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Ho un grosso pasticcino che non riesce a camminare

Da Parolesemplici

Succede a tutti di percepire delle strane sensazioni, in senso positivo intendo. In quei casi apro un foglio e via! Lo scrivo. Starà diventando una malattia? Non m’importa. Lo faccio solo per capire meglio, come quando guardi attraverso un cannocchiale una stella, ugualmente io quella stella  riesco solo ad ammirarla dalla retina di un cannocchiale. Posso ingrandire la visuale, ma non posso cercare di raggiungerla, salterei invano e nel peggiore dei casi finirei a terra da un’altezza di parecchi metri.

Non ti resta che capire di chi è la colpa e agire” direbbe l’ipocrita. “È troppo facile!” risponderebbe lo scettico. Beh io scelgo la via di mezzo: scelgo di dare la colpa alle cose. Il cattivo problema è sempre il non avere risposte quando servono, e l’averne tante quando invece non servono. Al di là dei discorsi psicologicamente esistenziali, esiste un modo infallibile per risolvere i problemi, che va ricercato in un “mondo possibile” che non riguarda ovviamente questo assurdo mondo reale.

Ho un grosso problema.

Come la mettiamo? Facciamo finta che in questo mondo immaginario non esistono grossi problemi, ma solo piccoli interrogativi. “Cosa c’è che non va?”. Forse è meglio immaginare che i problemi non esistono, che non si chiamano problemi e che hanno un identità. Dunque, “ho un pasticcino!”

Ecco, così va meglio. “Ho un grosso pasticcino che non riesco a digerire!”

In questo caso la digestione anche è un problema reale, perciò meglio sostituire anche il verbo: facciamo finta di avere un grosso pasticcino che non riesce a camminare. Quindi il problema non è più tuo, ma è del pasticcino. Cosa ne pensate?

Arriviamo subito alla soluzione del problema. Questo pasticcino – qualunque aspetto abbia – non è impacciato, non è per niente espressivo, quindi né piange né possiede una faccia triste. I piedi? No, ha solo un paio di mani che camminano al posto dei piedi. In questo modo l’immagine del pasticcino che non riesce a camminare è più inverosimile, ed è quasi impossibile esista nella realtà. Allora all’affermazione “ho un grosso pasticcino che non riesce a camminare!” togliamo il punto esclamativo che non serve.

“Ho un grosso pasticcino che non riesce a camminare”. Ho provato a ripetermelo più volte ad alta voce, sono finita a ridere, ridere di me e di quello che ne era rimasto di un lontano ed originario problema, e ho considerato talmente tanto ridicolo il problema da dire a me stessa: “E quindi?” I pasticcini non camminano.

Flavia Altomonte

Una Valigia di Caffè


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