Ne compra i diritti per farne un film ma gli studios rifiutano di finanziarglielo ritenendolo troppo horror e non in linea con la sua carriera. Ma Hitch vuole fare il film a tutti i costi e la moglie Alma, figura fondamentale per lui, lo sostiene anche se in parte è distratta dalle adulazioni di uno sceneggiatore marpione che la vuole concupire con la scusa di scrivere assieme una sceneggiatura.
E addirittura al regista inglese appare più volte Ed Gein in sogno e quindi non può rinunciare al suo progetto.
Decide di finanziare personalmente il film mettendo a rischio tutto il proprio patrimonio compresa la sua enorme magione con piscina, fa sparire dalle librerie il romanzo di Bloch per non far conoscere in anticipo il finale al pubblico e adotta quella che oggi definiremmo una geniale strategia di marketing per lanciare il film, riuscendo a superare non senza problemi il visto della censura.
Il resto è storia del cinema.
Hitchcock di Sacha Gervasi non è un biopic in senso stretto così come non lo era il Marilyn di Simon Curtis ( di cui abbiamo parlato qui) visto che preferisce concentrarsi su un determinato periodo della vita del grande regista inglese.
Oltre alla descrizione di tutti i retroscena della genesi di Psycho e il dietro le quinte della sua realizzazione c'è molto di più: c'è la descrizione di una personalità complessa fragile e tormentato dietro una facciata sicura e rassicurante, una sintesi di peccato e sensi di colpa, un grande uomo di cinema con le sue manie, fobie e paranoie, oltre naturalmente ai vizi privati da contrapporre alle pubbliche virtù.
E se è vero che dietro un grande uomo c'è sempre una grande donna, qui il peso specifico di Alma Reville, moglie e compagna di una vita di sir Alfred , è enorme, pari se non addirittura superiore a quello dell'ingombrante( in tutti i sensi ) consorte.
E' lei che tiene in mano tutto, che organizza il lavoro, senza di lei Hitch è perduto e non a caso la crisi personale subentra quando lei sembra che stia cadendo nelle braccia di un altro.
Allora vengono fuori prepotenti tutte le paranoie e le insicurezze del maestro inglese.
Impossibile parlare di un film come questo senza accennare ai due protagonisti assoluti. Anthony Hopkins finalmente ritorna ai fasti del passato con un'interpretazione straordinaria: non parliamo di mimetismo assoluto perchè effettivamente anche sotto un trucco e un parrucco( si fa per dire) consistenti non somiglia molto a Hitchcock. Ma è evidente che ne richiama almeno la fisionomia e sarebbe quasi irriconoscibile se ogni tanto non baluginassero quegli occhietti alla Hannibal da sotto tutto quel cerone.
Ma, pure se la somiglianza è piuttosto lontana, impossibile non essere travolti da un personaggio del genere e da un'interpretazione così aderente allo spirito dell'originale. Come non affezionarsi a uno che da fuori la sala cinematografica dirige con una bacchetta invisibile come un provetto direttore d'orchestra le urla di terrore degli spettatori, uno che all'inizio del film abbiamo visto più o meno come un impiegatuccio che ogni mattina timbra il cartellino entrando nei Paramount studios....
Peccato che succosi personaggi secondari come la Janet Leigh di Scarlett Johansson, la Vera Miles di una zannutissima Jessica Biel, l'Anthony Perkins di James D'Arcy ( una vera e propria copia sputata del giovane interprete di Norman Bates) o anche quello della segretaria tuttofare interpretata da Toni Collette siano lasciati abbastanza sullo sfondo, ma come si suol dire non si può avere tutto dalla vita, no?
Hitchcock è comunque film apprezzabile sia da chi voglia capire veramente che cosa si nascondesse dietro il maestro della suspense ( anche se le apparizioni in sogno di Ed Gein sono licenza poetica), sia per chi come me apprezza moltissimo i dietro le quinte e gli aneddoti legati alla realizzazione dei film.
Un tocco di metacinematografia senza esagerare ma solo per dare un tocco di colore in più a questa pellicola.
Per finire direi Amore e Psycho ma sicuramente qualcuno lo avrà pensato e detto prima di me.
( VOTO : 7 / 10 )