Un’azienda immaginaria descritta nel corso di un vaneggiamento onirico
È da un po’ di tempo che mi capita di dormire male e di fare qualche sogno agitato. In qualche caso, ovviamente la spiegazione risiede banalmente nell’aver ecceduto gastronomicamente, la sera prima, in doppie razioni di peperonata. E si sa, non c’è niente come una scorpacciata di peperonata per garantirsi sogni così arzigogolati da far declassare un delirante film di Quentin Tarantino ad una favoletta in stile Walt Disney.
Stanotte, è stata una di quelle notti da “peperonata demenziale”, e il sogno che ne è scaturito – che ora con voi provo a ricostruire – è andato più meno così…
C'era un'azienda immaginaria, in un mondo immaginario, in cui il top management aveva trovato la Gallina dalle Uova d'Oro. La Gallina, per anni ed anni, aveva espulso dal suo dorato orifizio anale innumerevoli uova, ognuna interamente composta del prezioso metallo giallo. Non solo i privilegiati “raccoglitori” di altissimo livello, ma anche qualche servo della gleba, erano riuscito a ricavare da quell’insolita messe aurea una lunga serie di indubbi vantaggi.
Certo, ai molti “raccoglitori” di quelle stupefacenti uova toccava l’improbo compito di ripulire le uova sporche delle deiezioni avicole. Era un compito sgradevole, che essi svolgevano anche per conto dei loro padroni. Ma, essi alla fine resistevano alla pulsione di vomitare perché quel lavoro sporco era pur sempre redditizio. E poi, tutto sommato, dopo ogni raccolta bastava lavarsi accuratamente le mani per far sparire le tracce della merda che ricopriva quei “preziosi doni della natura”.
In quella stessa azienda immaginaria, però, serpeggiava una strana maledizione, che compensava con una strana ed inspiegabile sfortuna la tanta generosità che il fato, per altro verso, così benignamente assegnava loro. Capitava, e nessuno sapeva darsene una spiegazione realistica, che sparissero nel nulla cellulari, pc, macchine fotografiche, tutti gadget rigorosamente di proprietà aziendale. Quegli oggetti svanivano nel nulla: ora c'erano e, dopo qualche ora “puff”, non c'erano più, nemmeno girovagasse un Houdini in erba nelle stanze di quell’improbabile azienda.
Altro evento che contraddistingueva quell’azienda immaginaria, in un’epoca che ora sembrava retaggio di un passato oramai morto e sepolto: i viaggi per corsi fuori sede. Dirigenti e servi si recavano sempre in luoghi di alta classe, alberghi a tante stelle, ristoranti con molte forchette. Sempre vini pregiati, non sempre consumati in loco. Sì, capitava – ora si poteva confessarlo - che l'avventore al momento non avesse voglia di sorseggiare una pregiata bottiglia di vino d’alta classe. Ed allora, voilà, bastava far inserire la pregiata bottiglia nel conto e poi consumarla con calma a casa o, meglio, farne omaggio al dirigente che così generosamente ti mandava a fare l’inutile trasferta.
Per non parlare di chi ristrutturava casa servendosi di mano d'opera sviata dalle normali funzioni, magari utilizzando materiale acquistato per la manutenzione ordinaria. Famoso divenne, in quell'azienda immaginaria di un paese immaginario, un dirigente che si era attrezzato un salottino in pelle Frau per "ricevere amorevolmente" le sue collaboratrici, più o meno disinvolte.
Perfino a livelli molto bassi si riusciva a capitalizzare la propria posizione. Anche umili impiegatucci, con abili artifizi, riuscivano a "spillare" piccoli vantaggi personali, magari a scapito del bilancio aziendale. Famosa era quella che riusciva a farsi "consegnare volontariamente" orologi, buoni viaggio esotici, telefoni, tv ed altro ancora. Le bastava mettere "sulla buona strada" qualche piccolo imprenditore interessato ad accaparrarsi un appalto.
Tante vite al di sopra delle possibilità, in quell'azienda immaginaria di un paese immaginario, Nessuna sorpresa allora che ora la Gallina dalle Uova d'Oro cominciasse ad agonizzare. Ma, nonostante tutto, non sarà stato questo il motivo per cui tenevano in vita quell’azienda immaginaria?
L'Enfant Prodige