Magazine Cultura
Ho l'impressione che Parigi, più di altre grandi città e forse solo come Roma, sia un luogo-nonluogo che faccia parte di una geografia umana interiore, rappresenti uno spazio emotivo privato carico di significati, simboli, contenuti onirici.
So di alcune persone che, pervase da reminiscenze letterarie e cinematografiche, si sono sentite poi deluse: anche questo è il segno di un mondo interno che conduce a Parigi e non sempre trova riscontri reali.
Io, che invece mi sono sentito a casa, ti consiglierei di ritornare nei posti dove dieci anni fa eri stata bene. Tra questi il Marais che ho scoperto essere il mio angolo prediletto, con i suoi palazzi, i suoni, gli odori, la parlata degli abitanti (Genius loci sive mas sive foemina, verrebbe scherzosamente da dire).
… A Parigi è meraviglioso camminare senza meta nei faubourg, lungo i boulevard, nei quartieri classici, immaginando il passo elegante della borghesia proustiana; ma è un'esperienza essenziale anche il contatto vero con la multiculturalità dei nuovi arrondissements.
Si ama Parigi se la si "respira", in tutte le sue forme e manifestazioni.
(TGV Paris Gare de Lyon – Torino Porta Susa, 28 ottobre 2015)