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Ho incocciato uno zampognaro

Creato il 20 dicembre 2015 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr

Ho incocciato uno zampognaro

Questo racconto, cari amici, risale alla mia mezza età, quando ero direttore in Ciociaria, ed ero signore di tutti i paesi che nomino, Natali che ho vissuto in prima persona, là ho abitato con la mia famiglia a lungo. Venne anche pubblicato in prima pagina, mi pare, da La gazzetta ciociara (ma non vorrei sbagliare, la memoria a distanza di una quarantina d'anni

è labile alquanto...)

HO INCOCCIATO UNO ZAMPOGNARO

Di quelli veri, autentica reliquia di tempi andati, giaccone in pelle di capra non lavorata e zampogna tra le braccia. Ai piedi, le "ciocie". La cantilena antica soffiata con forza nelle canne infilate nella sacca, mi ha fatto luccicare una lacrima.

Vedi, amico: questa è la Ciociaria ... Un paese ancora paese, pur nella pseudomodernità del capoluogo. Una zampogna, dalle nostre parti, passa, si ferma, si osserva e si ascolta, e continua ad andare... Una zampogna qui, in Ciociaria, all'un tempo ti gela e ti scalda le membra, giù, fino in fondo... e ti fa tremare di gioia... ti procura una commozione antica... E dovunque ti trovi a passare, qui, in questa terra una volta di pastori, oggi terra verde e pregna di storia, il cuore vola in cerca di presepi veri.

E vola a Ceccano, appiccicata sul fianco della montagna; qui di sera, passando dal basso, entri nel paesaggio del vero Natale, tra una miriade di piccole luci a indicare le case che riposano in attesa del sonno, nel silenzio di una pipa che un vecchio succhia cogli occhi chiusi, o nel vapore saporito di una polenta stesa sulla spianatoia, con intorno forchette vogliose... un paesaggio reale, che la gente del mondo s'ingegna a costruire sui presepi di casa...

Scende il bambino Gesù su Fumone insonnolita, attorcigliata intorno al maestoso castello che tenne in prigione papa Celestino, quello del gran rifiuto; e una stella guida ancora oggi la gente, su per i tornanti silenti, al castello, che veglia le sue case dalle tegole rosse e dai comignoli anneriti, fumanti di camini accesi; è come un padre che stringe in un abbraccio le sue figlie, a riscaldarle, il castello e le case...

Scende su Ferentino, arcana patria di ciclopi, arrampicata lassù, con le sue viuzze strette che salgono al paese e alla rocca, dove una chiesa, dalle solenni porte sempre aperte, stanotte attende i fedeli all'antica funzione, tra i canti natalizi degli angeli.

E si posa su Alatri dalla vetusta, maestosa cattedrale gotica, nella piazza della millenaria fontana circolare, aulica signora del paese, che sta, in un silenzio bianco di neve.

E scende su Anagni, la città dei papi, custode di millenarie preziose vestigia, dai nobili palazzi, dalle chiese fastose, dal campanile che solitario svetta possente al cielo dinanzi alla cattedrale, dalle vie medievali echeggianti antica vita.

E si posa alfine, su Veroli, dai "fasti latini" testimoni del tempo romano, che in essi s'è fermato.

Qui in Ciociaria, un suono di zampogna fa sì che Gesù scenda veramente dalle stelle, come canta il coro degli angeli, ogni notte del tempo di Natale, sui paesini aggrappati alle colline, qui in Ciociaria...

Dal duomo lassù sulla collina aranciata di lampioni, Frosinone, nel silenzio notturno del Natale, veglia sui suoi figli, in attesa che scocchi la mezzanotte, e allora le sue campane chiameranno al risveglio di festa, le campane di tutta la Ciociaria...

marcello de santis


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