Il giudizio di Federica De MasiSummary:
Dopo il successo di Amiche da morire, Giorgia Farina torna al cinema con una nuova dark comedy ancora una volta tra thriller e femminilità.
Micaela Ramazzotti (Il nome del figlio, La prima cosa bella) è la protagonista di Ho ucciso Napoleone, il secondo lungometraggio firmato dalla regista romana Giorgia Farina, indossando i vestiti (firmati) di un’eroina sui generis per raccontare una storia di vendetta, lavoro, maternità e solidarietà femminile.
Il film ha al centro una protagonista cattiva, algida, acida, calcolatrice e senza scrupoli, una sorta di incrocio (almeno nei capelli e nell’anima) tra Maleficent e Beatrix Kiddo di Kill Bill, che non esita a mettere in scena la sua vendetta dopo che l’azienda farmaceutica in cui lavora la licenzia in tronco senza apparente motivo. Ma c’è un dubbio: Anita è stata licenziata perché ha un carattere complicato e scomodo, oppure perché da poche ore ha scoperto di essere incinta del suo capo?
Nel nostro panorama cinematografico è difficile trovare caratteri femminili che escano con facilità dagli schemi di donne disponibili, dolci, fedeli compagne o sfigatelle in cerca dell’amore che di solito siamo abituati a vedere nelle commedie italiane. Questa controtendenza è di sicuro un punto a favore per Ho ucciso Napoleone, che si muove con maestria in più generi cinematografici, dalla commedia al thriller fino al noir, senza tralasciare momenti stilizzati come un fumetto con tinte pulp che ricordano da vicino l’universo di Quentin Tarantino.
Nel film si parla di lavoro e sentimenti, realizzazione e famiglia, binomi che non sembrano sempre riuscire ad andare allo stesso passo. Argomenti questi che danno respiro alla commedia e non la ancorano alla trama che qualche volta scricchiola (a partire dalla morte di Napoleone) per eccessive linee narrative sovrapposte. La regista mette in scena un cinema diverso, curato nel dettaglio e nei movimenti di macchina, che i palati assuefatti apprezzeranno. Peccato per l’interpretazione di Micaela Ramazzotti eccessivamente caricaturale, nonostante il ruolo lo richiedesse, tanto da sembrare finta, legnosa e dopo un po’ anche noiosa.
Un plauso invece va ai due co-protagonisti maschili: Libero De Rienzo e Adriano Giannini, che interpretano due personaggi strutturati che cadono ai piedi di Anita, ma riservano lungo la visione del film alcune sorprese. A rendere Ho ucciso Napoleone una commedia comunque godibile e avvincente è un quartetto di caratteriste niente male: un gruppo formato da una spacciatrice di farmaci, una tossica di prodotti dimagranti e una disoccupata, interpretate da Elena Sofia Ricci, Iaia Forte e Monica Nappo.
Ho ucciso Napoleone è un film scritto da donne – la sceneggiatura è stata scritta dalla regista insieme a Federica Pontremoli (Habemus Papam, Magnifica presenza) – fatto di donne e soprattutto fatto della loro unione: una solidarietà femminile che qui sembra essere la chiave per superare qualsiasi ostacolo.
Federica De Masi per Oggialcinema.net
Ho ucciso Napoleone: la vendetta è cinica e fredda ma soprattutto al femminile ultima modifica: 2015-03-27T22:34:46+00:00 da Federica De Masi