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...ho la vena polemica confusa!

Da Elisavagnarelli @VagnarelliElisa

‘Non ti fai mai sentire’. Se c’è una frase che odio è proprio questa. È più fastidiosa di qualunque cosa possa essere rimasto incastrato tra i denti dopo aver mangiato, più irritante del prurito dopo che si è stati vittima di un attacco kamikaze ad opera di uno sciame d’api. Automaticamente nella mente arriva la risposta pronta e secca: “Perché… tu, sì?!?”. Eh… già! Perché è proprio questo il bello della cosa. A farti pesare assenze più o meno conclamate e a farti sentire peccatore/peccatrice incallito/a in quello che è l’assurdo, utopico mondo del ‘vogliamoci tutti bene’ e del ‘pensiamo sempre a chi ci sta intorno’, è proprio colui/colei che non si fa mai sentire e che, semplicemente, si aspetta sempre e solo d’essere il centro della tua vita e di quella di tutti coloro che, per fortuna o meno, hanno a che spartirci. Mah! Quello che succede a me ad un certo punto è che se prima l’assenza era involontaria e dettata il più delle volte da un continuo rimandare a momenti migliori delle giornate (che poi passano inesorabili, senza aver preso il telefono in mano) quello in cui mi sarei fatta sentire, poi (dopo che mi è stato fatto notare e dopo che mi rendo conto che a farmelo notare è proprio uno/una assente cronico/a come me) diventa una questione di principio. Non mi faccio sentire perché non lo fai nemmeno tu e vediamo se te la pianti di puntare sempre il dito. A casa mia si è sempre detto: prima di guardare la pagliuzza nell’occhio altrui, soffermati sulla trave che c’è nel tuo. Sempre ottimo come consiglio e verissimo. Sarà infantile… sarà che si rischia di finire a prendersi a male parole con qualcuno, ma… sarà che non ci tengo poi tanto ad essere contornata di persone che non fanno che ripetermi ciò che io non ho fatto per loro e non si fermano un attimo di più a pensare che in fondo siamo tutti uguali e che… a tutti capita di fare o non fare qualcosa, di dire o non dire qualcosa, di trovarsi o non trovarsi in una situazione. È solo una questione di tempo. Che ci vuole ad essere un po’ più tolleranti?Altro aspetto che detesto del complicato mondo dei rapporti social-umani?!? Chi si trincera dietro la paura, per giustificarsi di non aver fatto o di non stare facendo qualcosa, ma accusa gli altri di non fare quello stesso qualcosa per paura. E che cosa è… l’asino che dice orecchione al cavallo?!? Personalmente… anche in questo caso ho un mio modo di vederla. Diciamo che cerco di evitare di arrivare al punto di essere considerata una ‘fifona’, semplicemente perché a me non piace vivere di paura e di rimpianti. Perciò, anche se rischio di fare una figuraccia, provo lo stesso a dire e/o a chiedere ciò che vorrei. E se va male, provo ad archiviare il tutto con un secco: “Pazienza!” che, però, non sempre funziona. Certo, il dramma c’è se capita di muoversi nei confronti di qualcuno che potrebbe morire di paura, ma che – diversamente da come faccio io – potrebbe decidere di volerci convivere. Allora, in quel caso c’è il rischio che arrivi il dubbio a rodere l’anima. Perché fa così? Ci penso su una volta, ci penso due, ci rifletto su anche tre volte. Poi, mi ricordo delle parole bellissime che una volta la nonna mi ha detto (io… ragazzina di poco più di quindici anni) vedendomi un po’ giù per una questione di cuore: “Se gli interessi… troverà il modo”. Ecco. Da allora, non l’ho più scordato. Ed è vero. Per chi ci interessa e per chi a noi interessiamo (e non parlo solo di amore!), il modo si trova sempre. E non c’è paura che tenga. In questo periodo - a dire il vero - mi capita spesso di interrogarmi sui possibili, probabili, sconosciuti perché di alcuni atteggiamenti che noto intorno e per cui a volte non posso fare a meno di starci male. Non penso di essere mai stata una persona troppo esigente, ma credo che nel dimostrare a qualcuno di tenerci o meno il linguaggio sia universale e vada ben oltre la telefonata, l’sms o il contattarsi o meno tramite Facebook. Penso che esistano al mondo individui che adoperano tutti questi strumenti quotidianamente, ma che alla resa dei conti ti lasciano solo/a da una parte a chiederti quanto sarebbero disposti a fare pur di non perderti. Penso che siano poche le persone che danno il valore vero all’amicizia (la cosa più brutta che mi è capitata è di sentirmi dire di non avere tempo nemmeno per un caffè) o a quello che ne potrebbe derivare (il mondo pullula di prese per il c**o e – sarà un caso – ma continua ad aumentare il numero di persone che non hanno più fiducia nei sentimenti… perché?), anche se poi queste stesse persone si sentono subito in diritto di replica e a volte di offesa, se viene fatto mancare loro qualcosa. Penso che… ecco! Forse, questa è un’altra questione dove sarebbe meglio riuscire a non pensare. Perché tanto non è qualcosa che si può cambiare a parole… perché a volte è semplicemente dura ammettere che non ci sono ‘ma’ che tengano… :-(
PS: Un bellissimo premio virtuale è arrivato da parte di Robby... rimando alla prossima il Post dedicato. Ancora un Grazie grandissimo. A presto!!! :-)

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