Ho aperto quel cancello…

Creato il 07 settembre 2014 da Salone Del Lutto @salonedellutto

Le coincidenze, gli errori. A volte un refuso ti apre i cancelli di un mondo che non conoscevi. E che improvvisamente catalizza la tua attenzione. Così il tentativo di saperne di più su Michael Cimino mi intrappola nel mondo del business dei cimiteri per animali…

Qualche sera fa, su RaiMovie, andava in onda I cancelli del cielo, il film che Michael Cimino girò l’anno successivo al Cacciatore. Non sono un’esperta cinefila, ma comunque un file nella mia memoria mi diceva che proprio questo film spalancò al regista e alla casa di produzione ben altri cancelli… La carriera di Cimino fu stroncata e mai più rilanciata ai livelli del Cacciatore, il film giudicato a più riprese uno dei più brutti della storia del cinema americano e la United Artists, la casa di produzione, fallì e chiuse i battenti poiché il budget speso – oltre 40 milioni di dollari – superò di gran lunga quello inizialmente previsto – 7 milioni. Tuttavia, è un’altra la storia di cui voglio parlare. Perché ecco, come ho detto è tutta la storia di questo film a interessarmi, al punto che, prima di mettermi a guardarlo, faccio un po’ di ricerche on-line. E digito il titolo in inglese, commettendo un errore fondamentale. Il titolo originale del film di Cimino, infatti è Heaven’s Gate, ma io ho digitato Gates of Heaven e…

E sono entrata in un altro mondo. Nel 1978 Errol Morris non ha ancora esperienze come regista, e decide di lavorare a un documentario che diventerà un classico e che nel 1991 Roger Ebert – forse esagerando un po’ – lo definirà addirittura una «underground legend» e lo inserirà nella lista dei dieci migliori film mai realizzati. E, con somma sorpresa scopro che l’argomento è assolutamente luttuoso. Morris, infatti, realizzò un’inchiesta sul business dei cimiteri per animali che nel 1978 pare fosse estremamente attivo. La storia è raccontata attraverso una serie di interviste e divisa in due sezioni principali: la prima dedicata a Floyd “Mac” McLure e al suo impegno affinché anche agli animali domestici fosse riservata l’opportunità di una sepoltura, di un “funerale”. La seconda al fallimento della sua impresa a vantaggio di altri agguerriti concorrenti.

Erbert, che è il massimo conoscitore di questo lavoro, ne elogia la capacità di saper mescolare tanti livelli narrativi che sono il pathos, l’ironia, la commedia: la natura umana. Il pubblico stesso, a suo dire, rimane indeciso sull’atteggiamento da assumere quando lo vede: se essere triste, divertito, se ritenerlo un lavoro serio oppure beffardo. Forse, mi vien da pensare, anche perché si sta parlando di morte. E di fronte a questo argomento sono sempre più convinta che non vi sia un atteggiamento univoco.

Non tutti furono convinti da subito della grandezza di questo documentario, di cui ho visto solo pochi spezzoni e sul quale non so esprimermi. Tuttavia, a quanto sembra, uno dei suoi massimi detrattori fu, ancor prima dell’uscita, dichiarò che il soggetto gli sembrava a tal punto improbabile che, qualora Morris avesse portato a termine il lavoro, lui si sarebbe pubblicamente mangiato una scarpa, la sua. All’uscita del documentario Herzog, che è un uomo di parola, tenne effettivamente fede alla promessa fatta, mangiandosi una scarpa, com’è testimoniato nel corto Werner Herzog Eats His Shoe. Non solo la mangiò, ma la cucinò pure, scegliendo il ristorante Chez Panisse di Berkeley e facendosi aiutare nell’impresa dalla chef Alice Waters. E la mangiò tutta, tranne la suola. Perché, effettivamente, uno del pollo mica si mangia le ossa…

Mille storie intrecciate, e connessioni che si creano grazie a un magnifico, divertentissimo errore. E, se vogliamo chiuderla per bene, mentre a Cimino i cancelli del cielo non portarono affatto fortuna, quelli di Morris ne lanciarono la carriera. Dopo i cimiteri per gli animali, infatti, realizzò altri importantissimi documentari, tra cui The Thin Blue Line e Mr. Death: The Rise and Fall of Fred A. Leuchter, Jr. e l’importanza del suo lavoro è stata riconosciuta anche dal Guardian, che l’ha definito uno dei migliori registi viventi… Ben vengano gli errori, dunque, se ti intrappolano in un’interminabile serie di errori che partono da Michael Cimino, passano per i cimiteri per animali e si concludono al tavolo di un ristorante…

di Silvia Ceriani

Per approfondire:
Three Feet Under
Ten Greatest Films of All Time
Gates of Heaven

Per vedere un estratto del film Gates of Heaven vai qui:
https://www.youtube.com/watch?v=rjEZv6y_YO4


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