Da oggi, lunedì 28 aprile, sarà distribuito in 70 sale italiane Hiroshima mon amour, nuovo titolo del progetto Il Cinema Ritrovato. Al cinema, a cura della Cineteca di Bologna e Circuito Cinema:un’occasione per ricordare sia il regista del film, Alain Resnais, scomparso lo scorso 1° marzo, sia il centenario della nascita della scrittrice francese Marguerite Duras (4 aprile 1914), sceneggiatrice della pellicola.
La formazione cinematografica di Resnais si è svolta all’interno di rilevanti fenomeni culturali avvenuti in Francia fra gli anni ’50 e ’60, quali la Nouvelle Vague in ambito cinematografico e il Noveau roman relativamente alla letteratura, ambedue volti a mettere in discussione i tradizionali parametri di riferimento nei rispettivi settori d’appartenenza. Resnais però, pur inserendosi nel suddetto movimento di rinnovamento, allo stesso tempo se ne distaccava per una maggiore intellettualità, intenta ad un assimilazione del cinema con altre arti, ponendosi nel gruppo dei cineasti detti della Rive Gauche, improntati ad una minore cinefilia rispetto ai cineasti ex critici cinematografici dei Cahiers du Cinema, quali Francois Truffaut.
Lo si poteva notare già dai primi cortometraggi in forma di documentario, come, uno su tutti, Nuit et brouillard, Notte e nebbia, ’55, basato su un testo scritto dal romanziere e poeta Jean Cayrol, testimone diretto degli orrori dei lager nazisti.
Alain Resnais
Resnais metteva infatti in luce inedite sperimentazioni, tanto nelle modalità che nella forma narrativa: grazie anche ad un’opportuna sinergia fra montaggio ed una certa scioltezza nei movimenti della macchina da presa, offriva innovativo risalto cinematografico alle parole e al rapporto spazio-tempo, modalità stilistiche ulteriormente accentuate in Hiroshima mon amour, suo esordio nei lungometraggi. Il film è incentrato essenzialmente sulla rappresentazione, espressa a livello soggettivo e documentaristico, di un tema caro al regista in qualità di fulcro narrativo, lo scontro fra memoria storica ed oblio, il presente e il passato che si intersecano fra di loro. Ciò viene rappresentato in scena dall’attrice francese (Emanuelle Riva) che arriva ad Hiroshima per girare un film contro la guerra e si innamora di un architetto giapponese (Eiji Okada), mantenendo ancora vivo il ricordo del soldato tedesco da lei amato durante l’occupazione. Nel corso della narrazione, che alterna con disinvoltura momenti temporali diversi, monologhi e dialoghi, prende dunque vita un particolare flusso di coscienza il quale permetterà alla donna una sorta di riconciliazione, con se stessa e chi gli sta accanto, che da particolare assumerà consistenza e valenza universale.
Marguerite Duras
Marguerite Duras, ha raccontato così il suo rapporto col regista: “Prima di girare, Resnais ha voluto conoscere tutto, sia della storia che stava per raccontare, sia della storia che non avrebbe raccontato, quella dei nostri personaggi. Ha voluto sapere tutto della loro giovinezza, della loro esistenza prima del film e anche, in una certa misura, il loro avvenire dopo la storia raccontata nel film. Ho quindi inventato delle biografie dei nostri personaggi. E Resnais, a partire da queste biografie, vi si è approcciato attraverso l’immagine, come se integrasse un film già esistente nella vita anteriore dei personaggi. Una volta fatto questo, una volta stabilite le coordinate sociali e psicologiche dei personaggi, sia attraverso il loro passato, sia attraverso il loro avvenire, Resnais ha voluto che fosse chiaramente stabilito perché ci interessavamo a loro. Solitamente, i cineasti si domandano se la storia che vogliono raccontare sia d’interesse per il pubblico. Invece Resnais si è domandato se la storia che stava per raccontare avesse interesse per lui. (…)”.
Il restauro è stato realizzato attraverso un lungo e complesso lavoro, a partire dal negativo-camera e da un controtipo positivo di prima generazione, con una particolare attenzione riservata al rispetto della grana originale del film, che ha caratteristiche diverse soprattutto tra le parti giapponesi e quelle francesi.
Emanuelle Riva ed Eiji Okada
In particolare il grading è stato curato da Renato Berta, direttore della fotografia, collaboratore di Resnais a partire da Smoking/No Smoking (1993), che ha così descritto il proprio lavoro di supervisione: “Non ci troviamo di fronte a un film classico in cui la fotografia è invariata dall’inizio alla fine. La narrazione del film è perfettamente lineare ma basata sulla discontinuità del montaggio fotografico, temporale e geografico. Il lavoro che ho fatto su questo restauro ha rappresentato un viaggio inusuale e affascinante nel cuore del film. Spesso mi è sembrato di avere accesso alle dinamiche più profonde dei diversi creatori: i due direttori della fotografia, gli attori e, naturalmente, il regista. Spero di non aver tradito le loro intenzioni”.
Riva ed Okada
Un film estremamente moderno anche per il suo soggetto, come notò il critico Jean Douchet, che già nel 1959 scriveva:
(…) È la tragedia dell’impossibilità dell’unione e della pienezza di sé. È la vittoria della segmentazione, della dissociazione, del frammentario.
È impossibile essere totalmente uno perché viviamo nell’istante e ogni istante ci condanna alla nascita ma anche alla morte di una parte di noi stessi.
È forse il simbolo profondo della prima immagine del film. Si vedono solo due corpi abbracciati, entrambi indistinti mentre li ricopre una pioggia di cenere. Questa cenere si può immaginare sia la stessa della bomba atomica, ossia come quella delle vestigia della guerra che ricadono ancora sul presente e lo contaminano. Ma io preferisco vedervi il simbolo di una dialettica dell’istante: nello stesso tempo in cui questi individui si incendiano l’uno per l’altro (come viene detto ad un certo punto nel testo) già li ricopre la cenere di questo fuoco, la cenere dell’oblio”. Quei corpi incendiati, nel 1959, il pubblico italiano non ebbe modo di vederli: la nostra censura, forse incurante della suddetta modernità, tagliò una delle sequenze più emblematiche della pellicola, ora riportata alla sua originaria integrità.
Emanuelle Riva
Hiroshima mon amour (Francia-Giappone/1959, Alain Resnais, 92’). Versione originale francese con sottotitoli italiani. Restaurato da Argos Films, Fondation Groupama Gan pour le Cinéma, Fondation Technicolor pour le Patrimoine du Cinéma, Fondazione Cineteca di Bologna, con il sostegno di Centre National du Cinéma et de l’Image Animée al laboratorio L’Immagine Ritrovata nel 2013. Color grading supervisionato da Renato Berta. Soggetto e sceneggiatura: Marguerite Duras. Fotografia: Michio Takahashi, Sacha Vierny. Montaggio: Jasmine Chasney, Henri Colpi, Anne Sarraute. Interpreti: Emmanuelle Riva (Lei), Eiji Okada (Lui), Stella Dassas (Madre), Pierre Barbaud (Padre), Bernard Fresson (l’amante tedesco).