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Hitchcock

Creato il 05 aprile 2013 da Mattia Allegrucci @Mattia_Alle
HitchcockRispolverare le vecchie glorie sta andando molto di moda e raccontare le storie di persone realmente vissute in ambito cinematografico e non sta avendo un inaspettato successo mediatico. Poco importa se sia stato il premio Oscar come Miglior Film offerto nel 2010 a Il Discorso del Re ad aprire le porte a questo ciclo di biopic che hanno preso in considerazione diversi personaggi storici e mediatici molto famosi, mettendoli a nudo e mostrandoli per quello che sono veramente, ossia esseri umani. Prima Marilyn Monroe, poi Franklyn Delano Roosevelt ed ora il maestro della suspense. Quello che fa Sacha Gervasi con il suo Hitchcock è un lavoro molto simile alle altre pellicole citate qua sopra, ovvero lasciare che i protagonisti parlino di loro stessi tramite le interpretazioni, rivelandosi però più interessante rispetto ai suddetti film grazie ad un discorso metacinematografico che accomuna la vita privata dei personaggi a quella lavorativa. A stupire è l'ottimo make up che ripropone fedelmente le fisionomie dei personaggi dell'epoca ricostruite sui volti del cast scelto per questo film, capitanato dalla star d'eccezione Anthony Hopkins che nonostante qualche faccetta un po' sopra le righe porta a casa il risultato in maniera convincente, come lo è tra l'altro la performance di James D'Arcy nel ruolo di Anthony Perkins che, oltre ad assomigliare in maniera incredibile all'attore, riesce anche a riportare nel personaggio la stessa frustrazione che Perkins regalò al suo Norman Bates, offrendo forse la vera perla di tutto il film. Helen Mirren, poi, ruba la scena per la sua bravura alle due bionde alla Hitchcock Jessica Biel e Scarlett Johansson, che rimangono limitate a proporre ciò a cui ci hanno finora abituato senza cercare di offrire qualcosa di nuovo nella loro rosa di espressioni facciali. Interessante l'idea di trasformare il grande Alfred Hitchcock nel paranoico Alfred Hitchcock, sempre pronto a dubitare di sé stesso nella vita reale e quindi altrettanto preparato a mettere a rischio il suo film trasportando le sue frustrazioni all'interno del set, cosa che può funzionare se si deve girare una scena di tensione ma che non ci vuole proprio se al contrario si ha bisogno di un'atmosfera calma e tranquilla. All'orecchio burtoniano, poi, non possono sfuggire le tipiche musiche di Danny Elfman che aprono il film con i classici toni orchestrati, ma che subito dopo si immettono all'interno della storia e si incanalano nell'atto di enfatizzare il racconto e le situazioni senza mai diventare predominanti rispetto alla scena. Peccato per alcune banalità di regia e anche di sceneggiatura (ad opera, quest'ultima, di John J. McLaughlin) che qui e là tentano di ammiccare al grande pubblico e cercano di trasformare un film per pochi appassionati cinefili in una pellicola d'intrattenimento collettivo. Tutto sommato però Hitchcock risulta un buon prodotto interessante soprattutto per chi apprezza i biopic, ma anche per chi vorrebbe conoscere l'uomo dietro il Maestro (anche la donna, in questo caso) e, infine, per chi ama la realizzazione dei film in generale poiché potrebbe trovare spunti davvero molti interessanti al fine di capire meglio quale sia il modo migliore per creare un capolavoro. Ma si sa, dal buon vecchio Alfred c'è sempre e solo da imparare.
Hitchcock

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