Jonathan Clancy tra A Classic Education e Settlefish si è divertito anche a sfornare un tripudio di tracce sparse qua e là tra web e audiocassette.
Stancatosi forse della propria stessa dispersività, raccolse il tutto su un nastro (e vaffanculo al digitale) “Always Mist”, embrione di questo “Always Mist Revisited” che già fa intendere il culto per sonorità originarie di altre epoche. Lui è un canadese trapiantato a Bologna (è dispersivo anche sulla carta d’identità!) musicalmente iperattivo ed emotivamente dirompente senza urlare: i suoi pezzi accarezzano, avvolgono e sembrano rarefatti, dotati d’una lentezza coinvolgente.
“Summer Majestic” è una canzone che si è insinuata da settimane nelle mie cuffie senza più uscirne. Ritmicamente sostenuta, è rallentata da un cantato trasognato e da effetti sonori che distraggono dalla linea melodica della canzone, volutamente arraffata con distorsioni chitarristiche altrettanto dreamy, che proiettano il corpo della canzone sempre un passo lievemente asincrono rispetto al cantato. E’ quello che mi succede quando faccio incidenti con lo scooter: sento lo scheletro andarmi un metro avanti e poi tornare nel corpo. Vabbè, non prendetemi per un pirata della strada seriale adesso.
His Clancyness testimonia il mio torpore del tutto autunnale rispetto al calendario che avanza. E’ già estate ma io no, parafrasando Bergonzoni e la placida asincronia di me stesso rispetto al bel tempo in arrivo che tanto trova sonoro conforto in questi tre minuti.
Il resto dell’album è davvero notevole, e considerato che la traccia killer il disco ce l’ha, trattasi dunque di un lavoro coi fiocchi. In particolare “Mistify The Ocean”, ballata tra incedere grugneschi alla Songs: Ohia e lirismo alla Beirut e “Misinterpret My Words”, tra Arcade Fire e litanie animate in odore di Morrisey si impongono all’ascolto, non a caso traccia uno e due del disco. Ma c’è spazio anche per il culto di Brian Wilson e i Beach Boys di “Vampire Summer” come impennate trascendentali alla “Just Like Monday” che parafrasano i Jesus & Mary Chain e omaggiano Scott Walker, perle tra Four Tet e Belle & Sebastian come “Nothing And Nowhere To Go” e una coraggiosa cover degli Everly Brothers di “Memories Are Made Of This”, che diventa un trascinante inno alla nostalgia.
Essì, poi ci sono anche pezzi trascurabili ma non è importante parlarne qui, non al cospetto di un disco che ha tanto del coraggio e della freschezza che mancano oggi alla corrente maggiore del rock alternativo italiano: ben vengano nuove bozze e sperimentazioni, scarti d’archivio e schizzi d’artista di questa fattura.
Ma torniamo ora a “Summer Majestic”, la traccia che mi ha fatto scoprire l’intero disco. Sono giorni che piove a diritto e quindi una canzone che parla dell’estate non c’entra veramente un cazzo, nonostante ciò il consiglio è di sottoporvi al suo ascolto appena la primavera tornerà a bussare alle porte del 2012. Senz’altro l’imperscrutabile magnetismo di questo pezzo (non sono riuscito a dire niente di quello che sento da questa canzone) non vi farà bestemmiare per sentirvi derubati inutilmente di tre minuti della vostra giornata. E’ ben più probabile che al termine degli stessi, torniate indietro fino a finire nel loop impazzito delle mie ultime settimane. Se è così, benvenuti in ciò che non sono riuscito a dire.
Basta un po’ di buona musica per capirsi, no?