Devo dire che sono stata trascinata più dal nome di Spielberg che non dal titolo del film. Ho letto anche io in gioventù le avventure di Tintin ma ho sempre preferito Disney.
Il film che è nella forma tridimensionale, (per gli spettatori ha il limite degli occhiali pesanti e fastidiosi), è interpretato da Jamie Bell, che tutti abbiamo conosciuto nei panni del talentuoso Billy Elliot ed è perfetto nei panni di Tintin, il reporter belga creato da Hergé che rivive sul grande schermo grazie appunto a Steven Spielberg (regista) e Peter Jackson (produttore). Bell impresta voce e corpo alla tecnologia della performance capture per dar vita a un film in computer grafica che ricorda tanto le avventure di un giovane Indiana Jones. Sembra confermarlo anche Bell ospite del Festival di Roma, “il ciuffo in testa di Tintin è come la frusta per Indy”. Ironia, azione, viaggi intorno al mondo alla ricerca del tesoro segreto del vascello dell’Unicorno. Segreto che può conoscere solo il capitano Haddock (Andy Serkis), la cui caratteristica è quella di essere perennemente ubriaco. Tintin, insieme all’inseparabile cagnolino Milou, troveranno il modo per estorcere i ricordi a Haddock e per sconfiggere il cattivo Sakharine (Daniel Craig), discendente del pirata RedRackham
Una storia affascinante che non si conclude, lasciando aperto il finale a prossimi episodi.
Particolare non trascurabile è che gli attori in questo film hanno recitato con una tuta provvista di sensori e un casco con videocamera .Non ci sono set e luci, l’attore deve solo mettere in moto la propria fantasia, perchè il resto lo fa il computer.