Ho una variante dell’«io se fossi Dio» di Giorgio Gaber, si tratta di un parlamento interiore che legifera con esemplare spietatezza, ma mitigata dal rispetto della mia Costituzione, che al primo e solo articolo recita: «Unicuique suum»Bene, tanto per tenervi informati dei lavori in corso, vi dico che, subito dopo aver varato la legge che vieta agli antispecisti di poter usufruire di terapie chirurgiche e farmacologiche divenute pratiche mediche correnti grazie alla sperimentazione animale, ora è in discussione la norma che, se passa, vieterebbe ai passatisti l’utilizzo di tutto ciò che è moderno.Stavolta la discussione va un po’ per le lunghe, perché «passato» e «modernità» sono concetti assai fluidi, in ogni caso pare che il dibattito abbia imboccato la via giusta, sono sicuro che tra non molto arriverà risposta all’istanza che sale dai coglioni, che già da tempo roteano chiedendo al legislatore di trovare una soluzioneall’insopportabile piagnisteo di chi sputa nel piatto in cui mangia: nell’impossibilità di chiuderli in una macchina del tempo e mandarli a fare in culo nella loro vagheggiata Arcadia, che per alcuni è quando non c’era internet, per altri quando non c’erala tv, per altri ancora quando non c’erano gli antibiotici, prende corpo l’idea di tagliar loro la luce, il telefono, il gas e l’acqua corrente, limitando le cure di cui abbiano bisogno a salassi e cataplasmi, a consentirne gli spostamenti solo a dorso di muli, e robe del genere.Stamane, per esempio, ha preso la parola l’onorevole ***, che ha preso spunto da quello cheun avanzo del neoidealismo crociano ha scritto su Il Foglio di giovedì 16 gennaio, almanaccando sulle bufale che non stanno più in ammollo nella melmacome nei quadri dei Macchiaioli («povere bufale»), sui neurologi che hanno degradato l’anima a cervello, sugli «ateisti» (sic) che vorrebbero l’avessimo artificiale, il cervello, perché, a suo dire, ritengono che «un uomo con cervello artificiale non ha bisogno di Dio», e su quanto «la tecnica e le tecnologie mi sono odiose». Insomma, una uàllera gigantesca.«’Sto stronzo – ha dettol’onorevole ***, eletto in una circoscrizione tra le più rustiche del mio sentire – rompe er cazzo pecché dopo che l’homo habilis è diventato erectus, e poi sapiens, mò c’è pericolo che possa diventa’ homo electronicus. Se chiede se ce sarà un post umano dopo er post moderno. Dice che c’è er rischio chele machine possano addiventa’ parte dell’homo, col rischio che poi ce va in sintetico. Pe’ inciso, rubacchia virgolettati da quello che ’artra fetecchia de la stessa razza ha scritto quattr’anni fa su la Repubblica. Sia detto pe’ chi nun lo conosce, onorevoli colleghi, ’sto stronzo è sordo come ’na campana e sta da mezzo secolo attaccato a ’n apparecchio acustico d’alta tecnologia, mica a un corno de bufala...»
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Ho una variante dell’«io se fossi Dio» di Giorgio Gaber, si tratta di un parlamento interiore che legifera con esemplare spietatezza, ma mitigata dal rispetto della mia Costituzione, che al primo e solo articolo recita: «Unicuique suum»Bene, tanto per tenervi informati dei lavori in corso, vi dico che, subito dopo aver varato la legge che vieta agli antispecisti di poter usufruire di terapie chirurgiche e farmacologiche divenute pratiche mediche correnti grazie alla sperimentazione animale, ora è in discussione la norma che, se passa, vieterebbe ai passatisti l’utilizzo di tutto ciò che è moderno.Stavolta la discussione va un po’ per le lunghe, perché «passato» e «modernità» sono concetti assai fluidi, in ogni caso pare che il dibattito abbia imboccato la via giusta, sono sicuro che tra non molto arriverà risposta all’istanza che sale dai coglioni, che già da tempo roteano chiedendo al legislatore di trovare una soluzioneall’insopportabile piagnisteo di chi sputa nel piatto in cui mangia: nell’impossibilità di chiuderli in una macchina del tempo e mandarli a fare in culo nella loro vagheggiata Arcadia, che per alcuni è quando non c’era internet, per altri quando non c’erala tv, per altri ancora quando non c’erano gli antibiotici, prende corpo l’idea di tagliar loro la luce, il telefono, il gas e l’acqua corrente, limitando le cure di cui abbiano bisogno a salassi e cataplasmi, a consentirne gli spostamenti solo a dorso di muli, e robe del genere.Stamane, per esempio, ha preso la parola l’onorevole ***, che ha preso spunto da quello cheun avanzo del neoidealismo crociano ha scritto su Il Foglio di giovedì 16 gennaio, almanaccando sulle bufale che non stanno più in ammollo nella melmacome nei quadri dei Macchiaioli («povere bufale»), sui neurologi che hanno degradato l’anima a cervello, sugli «ateisti» (sic) che vorrebbero l’avessimo artificiale, il cervello, perché, a suo dire, ritengono che «un uomo con cervello artificiale non ha bisogno di Dio», e su quanto «la tecnica e le tecnologie mi sono odiose». Insomma, una uàllera gigantesca.«’Sto stronzo – ha dettol’onorevole ***, eletto in una circoscrizione tra le più rustiche del mio sentire – rompe er cazzo pecché dopo che l’homo habilis è diventato erectus, e poi sapiens, mò c’è pericolo che possa diventa’ homo electronicus. Se chiede se ce sarà un post umano dopo er post moderno. Dice che c’è er rischio chele machine possano addiventa’ parte dell’homo, col rischio che poi ce va in sintetico. Pe’ inciso, rubacchia virgolettati da quello che ’artra fetecchia de la stessa razza ha scritto quattr’anni fa su la Repubblica. Sia detto pe’ chi nun lo conosce, onorevoli colleghi, ’sto stronzo è sordo come ’na campana e sta da mezzo secolo attaccato a ’n apparecchio acustico d’alta tecnologia, mica a un corno de bufala...»
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