Ho trovato una conchiglia bellissima sulla riva e l’ho subito raccolta, senza esitare, e nel raccogliere quella mi sono cadute dalle tasche tutte le altre che avevo già raccolto, inesistenti al confronto, che non potevano certo reggere il paragone…
Ecco quello che mi sta succedendo nei miei cinquant’anni; quello che non mi è successo a venti o a trenta e nemmeno a quaranta, e tutto questo grazie a questo nostro mondo di oggi che nonostante le sue infinite contraddizioni, o forse proprio a cause di esse, ha trovato, sta trovando, sta sperimentando attraverso i suoi straordinari strumenti vie di confronto e di sviluppo e di miglioramento di sé che solo dieci anni fa erano abbastanza impensabili.
Come spiegare il vantaggio di potersi connettere con il mondo con un clic, quando questo mondo prima stava chiuso, lontano, ostile, sconosciuto, minaccioso ed irraggiungibile?
Io sono ancora dopotutto solo una ragazza adulta, l’età dell’invecchiamento si è spostata infinitamente dopo i sessanta, ma mi è rimasto lo slancio dei bambini, quello che nessuno dovrebbe mai perdere o vergognarsi di coltivare. Come un bambino amo chiamare le cose con il loro nome, come i bambini percepisco l’incanto di una bella stanza piena di balocchi e come i bambini avverto il disagio di chi entrando nella stanza si mette a prendere a calci tutto quello che trova d’intorno solo per il gusto di distruggere i sogni degli altri, di chi ce l’ha qualcosa da sognare e da condividere.
Come un bambino non ragiono per quantità me per qualità, non ragiono per puro calcolo ma per istinto, ma come un adulto poi pianifico, faccio due conti e vedo come posso trovare le risorse per realizzare il progetto che mi frulla in testa, perché la vita l’ho vissuta, almeno in parte, e so che i sogni devono appoggiarsi su fondamenta che possano reggere l’impatto delle intemperie e di tutti quelli che il mio sogno non lo capiscono o non lo accettano. Per lo meno non ancora.
Ci sono le persone care che saranno lasciate fuori da questo progetto, perché loro hanno i loro di sogni, e perché nei loro non c’è posto per i tuoi, e dunque bisogna essere altro che bambini per dire a questi che non vorrebbero vederti andare via: “ Oggi me ne vado, ma non preoccupatevi, io continuo a rimanere vostra amica, è solo che ho trovato questa meravigliosa conchiglia che necessita di tutto il mio tempo futuro, di tutta la mia attenzione, e voi ormai siete grandi, non avete più bisogno di me, che invece ho bisogno d’avere il mio sogno, lo capite vero?”
No, non lo capiranno, perché sono egoisti e mi vorrebbero tutta per loro, perché senza di me dovranno fare più fatica, perché è più comodo stare in un mondo dentro strade già note e conosciute, dentro abitudini che non ci creano disagio ed imprevisti.
Così che per raccogliere questa meravigliosa delizia, dovrò combattere da sola, non ci sarà nessuno di loro che mi verrà a dire “come ti capisco, hai ragione, se vuoi ti aiuto…”
Troverò alleati intorno, spero, qualcuno che riuscirà meglio a comprendere, che sarà meglio bendisposto, ma la fatica maggiore sarà tutta mia, dovrò farla tutta da sola, e verrò assalita dai dubbi, dalla fatica, forse per un attimo anche dallo sconforto, ma poi mi tornerà nello sguardo l’immagine del mio tesoro trovato, del mio pupillo scoperto e desiderato.
Chi sono io per dire di nò a questo tesoro che oggi mi chiama? Chi sono io per rinunciare a un progetto dal quale potrà dipendere la felicità di altre persone e non solo la mia? Perché dovrei sacrificarmi per chi non ha mai fatto sacrifici simili per me e per chi ha già avuto ogni genere di attenzione senza avere la creanza di accorgersene e di rendermi merito?
Come vorrei non recare sofferenza a nessuno, come vorrei che coloro a cui ho dato la vita mi sapessero dire “Vai, corri, cogli l’attimo fuggente” , come vorrei che chi ha avuto tutto da me poi sapesse anche essere capace di fare solo qualcosa per me, ma non sarà facile, non c’è certezza, non c’è nessuna garanzia che io ne uscirò sopravvissuta…
Tuttavia devo rischiare, perché non si ripeterà questa occasione, perché non succede tutti i giorni di trovare mister occasione che ti invita ad entrare nel suo regno, un regno meraviglioso dove si lavora per tutti e tutti insieme, dove le persone sono legate da ideali e da scopi comuni, dove ti senti in compagnia anche quando sei da solo, dove le giornate dovrebbero avere 36 ore perché 24 non bastano, dove non c’è tempo per demoralizzarsi perché le cose da fare non ti danno il tempo di pensare “sono inutile…”
E allora parliamo del coraggio che dovrò avere, parliamo della durezza che dovrò chiedere al mio cuore, della lucidità che dovrò esigere dal mio cervello, della resistenza che dovrò chiedere a tutto il mio corpo, della fortuna che mi dovrà sostenere, ed alla fine torna ad assalirmi un dubbio, quello più terribile: “Ma questa conchiglia è davvero così bella? O mi sto ingannando? Non è che sto prendendo lucciole per lanterne?” Perché se così non fosse, avrò seminato fatica per raccogliere aria, e avrò fallito, diventerò lo zimbello di chi potrà ridere di me, e non reggerò alla delusione di avere scambiato per oro solo un volgare metallo che non varrebbe nemmeno un centesimo o un minuto del mio tempo.
Ma ci si può sbagliare così gravemente? Forse, chi può dirlo.
Tuttavia devo fare la mia scelta, dichiarare il mio amore, decidere da che parte stare, decidere di essere coerente, agire per concretizzare, senza perdermi d’animo.
Il mio amore si chiama giustizia, si chiama felicità, si chiama bellezza, si chiama fiducia, si chiama collaborazione, si chiama utilità, si chiama riuscire ad essere serena per avere dato giustizia, per avere dato felicità, per avere dato bellezza, per avere dato fiducia, per avere dato collaborazione…
E poi ne sono certa, dopo tutto questo travaglio io ritroverò vicino anche quelli che oggi mi sono lontano, io potrò ancora essere d’aiuto a chi oggi mi è ostile, loro dovranno riconoscere la mia serietà, l’onestà che ha dettato i miei comportamenti, l’umanità del mio sentire che è proprio uguale alla loro umanità.
I miei nemici nemmeno li calcolo: chi se ne frega di quello che pensano, chi se ne frega di quello che possono inventarsi di falso…loro non potranno mai capire le ragioni del mio gesto, perché ne sono abissalmente lontani.
Ma il futuro dei miei cari, quello sì, di quello m’importa moltissimo, almeno quanto del mio.
Del resto così va il mondo da sempre; chi abbiamo amato non sa essere a volte riconoscente, almeno fino a che non ha compreso, e chi non ha ricevuto mai nulla sarebbe disposto a rendersi utile pur non potendolo fare, e chi vorrebbe stare tranquillo non se lo può permettere di tacere; poi alla fine come per magia ogni pezzo di puzzle trova la sua collocazione, e d’improvviso le ostilità si trasformano in comprensioni, i dinieghi in amori incontrollabili, le turbolenze in tranquilli corsi d’acqua.
E tutti vedono finalmente quanto è bella questa conchiglia…
Io la voglio questa delizia del mare; io l’ho già raccolta e voglio condividerla.