Magazine Opinioni
E’ di questi giorni la bufera che si è abbattuta sulla G.di F. che ha visto coinvolti il Comandante in 2^ , un colonnello in servizio ed un generale in pensione quest’ultimo già agli arresti.
Tutti i personaggi citati sono accomunati dallo stesso tipo di reato quale la corruzione.
Da più parti si sono elevate voci di sdegno ma anche di meraviglia perché si ha la memoria corta, non sappiamo se per ignoranza o mala fede o per oscure altre ragioni.
Ci si è dimenticati con molta leggerezza che sul finire degli anni 70 scoppiò il colossale scandalo dei petroli che vide coinvolti il Comandante Generale Giudice, vari ufficiali del Corpo fra cui il Generale Lo Prete che era responsabile supremo del famigerato “Servizio I” nato fra l’altro per prevenire e reprimere i fenomeni di corruzione del personale.
Il “Servizio I “ fu invece largamente utilizzato per altre finalità fra le quali il pedinamento, la schedatura e la creazione di fascicoli su finanzieri, sottufficiali e ufficiali che avevano avvertito la necessità di un rinnovamento democratico del corpo attraverso la sua smilitarizzazione e sindacalizzazione.
Ci furono atti intimidatori attraverso lo strumento dei trasferimenti immotivati, attraverso assegnazioni di funzioni secondarie specialmente per gli ufficiali con incarichi privi di comando quali direttori di conti, ufficiali di matricola o relatori di conti.
Questa istituzione militare di polizia fiscale, unica nel mondo se si esclude un solo paese della America Latina, noto per mancanza di democrazia, è riuscita ad ottenere che il Comandante Generale sia un ufficiale proveniente dal Corpo .
Il risultato è un’impennata di fatti di corruzione di una gravità intollerabile senza che si sia intervenuti con tempestività cosa difficile da attuare se si esaminano i personaggi coinvolti.
La G.di F. è una istituzione di antiche origini sabaude che non era militare ma che lo divenne negli anni del primo novecento con l’approvazione da parte di un parlamento per pochi voti che non brillava di democrazia .
Durante il fascismo il carattere militare fu rafforzato anche attraverso leggi quale la 4/1929 che dava ampi poteri operativi al limite dei principi democratici, legge rimasta nell’ordinamento repubblicano e solo dopo decenni in parte abolita o modificata.
Va ricordato inoltre che fino al 1979 esisteva una circolare del Comando Generale che schedava il personale in congedo secondo l’orientamento politico, assegnando la qualifica di “bravi Italiani”a quei soggetti che appartenevano ai partiti dell’ordine (la destra fascista).
Il Movimento Democratico dei Finanzieri denunciò la cosa rendendo pubblica la circolare a mezzo stampa e costringendo il Comando Generale ad annullare quel documento che violava i principi costituzionali.
Ricordiamo poi lo scandalo della P2 nei cui elenchi figuravano molti ufficiali nei confronti dei quali non furono presi provvedimenti seri e questi continuarono le loro brillanti carriere.
La storia del Corpo è disseminata da episodi di più o meno eclatanti di corruzione che l’hanno vista protagonista o in alcuni casi spettatrice inoperante.
Secondo un recente studio di ricerca di un mio collega di Accademia perfino durante l’occupazione tedesca di Trieste nel periodo 43-45 il Comando Tedesco ebbe a lamentare e segnalare la corruzione del Corpo.
Alcuni magistrati nel corso delle loro inchieste ebbero a dichiarare che la corruzione del Corpo della G.di F. era un fenomeno endemico.
Se questa è la sua storia, non possiamo meravigliarci più di tanto e sembra ritornare di attualità il pensiero storico-filosofico di G.B.Vico secondo il quale nella storia non si dà un autentico progresso ma al contrario un eterno ritorno di cicli sempre uguali.
Dott.Carmine Buffone, già capitano O.A.in spe della G.di F.
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