Histoire #9 Il Paese delle Spose Infelici. Intervista a Pippo Mezzapesa

Creato il 08 dicembre 2011 da Stezizzi

Sospensione. Tra negazione e possibilità. Tra bellezza e turpitudine. Tra poesia e disincanto. Ne Il Paese delle Spose Infelici, un territorio “violato”, come lo definisce il regista Pippo Mezzapesa, è capace di influenzare la narrazione ed i personaggi al punto tale da poter essere considerato anch’esso un protagonista della storia. Selvaggio come Zazà, ingenuo come Veleno, affascinante e doloroso come Annalisa.

La difficoltà ad instaurare dei rapporti si rispecchia visivamente in una provincia del tarantino, Massafra, in bilico tra la bellezza dei paesaggi naturali e il degrado di una periferia lasciata nel totale oblio.

Annalisa è una “Madonna randagia“, come l’ha definita Mario Desiati, autore dell’omonimo libro da cui il film è tratto. Una Madonna, dolce e feroce allo stesso tempo, che “cade” all’improvviso nelle vite di Veleno e Zazà. Il volo dal tetto di una chiesa con cui è introdotto il suo personaggio, la carica di quel mistero, fatto insieme di morte e salvezza, che racchiude in sé.

Aylin Prandi, l’attrice che la interpreta, svela a tratti il suo accento straniero che, inserito nel contesto, lascia una certa perplessità. “Non era importante la provenienza nella scelta del personaggio. Ma l’accento straniero in qualche modo ne aumenta il fascino quasi “esotico” e il distacco dagli altri protagonisti. Annalisa sovverte l’ordine naturale delle cose attraverso la forza del dolore e la ricerca dell’amore. La sua bellezza, il mistero e l’impalpabile sensualità, ammaliano Veleno e Zazà. Annalisa diventa la “Madonna laica” a cui si votano“, afferma Mezzapesa.

Il triangolo fatto di giochi ed emozioni adolescenziali, che non vogliono essere né amore, né passione, sfocerà per Veleno nell’occasione di poter diventare un “uomo”.

Veleno e Zazà, due ragazzi cresciuti in famiglie opposte, l’uno con un padre avvocato ed una madre comprensiva, l’altro abbandonato a sè stesso e con un fratello malavitoso. Due vite, le loro, che trovano un punto di congiunzione nella condivisione della bellezza e del dolore, due elementi che si condensano in Annalisa. Quando i due ragazzi entrano nella casa e nella vita di questa donna dall’aspetto angelicato, diventano come i custodi di un mistero che loro stessi non riescono a scoprire.

L’obiettivo di Pippo Mezzapesa era quello di raccontare, più visivamente che da un punto di vista narrativo, l’essenza dei personaggi e l’atmosfera di un territorio che si riflette anche sugli animi.

C’è come una maledizione che impedisce di vivere l’amore. Veleno, Zazà e Annalisa cercano di superare il limite, si sforzano di raggiungere la felicità, ma restano come condannati ad un destino da cui non possono sottrarsi se non attraverso la solidarietà. I tre personaggi non riescono a vivere da soli, ma riescono ad emergere affrontando insieme sia la gioia che il dolore“.

Ogni elemento del lungometraggio trasmette un senso di sforzo, una tensione verso il bello e insieme un senso di sospensione. Tutti sono in bilico. Veleno lo è tra la morale famigliare e l’esigenza di “sporcarsi della vita”, Zazà tra il carcere e il tentativo di evadere inseguendo il sogno del calcio, Annalisa tra l’autolesionismo e il bisogno di amore. “Il tagadà è il palcoscenico del dolore di Annalisa. La scena sulla giostra rappresenta il momento in cui lei può farsi guardare da tutti, scegliere se aprirsi o chiudersi verso gli altri. Anche il suo sguardo verso Zazà che tenta di avvicinarsi a lei è confuso, sembra dire: se ti avvicini ti distruggo, ma ho anche bisogno di te“.

Tra autodistruzione e ricerca di amore, Annalisa resta il personaggio a cui il regista dice di sentirsi più legato, nonostante sia quello meno raccontato.

Ma in fondo è nell’assenza di una storia che questa figura onirica trova la sua ragione di essere.

Poesia e realtà ne Il paese delle Spose Infelici convivono e simbolicamente si sfidano in un campo di calcio, dove vincerà chi riuscirà a riemergere da ciò che il destino gli ha negato. Magari solo avendo il coraggio di esprimere il proprio bisogno di amore.

Ma tu quel giorno volevi morire veramente?

No, non volevo morire.

E cosa volevi fare?

Volare.

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