Direte ecco gli effetti del primo sole, senza cappello. No, il titolo così strano è perché ieri nel pomeriggio mi son posto un dilemma: aiutare nella potatura dell’ulivo (ha 60 anni e ormai mi copre ogni visuale) o vedere la gara ciclistica Milano-Sanremo, il rugby di Italia- Scozia (immaginavo che stavolta ce l’avremo fatta) insomma sedermi alla tv o relazionarmi con il mio giardino oltre ad aiutare nel lavoro (che nessuno mi aveva chiesto anche perché il mio contributo è a terra, cioè sminuzzamento).
Godermi il sole, il pettirosso che sembra assegnato dal Padre eterno al mio giardino (ogni primavera viene, si posa sui vasi, sui manici di scope, mentre osservo i danni della neve mi sta a 50 cm, incredibile) insomma quale vita scegliere?
Vedere, udire un avvenimento lontano o immergermi nel mio presente, faticando, salutando i passanti? Quale benessere induce utilizzare la manualità e i 5 sensi rispetto all’ormai inscindibile binomio vista-udito?
Dopo 3 ore ero sfinito ma il mondo era cambiato (l’ulivo ha ora solo rami semi spogli ora e ha perso 2-3 metri in altezza) e non solo avevo contribuito ,ma ne ero consapevole.
Un ragazzo a 23 anni decide di licenziarsi dal fare il tecnico informatico s sceglie di vivere su una casetta prefabbricata sulla Carnia con una stufa a legna per fare la vita veramente “sobria”.
Chi vuole conoscere la sua storia ecco il suo libro “Pecoranera. Un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura“.
Dal suo sito riporto la sua idea di orto e i suo valore sociale. http://www.progettopecoranera.it/
“il più piccolo degli orti è esso stesso compendio dell’intero Pianeta, una metafora tessuta da fibre vegetali, terra e acqua che ci insegna un modo responsabile di vivere il palcoscenico più grande, quello fatto di fiumi, montagne, mari, pianure. L’orto dona una visione privilegiata a chi lo coltiva. Serenità e una spolverata di saggezza. Così percorriamo le geometrie di ortaggi e ne usciamo pronti per affrontare le noie quotidiane»”