Alla categoria dei tipi appartengono i grandi eroi: Aragorn, Boromir, Faramir, Eowyn, Theoden, Denethor, Eomer, Imhrail etc.
Tra i “tipi” o caratteri rientrano essenzialmente gli uomini, che hanno, a differenza delle allegorie, una certa dinamica interna, sono soggetti a mutamento, compiono delle scelte, combattono con un preciso scopo finale, ma sia le loro certezze che i loro dubbi, ricalcano moduli ben definiti, così che, ad esempio, la “tentazione” a cui Boromir cede (quando cerca di strappare l’Anello a Frodo) è già tutta dentro il discorso iniziale pronunciato nel Concilio di Elrond che individua un “tipo” di guerriero attraverso una serie di attributi. (O. Palusci)
In genere, questi eroi hanno caratteristiche tipiche degli eroi del mito celtico e germanico. Essi costituiscono dei “tipi” fissi in quanto ricalcano tipologie mitiche tradizionali.
I personaggi veri e propri sono gli Hobbits. Gli Hobbits sono una totale invenzione di Tolkien, non essendo riscontrabili in nessuna tradizione fiabesca, come avviene invece per elfi, nani, trolls, maghi.
Frodo, Sam, Merry, Pippin sono personaggi di un certo spessore che durante il corso della narrazione cambiano e maturano. Pippin e Merry, da ragazzini spensierati, si trasformano in hobbits maturi, in grado di porsi a capo della Contea. Sam, già fedele e affettuoso, impara sempre più il valore della lealtà e mette alla prova la sua dedizione nei confronti di Frodo. Egli comprende qual è il proprio ruolo nella storia: fare da gregario al padrone. A volte maturare significa anche rendersi conto della portata limitata delle proprie azioni:
“I can’t help it. My place is by Mr Frodo. They must understand that - Elrond and the Council, and the great lords and ladies with all their wisdom. Their planes have gone wrong. I can’t be their Ring-bearer. Not without Mr Frodo.”
continua…