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Ho ucciso il mio narcisismo...

Da Valepi

... o forse gli ho dato solo qualche settimana di prognosi riservata... non lo so ancora... ma non è questo l'importante.
Il suicidio narcisistico è qualcosa a cui ogni professionista della relazione d'aiuto prima o poi dovrebbe seriamente pensare. Non possiamo aiutare veramente l'altro se, sotto sotto, siamo convinti di dover fare bene, di dover essere bravi, di dover dimostrare qualcosa a qualcuno o a noi stessi. Se partiamo da questa posizione il lavoro che faremo non lo faremo per l'altro, ma principalmente per noi stessi, per andarcene a casa sereni convinti di aver fatto la bella e perfetta seduta, il colloquio dei colloqui. Perchè, non meniamocela: aiutare l'altro è tanto bello e ci dice di noi che siamo tanto bravi, tanto preparati, ma siamo sicuri di farlo davvero per l'altro e non per nutrire il nostro narcisismo?
In gestalt si dice una cosa curiosa: se si vuole aiutare veramente l'altro è importante partire con il piede giusto. Una bella figura di merda. Bella bella però. Sufficiente da uccidere il nostro narcisismo e farci prendere contatto con la nostra imperfezione, con il fatto che non è per dimostrarci bravo che dobbiamo entrare in relazione con l'altro, perchè se lo faremo così non lo faremo mai bene.
Una bella figura di merda. Buttandosi. Facendo cose che non siamo sicuri ci porteranno al successo, anzi! Più siamo sicuri di fallire, meglio e più efficace è il suicidio narcisistico.
Non è facile, ovviamente. Non è facile rinunciare alla nostra parte idealmente perfetta, perfezionista. Non è facile farlo con consapevolezza.
... a volte però qualcosa si muove...
Quando ho iniziato il balletto del civadononcivadocivadononcivado, quello che poi sono andata e sono entrata nella bolla di sapone e che quando è scoppiata la bolla... beh... cascare non è stato poi così bello... insomma, quando è iniziato il balletto, mi sono anche detta: Ma si, posso farlo anche come esercizio di crescita personale: devo espormi alla possibilità di un fallimento e magari anche fallire e vedere un po' l'effetto che fa non essere, una volta tanto, quella a cui tutto riesce sempre.
Si, me lo dicevo, ma la sensazione era di stare a raccontarmela un po'. Cioè, me la raccontavo proprio bene (come al solito) ma la possibilità di fallire e il successivo effettivo fallimento hanno bruciato parecchio... altro che prognosi riservata!
E invece qualcosa si è mosso. Lo sento. Lo vedo.
Episodio 1.
La settimana scorsa andando via dal lavoro, intravvedo una persona che mi sembra di conoscere in amichevoli chiacchiere con il custode, passo davanti a loro, li saluto, saluto lei molto amichevolmente, la chiamo anche per nome. Lei mi guarda perplessa e mi dice "Non, non sono io. Mi stai confondendo con qualcun'altra".
Qualche settimana fa per una cosa del genere sarei sprofondata nel mio personale baratro di vergogna e sarei fuggita via, maledicendo quel minimo infinitesimale di iniziativa che a volte mi porta a salutare persone che non sono sicura di conoscere e benedicendo la mia proverbiale orsitudine che solitamente mi porta a girare la faccia e far finta di non aver visto.
Qualche settimana fa, appunto... quel pomeriggio invece ho fatto un sorriso, ho chiesto scusa, ho scambiato ancora qualche parola con il custode e la ragazza che evidentemente non conoscevo e dopo qualche minuto sono approdata alla mia macchina con la consapevolezza che c'era qualcosa di strano. Di diverso.
Mi sono chiesta dove fosse finita la mia vergogna. Ma non ci ho fatto caso più di tanto. Ho un po' riso di me e sono tornata a casa.
Episodio 2.
Nel finesettimana ho avuto weekend di specializzazione. I primi weekend dell'anno sono stati purtroppo pesantemente rovinati dalla bolla di sapone. Non mi sono messa minimamente in gioco, ho partecipato solo superficialmente alle esperienze, tutto quello che succedeva mi arrivava solo in maniera ovattata, attutito e distanziato dalla bolla.
Quest'ultimo weekend invece è stato ricco, divertente, nutriente di emozioni e riflessioni. Mi sono buttata, ho rischiato di fare figuracce, le ho anche fatte forse, sono anche cascata durante un esercizio di attivazione, inciampando su un piede non meglio identificato, ho più o meno consapevolmente lottato per suicidare il mio narcisismo e incontrare la famigerata figura di merda, senza sapere minimamente dove fosse andata in vacanza la mia vergogna e se avesse prenotato una stanza insieme al mio imbarazzo sul rievocato Titanic.
E sapete che c'è? Mi sono DIVERTITA. Mi sono messa in gioco. Ho riso, mi sono piaciuta, ho fatto delle cose belle e delle cose brutte e sono riuscita a fare tesoro di quelle brutte.
Mi sono permessa di essere semplicemente quella che sono. Senza pensare a come e cosa DOVER essere o fare per ESSERE LA MIGLIORE.
Mi sono permessa di rischiare, giocare, andare verso l'altro usando me stessa, le mie sensazione, senza giudicarle e incasellarle in categorie da valutazione scolastica.
Mi sono fatta una fantasia su quello che sta succedendo: il fallimento su quella cosa, quello bello pesante, quello che mi ha messo di fronte non alla possibilità, ma alla certezza della mia non perfezione ha atterrato talmente tanto il mio narcisismo da permettermi d'ora in avanti di poter essere qualsiasi cosa... tanto peggio di così non può andare. È stata la mia personale e fenomenale figura di merda. Il mio suicidio narcisistico.
Non so quanto durerà. Credo che l'addestramento alla figura di merda sia qualcosa che chi, come me, è cresciuta nell'ideale della perfezione dovrà inseguire e monitorare per tutta la vita.
Per ora mi godo gli effetti di questo periodo, senza sapere quanto durerà, semplicemente osservando una me stessa che in parte mi appare nuova e che mi piace.
E poi continuo l'addestramento: frequentare emozioni, addestrarsi al sentire estetico... mi piace come spunto.
Vi farò sapere!

Ho ucciso il mio narcisismo...

Immagine presa QUI



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