Pensate all’entusiasmo di chi scrive, appassionato di cinema fin dalla più tenera età, all’idea di assistere ad un film che non solo racconta di uno dei più grandi registi mai vissuti, uno dei suoi preferiti per inciso, che non solo si concentra sulla sua opera più controversa ed innovativa, quello Psycho che ha ridefinito le regole del thriller gettando le basi del moderno horror, ma che oltre a tutto ciò e’ interpretato da due attori straordinari come Anthony Hopkins ed Helen Mirren.
Ora immaginate la cocente delusione di chi scrive, nel constatare che Hitchcock e’ un film anonimo, quasi dimenticabile, che intrattiene sì per tutta la sua durata, mandando in solluchero il cinefilo con citazioni ed aneddoti, ma che una volta finito, scivola lentamente nell’oblio del già visto, liquidabile con l’odioso aggettivo, “carino”.
Vittima di una tendenza assai fastidiosa, cara a tanto cinema moderno, che diverte e stimola, ma risulta incapace di radicarsi nel nostro vissuto, Hitchcock non ha nulla che non va, anzi i protagonisti forniscono una prova elegante e convincente, eppure probabilmente a causa di una regia anonima, che non fa onore all’uomo di cui racconta le gesta, tutto resta in superficie, inafferrabile, impalpabile, impossibilitato a scendere davvero in profondità e limitandosi invece ad una serie episodica di suggestioni.
Sembra dunque quasi incredibile che un film così promettente sulla carta, risulti così anonimo una volta fattosi pellicola, eppure Hitchcock non va al di là di alcune buone intuizioni, una sequenza da ricordare (quella della prima di Psycho), la convincente prova di due grandi interpreti, soprattutto la Mirren, e pochissimo altro.
Personalmente sono stanco di attribuire ad un’opera cinematografica l’aggettivo “carino” forse inizio ad invecchiare, ma mi rendo conto che non mi basta più, sento il bisogno di essere appagato, scioccato, travolto e scosso dai singhiozzi, pretendo significato, e perché no, anche abbagliante significante, ho la necessità quasi fisica di disquisire ore a proposito di un’inquadratura o di una battuta finale pronunciata a fior di labbra, in una parola voglio che il cinema assomigli più al cinema, mentre trovo che sempre più assomigli alla televisione.
Il paradosso è che la televisione, sempre più spesso, sta assomigliando al cinema.
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VOTO
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