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Ho visto Parigi ma ero sotto anestesia.

Creato il 08 febbraio 2014 da Pinocchio Non C'è Più

Ultimamente vedo più spesso la guardia medica di mia madre.
Sarà l’età che avanza, sarà che voglio fare il figo e non c’ho più il fisico (come disse la mamma di Einstein quando il bimbo andò via di casa), fatto sta che questa notte/mattina mi son ritrovato nell’ormai familiare ambulatorio.

Mi sono svegliato nel cuore della notte con un mal di denti da prendere a craniate un bisonte. Ora, diciamocelo, sono un uomo e questo non gioca a mio favore. La prima cosa che un maschio adulti si sente ripetere quando sta male è quella di non riuscire a sopportare il dolore, pare infatti che un giorno, un vattelapesca di dottore (ma io sospetto…dottoressa) abbia stabilito che la soglia di sopportazione maschile sia di gran lunga inferiore a quella delle donne. Il discriminante è il parto. Sempre e comunque.
Puoi finire scorticato vivo e patire le pene dell’inferno, ma arriverà sempre una donna, in particolare una mamma, ovviamente non la tua (ma a volte anche la tua si lascia andare) che ti dirà con mento alto e sguardo fiero “tsè io ti farei provare i dolori del parto, vedrai che dopo gli altri sarebbero passeggiate di salute”.

Ma che cazz…ehm caspita di paragone è?…allora io ti farei provare a pulire i cessi durante il militare…vedrai che dopo ti sembrerà di camminare in campi di lavanda..
Lo so, in questo momento mi sto inimicando le simpatie di tutte le donne che mi seguono…ma abbiate fede, saprò farmi perdonare.

Insomma, io non ho mai partorito, e, a meno di clamorosi sviluppi genetici, dubito che proverò quel tipo di dolore, ma anche il mio “misero” mal di denti può dire la sua in fatto di dolore. Tra l’altro non mi sono neanche impressionato più di tanto, a parte allertare l’elisoccorso (questa me l’hanno suggerita su facebook) e iniziare a scrivere le mie ultime volontà, per il resto niente di che.

Il medico che mi visita è quello dell’aloe, ma stavolta è vestito e ha pure rinnovato il campionario delle bestemmie. Sbadiglia, sbuffa, scuote la testa…cazzo l’ho svegliato, mi dispiace….mi sento in colpa, ma il mio premolare mi riporta alla realtà, se non mi da qualcosa gli salto in testa come un mastino napoletano. Prende una fiala e una siringa…si avvicina e mi propone una domanda spiazzante “preferisci sulle chiappe o in bocca?”…oh…non scherziamo…che domande sono…non capisco ma nel dubbio rispondo “chiappe! Se non altro sono libero di protestare” (questa è un pò articolata, infatti lui non l’ha capita e m’ha somministrato il Tora-Dol per via sub-linguale).

L’effetto è pressoché immediato, riprendo ad essere nel pieno della mia (semi) facoltà mentale, salgo in macchina ed è ancora buio…e qui…scatta qualcosa….

Non mi capita spesso di guidare mentre tutti stanno dormendo, tantomeno mi capita di farlo nella mia città, è una sensazione strana, ne approfitto e faccio il “giro lungo”, arrivo in centro ed è deserto, è silenzioso, è bellissimo. Decido di fare due passi per il corso, lo so, non è una cosa da persone sane di mente, ma cavolo, sono sotto anestetico….posso permettermelo.
Non l’avevo mai vista sotto queste veste, anzi, l’avevo vista, ma non l’avevo mai guardata, eppure lei era sempre stata lì, con le sue insegne, la piazza con la fontana, l’hotel a ore vicino alla stazione, che ti prendono per pappone anche se ci vai con la tua bisnonna, il duomo, le due banche, il panettiere che conosco da una vita e mi chiama dicendomi “oh…che cazzo ci fai in giro a quest’ora?” – “niente, facevo due passi” lui scuote la testa urlandomi “cambia spacciatore !!!” , il silenzio è quasi totale, quasi mi imbarazzo a camminare, ho timore dei miei passi, del mio telefonino che scatta foto, come se stessi vedendo per la prima volta quelle case e quelle vie, che a pensarci, forse è veramente la prima volta che le guardo così. E adesso posso tendere l’orecchio, e se ascolto bene lo sento, si cavolo lo sento… Il rumore di fondo della città, il suo respiro e lo sento così bene che mi pare anche di percepire il saliscendi dei suoi polmoni, il petto che si gonfia.
Torno in macchina, dalla radio esce una canzone in francese, perfetta per quell’atmosfera da tardo decadentismo parigino.

Questa è la mia città con la giusta misura, non troppo invadente, nè troppo indifferente, ci accoglie, ci protegge col suo pezzo di mare, ci guarda passare pensierosa e sognante, ci lascia partire ed incrocia le dita.

In realtà questo post è nato appena sono rientrato a casa, non volevo rischiare di perdere certi suoni e certi odori, e poi come dice il Liga “sarà che anche qui, le quattro del mattino, sarà che anche qui l’angoscia e un pò di vino”…il tempo che abbia inizio in pieno l’effetto dell’analgesico e quando riapro gli occhi è giorno fatto. Com’è giusto che sia.

Perchè la mia “piccola città” mi guarda e sorride. (lo so, vi aspettavate il Guccio…e invece…noi siamo un po’ più rock).

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Ho visto Parigi ma ero sotto anestesia.


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