Oggi sono in vena di rivelazioni ed è per questo che senza vanagloria, ma anche senza falsa modestia vi dico che ho sventato un attentato dell’Isis. Davvero davvero? Certo che no, ma del resto ormai cani e porci sventano presunti attentati, i servizi, le polizie, le guardie notturne, persino gli hacker di Anonymous. Peccato che non si riesca mai a sventare gli attentati veri peraltro frutto della situazione impossibile creata. Ma quelli ci vogliono perché le grida di al lupo al lupo non perdano efficacia.
Nei giorni scorsi sono stati fermati due israeliani e quattro turchi che stavano facendo volare dei droni su piazza San Pietro e sul Colosseo eludendo per qualche minuto i cosiddetti servizi di sicurezza. E certo c’era da avere paura perché come in entrambi i casi è stato scritto i droni usati “erano professionali e non certo giocattoli” avevano persino una telecamera da 12 mega pixel e una risoluzione 4k. Solo tra le righe si dice che si trattava di Phantom 3, ovvero droni normalmente acquistabili presso qualunque catena di modellismo a 1200 euro, anche a rate da 40 euro al mese. Naturalmente hanno un raggio d’azione e un autonomia brevi, non potrebbero portare in aggiunta nemmeno un petardo, sono insomma aeromodelli per il diletto degli appassionati che ovviamente li usano nelle occasioni più disparate anche perché le immagini riprese sono visibili in tempo reale su cellulari e tablet. Ma naturalmente qualche giornale non ha perso l’occasione di titolare, specie riguardo al sorvolo guidato dai due israeliani, “minaccia islamica”.
In questo mondo di fantasia, in questo reality geopolitico dove impera il caos perché nel mio piccolo non dovrei vantarmi di aver fatto fallire un attentato del Califfato? Siamo arrivati al punto che lo stesso Stato maggiore americano fa trapelare il suo disappunto e la sua critica sulla scelta dell’amministrazione Obama di abbattere ad ogni costo Assad per procedere alla creazione di stati fantoccio in medioriente e di scegliere la strada di collisione con la Russia. O meglio ancora – lo si legge tra le righe – di aver scelto consiglieri come Brzezinski che vivono ancora nel mondo della guerra fredda e di aver fatto prevalere tesi e operazioni del governo ombra, ossia quel coacervo di potere amministrativo, politico, paramilitare ed economico con la Cia al centro che ha di fatto dettato la politica estera Usa fin dal tempo di Bush junior e che forse obbligherebbero ad una completa riscrittura degli eventi così come sono ufficialmente ricordati. Una delle ragioni, oltre al drammatico declino della classe media, per cui Donald Trump, nonostante la sua rozzezza sta avendo un successo inaspettato, grazie anche alla nullità dei suoi avversari in campo repubblicano e alla quasi certa vittoria di Hilary Clinton, simbolo della politica del caos, in quello democratico.
Il fatto è che il governo ombra Usa e quelli europei sono sorretti e abilmente guidati dai media. Visto che siamo alla fine dell’anno e poco prima di Natale è uscito su “Politico” il magazine ufficiale del lobbismo americano, un articolo su “Come vincere in Afganistan” che viene dopo una sconfitta già accertata, mi sono andato a vedere i titoli dei maggiori giornali Usa negli ultimi anni ad oggi (conservati per altri motivi) e l’irrealtà si è manifestata così solida da essere tagliata col coltello.
TwinCities.com, 17 novembre 2009 : Una linea blu di speranza per l’Afganistan
LA Times, 27 dicembre 2009 : Un anno di guerra e un progresso
Washington Post, 26 giugno 2010 : La strategia americana in Afganistan permette di sperare
Politico, 28 settembre 2010 : Nuove ragioni di speranza in Afganistan
NYT, 20 maggio 2011 : Finalmente una forza di combattimento
CNN, 16 marzo 2012 : 7 ragioni per sperare in Afganistan
CNN, 2 maggio 2012 : Motivi per mantenere la speranza in Afganistan
Washington Times, 1 giugno 2012 : Raggi di speranza in Afganistan
Politico, 21 marzo 2013 : Kandahar e la speranza
Politico 5 settembre 2013 : Torniamo su una guerra dimenticata
Washington Post 2 gennaio 2014 : I servizi sono troppo pessimisti sull’Afganistan
Politico 23 marzo 2014: In Afganistan va meglio di quanto non si creda
Wall Street Journal, 4 febbraio 2015: Come non dilapidare le vittorie conseguite in Afganistan
Washington Post 7 luglio 2015 : Gli Usa devono mantenere truppe in Afganistan
Naturalmente sono usciti anche articoli e servizi critici, ma il mainstream di gran lunga prevalente è quello ripetitivo della speranza e della forza contro ogni evidenza di un Paese distrutto, alienato, in preda alla corruzione ed esportatore di terrorismo nel quale proprio i talebani che stavano per essere sconfitti prima dell’invasione americana, adesso sono diventati l’unica speranza.
E io non posso dire di aver sventato un attentato dell’Isis?