Magazine Cinema
La trama (con parole mie): le molteplici vite di Monsieur Oscar, dall'alba al tramonto intento a rappresentare, esplorare, mettere fine ed osservare esistenze che passano e vanno, trovano il loro senso o lo perdono. Nella cornice di una Parigi che potrebbe avere un tempo, oppure no, in bilico tra dramma e commedia, osserviamo il padre, l'uomo, il mostro, l'assassino, l'amante, il solitario.Dov'è il segreto del grande spettacolo della settima arte? E quello della commedia umana?E' proprio vero che la nostra specie sta cercando progressivamente di sbarazzarsi delle cineprese e dei motori sempre più ingombranti, divenuta come insofferente alle loro dimensioni?Morire e resuscitare. Perchè non c'è come sperare in un nuovo giorno, uguale e differente dal precedente, per sentire quell'unico, inconfondibile brivido.
Non è da tutti, riuscire ad interpretare - e soprattutto rappresentare - il concetto più profondo di Viaggio all'interno dei confini - o oltre, come in questo caso - di un film: si contano sulle dita, gli esempi in questo senso, e tutti illustri.Kubrick con 2001: odissea nello spazio - e, in una certa misura, anche Eyes wide shut -, Noè con Enter the void, Refn con Valhalla rising, Tarkovskij con Solaris e Stalker.Roba grossa, insomma.Da oggi, al Saloon, Leos Carax farà parte di questa ristrettissima, clamorosa, elitaria ed incredibile cerchia: Holy motors, film maestoso, geniale, ipnotico, splendido nella forma quanto profondo nella sostanza, coinvolgente quanto enigmatico, è una delle esperienze più incredibili che questo 2012 possa aver regalato ad uno spettatore.Costruito sulle spalle della clamorosa interpretazione di Denis Lavant - che ruota attorno a ben undici charachters, tutti con un'identità precisa e ben definita, dalla fisicità alla storia - e sulla splendida resa tecnica, questa pellicola rappresenta senza dubbio una sfida vinta dal suo eccentrico regista, che rischia grossissimo chiedendo al pubblico non soltanto di fidarsi del suo operato, ma di seguirlo come in un cammino alla cieca che resta in equilibrio tra realtà e sogno, e si fonde nella sua evoluzione con l'elemento all'interno del quale uno come lui pare essere nato per nuotare, respirare, esistere: la settima arte.Martin Scorsese, qualche anno fa, chiuse uno dei suoi film a mio parere più sottovalutati - e che ancora ritengo straordinario -, The aviator, lanciando come una bomba verso l'audience il valore di "mezzo del futuro" del Cinema stesso, l'elemento che Orson Welles plasmò con Quarto potere e che le "macchine" di Holy motors portano al cuore dalla prima all'ultima sequenza - entrambe alle soglie della genialità, così come lo splendido intervallo musicale -."Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un verso. Quale sarà il tuo verso?", citava Whitman l'indimenticato professor Keating de L'attimo fuggente."Perchè è così la dannata commedia umana va avanti", sussurrava sornione lo Straniero ne Il grande Lebowski.Ed è proprio da qui che passano i molteplici significati di questa esplorazione di un mondo che siamo abituati a vedere dall'altra parte dello schermo, e che finisce per passarci davanti agli occhi così come in fondo all'anima, senza lesinare sui generi - la commedia, il grottesco, il metaCinema, il noir, l'horror, il musical, l'amore e la morte -, sfruttando cavalli d'acciaio che fanno finalmente dimenticare la delusione che fu, in questo senso, il vuoto, inefficace Cosmopolis di David Cronenberg.Oscar, Virgilio multiforme e poliedrico, guida il nostro essere scarrozzati mettendosi a nudo - in tutti i sensi -, uccidendo se stesso e sfidando ogni nuova forma, scommettendo su qualcosa di talmente stratificato da dover essere assimilato come un cocktail della cui potenza potremo accorgerci soltanto quando sarà troppo tardi: la teatralità ed i grandi spazi, la carne ed il sangue e lo spirito più elevato, i giochi ad incastro e l'illusione del velo bianco che si dipinge grazie ad un calderone di colori e sensazioni che paiono caotiche e finiscono per risultare quasi cristalline, nella loro primordiale semplicità.Siamo Uomini, siamo Animali, siamo le scimmie di 2001. Quelle che chiudono una giornata di lavoro intensa di questo attore dai mille volti, e ci rivelano che prima o poi tutto finirà, anche per noi che vogliamo vivere per sempre: ma come vivere per sempre, senza una Madre?Lo diceva Boccadoro all'amico di una vita Narciso, sul letto di morte."Senza madre non si può amare, senza madre non si può morire".La settima arte è quella madre.E Holy motors uno dei suoi figli prediletti.Il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire con un verso.Quale sarà il tuo verso?Abbiamo un tempo limitato per trovare il nostro.Carax, nel frattempo, ha senza dubbio scovato il suo.
MrFord
"I just can't get you out of my head
boy your loving is all i think about I just can't get you out of my head
boy it's more than I dare to think about."Kylie Minogue - "Can't get you out of my head" -
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