di Ferdinando Cocciolo
Un grande week end di ciclismo, con i “Muri” e il Pavè dell’Het Nieuwsblad, vinta da Ian Stannard, e la Kuurne-Brussel-Kuurne, con il “botto” di un ritrovato Tom Boonen
Di questi tempi si sente “profumo di pavè”, con le prime classiche in terra belga che in pratica rappresentano “l’antipasto” di quello che ci aspetta tra qualche settimana, tra Gand Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. È stato il week end dell’Het Nieuwsblad (in un recente passato vinta anche dai nostri Franco Ballerini, Michele Bartoli, Filippo Pozzato e per ultimo Luca Paolini) e della Kuurne-Brussel-Kuurne, ma anche di altre gare che hanno visto in prima linea, tra l’altro, alcuni dei nostri corridori più in vista. Come la Vuelta Murcia e il Gp. Lugano. Nella classica spagnola, altro acuto del “padrone di casa” Valverde, con un ottimo Davide Rebellin terzo (che, dopo la bella notizia della partecipazione all’Amstel Gold Race, sta continuando a sfoderare prestazioni impressionanti). Nella gara svizzera, caratterizzata da côtes e salite di media difficoltà, podio tutto italiano, con il successo di Mauro Finetto (Neri Sottoli) davanti a Sonny Colbrelli (Bardiani), un sempre bravo Diego Ulissi (Lampre Merida) che precede il compagno di squadra Damiano Cunego. Da segnalare anche un buon Ivan Basso, apparso già in buona condizione e giunto al traguardo in tredicesima posizione.
Ma all’Het Nieuwsblad e alla Kuurne-Brussel-Kuurne, indubbiamente le due gare di grande prestigio e valore internazionale, sono due stranieri, che sicuramente saranno “draghi” dei muri e dei pavè che conteranno di più, a trionfare. Ian Stannard, britannico, e il “redivivo” Tom Boonen che vuole riscattare assolutamente un 2013 sfortunato e incolore.
Ian Stannard in volata su Van Avermaet – telegraph.co.uk
Stannard è il primo britannico a trionfare nella gara di apertura del calendario belga, caratterizzata da freddo e pioggia. In sostanza, l’Het Nieuwsblad è da considerare, insieme al Gp. Harelbeke, e alla stessa Kuurne, una sorta di “mini Fiandre” nel quale dare le prime, significative risposte in vista dell’ “università del ciclismo”, grande classica, durissima e affascinante, anche dal punto di vista tattico. Insomma, parecchi “muri” che, anche e soprattutto a causa della pioggia, hanno messo a dura prova la resistenza dei corridori e provocato “colpi di scena”. All’ingresso del settore in pavè Haaghoek, la strada viscida tradisce uno dei favoriti, Thor Hushovd, che cade e si ritira, fortunatamente senza gravi conseguenze.
Nonostante abbia vinto Stannard, l’Omega di Tom Boonen, sempre attento nel gruppo, ha dato grande prova di forza e compattezza, anche nella protezione del capitano. Il meglio dei “muri” arriva con il Kruisberg, poi in sequenza Taaienberg, Eikenberg e Wolvenberg, che di solito fanno grande selezione. Tra le cadute, anche quella di Luca Paolini, attesissimo dopo la vittoria nell’edizione 2013. Dal gruppo, come una “moto”, esce fuori Sep Vanarcke (Belkin) che si porta dietro il compagno di squadra Wynants, con Ian Stannard pronto a rompere l’equilibrio predisposto dal duo Belkin. Dietro, il gruppo è trascinato da Tom Boonen e Matteo Trentin, che naturalmente preparano l’assalto del belga ad una classica, tra l’altro, mai vinta. Ma Tom non sembra in ottima giornata, e la riprova viene da un gruppetto di 7 corridori che si invola a circa 40 km dalla conclusione e non comprende il leader dell’Omega. Terpstra, Demare, Offredo, Boasson Hagen, Garcia, Van Bilsen, Lars Boom, sembrano vicini a giocarsi la vittoria finale, ma su un difficile tratto in pavè si assiste al tremendo forcing di Niki Terpstra, già vincitore in questo inizio stagione di una tappa al Giro del Qatar. Il belga viene raggiunto da Boom e Boasson Hagen, dunque sembra questo il terzetto che potrebbe arrivare sino al traguardo. Ma stiamo parlando di una corsa quasi sempre imprevedibile, anche difficile da interpretare tatticamente, in cui non sempre vince il più forte, magari quello capace di fare maggiormente selezione sui muri. A 16 km dall’ arrivo, dopo la foratura di Boom, gli altri due sono ripresi, ed allora scatta Stannard, subito seguito da Greg Van Avermaet, che sulla carta è il più veloce. Si arriva dunque allo sprint finale a due, con il britannico che mette il lungo rapporto e va a vincere, davanti ad un Van Avermaet clamorosamente sorpreso. Ordine d’arrivo finale: Stannard, Van Avermaet, Boasson Hagen, Vanmarcke, Terpstra. Nessun italiano tra i primi, grossa delusione Paolini, anche se Luca è caduto ed ha perso voglia e condizione. Saremmo stati curiosi, ad esempio, di vedere in corsa Filippo Pozzato, ma il vincitore dell’Het Wolk nel 2007 ha rinunciato, convinto di fare molto bene tra Strade Bianche e Roma Maxima.
Tom Boonen trionfa – cyclingnews.com
E dopo uno Stannard in gran spolvero nella prima semiclassica del pavè (sicuramente sarà tra i protagonisti sia al Fiandre sia alla Parigi- Roubaix), ecco il trionfo, la rivincita, di Tom Boonen, nella Kuurne-Brussel-Kuurne, che è stata spettacolare. Un corridore che vuole assolutamente dimenticare un 2013 disastroso, che non lo ha visto vincere in nessuna gara importante. Alle spalle di Boonen (che non nasconde di voler puntare anche alla Milano-Sanremo), Hofland (Belkin), mentre al terzo posto Sep Vanmarcke. A decidere la corsa, praticamente, una fuga composta da 10 corridori, Boonen, Maes, il nostro Matteo Trentin, Vandenbergh, Van Keirsbulck, Vanmarcke, Hofland, Wynants, Lampaert e Van Summeren, che sono riusciti immediatamente a prendere un buon vantaggio sul gruppo, dove, tra gli altri, sono rimasti “intrappolati” velocisti come Greipel e Boasson Hagen. Insomma, una gara senza storia, che ha visto trionfare per la terza volta (mai nessuno c’era riuscito), un atleta che lancia già segnali a Fabian Cancellara e Peter Sagan. Sì, sul “pavè che conta”, quello del Fiandre e della Roubaix, ci sarà anche lui.
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