L’Italia sta morendo? Ovviamente dipende dai punti di vista. Per me, alla soglia dei trent’anni, l’Italia è depressa. Perché gli Italiani si stanno deprimendo. “Sveglia Italia”, urla l’edizione italiana del magazine Wired, “Viaggiare costa meno” ci ricorda Trenitalia (peccato che i suoi servizi igienici lascino sempre più a desiderare), “Se non ora quando” fa esplodere l’universo femminile.
Abbandonando l’entusiasmo mediatico che ultimamente ci accompagna e ci fa apparire rivoluzionari, prima di mettermi in fila al Museo del Risorgimento a Milano, mi fermo a riflettere sulle parole “unità” e “identità”.
“E mi sovvien l’eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva e il suon di lei”, come Leopardi ne L’Infinito. Io l’unità non la vedo. Vedo solo pseudo politici che cercano di accaparrarsi il potere per il “bene” dell’Italia. L’identità invece cos’è? Se ci fosse saprei definirla, ma anche quella non la vedo. In tv e sui giornali le donne più enfatizzate non sono italiane, nell’evoluzione tecnologica guardiamo sempre a “Lamerica”, la letteratura ormai non esiste più perchè i libri li scrive chiunque.
Anche se è importante, mettere in evidenza i cervelli e i giovani che riescono a produrre del nuovo non basterà a rieducare la nostra cultura. Bisognerebbe rileggere I Malavoglia di Giovanni Verga per comprendere che la delusione è sempre in agguato.
Vorrei che oggi, invece di festeggiare, l’Italia morisse per un giorno. Per poi rinascere domani e non dire mai più “Noi credevamo”.
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