di reazione alla crescita di Berlusconi e ai sondaggi che vedono in discesa sia il Pd che i centristi, ma in questa cornice un riavvicinamento poteva essere espresso anche in forma autoctona: qui invece c’è stata una convocazione alla cancelleria e l’imposizione di una linea, confermando che la politica è ora in mano a poteri estranei al Paese e ai suoi interessi. Che gli elettori sono sostanzialmente esautorati. La Merkel è intervenuta per salvare il suo pupillo così testone da voler salire in politica rischiando una figuraccia tale da non consentirgli di tornare al governo, così Herr Bersani è stato opportunamente addomesticato, in caso volesse sbranare qualcuno.
Altro che voto utile al senato o balletti intorno alla maggioranza. Non so quanto farà bene al Pd questo cedimento così plateale che comporta tra l’altro un’ulteriore presa di distanza dai sindacati e dal mondo del lavoro. Ma ho la netta impressione che l’ennesima volta il Pd con i suoi clamorosi errori si appresti a fare un favore a Berlusconi: nell’Italia del grottesco è ora proprio Silvio a sembrare l’unico che non si piega ai consigli per gli acquisti che vengono da fuori. Ho detto che Bersani voterà Monti, ma temo che possa imbrogliarsi e mettere la sua croce sul simbolo del Cavaliere perché naturalmente tutto questo oltre a dare un’ulteriore spintarella a Silvio lo renderà più forte in un Parlamento del tutto incontrollabile. Oh si, jawohl.