Non so se esista una definizione di questa cosa, nel caso riportatemela nei commenti: se una definizione è inflazionata/malvista o altro, basta usarne un’altra simile che nessuno ha ancora usato/sentito.
Bene, e allora per quello che faccio io ho deciso di coniarne una (che poi arriverà qualcuno a dire che ci aveva già pensato) per me, ma se altri la vogliono usare possono farlo tranquillamente.
Calcolando che “scrittore” non fa per me e nemmeno la voglio come definizione, mi piace di più autore. Sì, ma che tipo di autore? Ebbene, visto che pubblico i miei lavori senza passare per CE, filtri vari, vip a cui leccare il culo, gente da ingraziarsi mandando fiori e cioccolatini, il modus operandi è il solito:
- Stesura
- Revisione
- Beta readers
- Invio all’editor
- Lavoro di editing insieme al suddetto editor
- Impaginazione
- Cover
- Pubblicazione
- Royalties ogni mese in percentuale dal 35% al 70%
- Reperibilità ottima
- Distribuzione World Wide (WORLD WIDE)
Io posso dire di essere un autore artigiano. Perché artigiano? Perché nel mio laboratorio inizio l’opera, insieme ad altri professionisti la completo e poi mi occupo io di farla arrivare al pubblico. Sono come il falegname che costruisce mobili, sedie, tavoli e altro nel suo laboratorio e che vende direttamente a negozi a lui congeniali.
Insomma, non sono un artigiano che ha voglia di mandare il proprio lavoro ai mobilifici in grande scala, quelli dove i mobili sono fatti in catena di montaggio: sono ancora uno che prima si fa il mobile e poi prova a venderlo, e spesso sono mobili che non piacciono al grande pubblico, ma fa lo stesso.
Quindi, chiamatemi pure autore artigiano, mi troverete dietro l’hashtag #autoreartigiano .
Aggiornamento: ho creato anche la pagina Facebook di Autore Artigiano, così potete metterlo come lavoro, se volete.