Qualcuno lo ha già definito "uno dei concerti dell'anno", altri hanno scritto robe d'altri tempi; e per me hanno ragione. Bel festival, il 10 giorni suonati di Vigevano: grande location, acustica e volumi da vero concerto rock, birre artigianali, vini e carni bio, una bella atmosfera. Fatto sta che i corvi si confermano per quello che sono, e cioé una straordinaria macchina del tempo capace di farti salire su un ottovolante che viaggia a cento all'ora fra Allman Brothers, Lynyrd Skynyrd, Grateful dead, Rolling Stones, Otis Redding e Led Zeppelin. Derivativi? Indubbiamente. Poco originali? Sicuro. Echissenefrega. E' come il classico Barolo, non vuoi aspettarti altro ed invecchia alla grande! La realtà è che suonano in modo pazzesco e ti conducono là dove pochi riescono.
Più contrasto non poteva proprio esserci con gli Arcade Fire del Summer festival di Lucca: dagli anni settanta, dalle improvvisazioni di venti minuti con assoli dilatati, dal sud della Georgia piena di soul e funky, al nord del Canada, agli anni ottanta, ad un muro di suono senza assoli o divagazioni.
La band che sta ridefinendo il suono e la scrittura del rock di questi anni ha proposto un gran concerto, pieno di idee e creatività, un circo musicale dove tutti suonano tutto e dove le canzoni arrivano potenti e dirette, senza intermediazioni. Punk ante litteram, a cominciare dalla mise militaresca di Win Butler che pare Joe Strummer. Peccato non abbiano fatto Suburban War, che è il pezzo migliore dell'ultimo disco, ma quel che è certo è che tra vent'anni vedremo canzoni come Wake Up o Ready to start come il meglio della musica di questi anni.
Insomma, in due giorni ho visto il passato ed il futuro del rock e sono felice.