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Homeland - Stagione 3

Creato il 03 maggio 2014 da Misterjamesford
Homeland - Stagione 3Produzione: ShowtimeOrigine: USAAnno: 2013Episodi: 12
La trama (con parole mie): sono passate solo poche settimane dall'attentato che ha sconvolto gli USA e la CIA colpendo l'organizzazione dritta al suo cuore. Settimane dense di avvenimenti, e decisamente pesanti. Saul Berenson, da sempre mentore di Carrie, è divenuto il direttore ad interim dell'Agenzia, e cerca con tutte le forze di raccoglierne i pezzi ed ordire un piano che possa riportarla nella posizione di potere globale che le compete; Nicholas Brody, ricercato come il colpevole dell'atto terroristico, è in fuga in America Latina, e dopo essere stato colpito da un proiettile, è accolto a Caracas da una vecchia conoscenza di Carrie; quest'ultima, invece, pare aver perso di nuovo l'equilibrio che aveva faticosamente guadagnato nel corso dei mesi precedenti, e a peggiorare la sua situazione giungono accuse che la pongono, di fatto, nella posizione di complice di Brody.
Dove si nasconde, però, la verità? Chi c'è dietro l'attentato? E quali sono i veri piani di Saul?
Homeland - Stagione 3

Nelle ultime due annate, pochi serial erano riusciti ad entrare di prepotenza tra i favoriti degli appassionati come Homeland: di fatto sorella maggiore - ed autoriale - di 24, la suddetta serie è riuscita episodio dopo episodio a conquistare anche i più scettici, sfruttando script ad orologeria, tensione altissima e due interpreti in stato di grazia.
Complici delle coincidenze e i consueti, numerosi arretrati da recuperare, il passaggio sugli schermi di casa Ford di questa season three è giunto in colpevolissimo ritardo, trascinandosi sulle spalle il peso di molte recensioni dubbiose di sostenitori accaniti rispetto a quella che si profilava come la più fiacca delle annate dedicate alle vicissitudini della premiata ditta Carrie Mathison/Nicholas Brody.
Finale alle spalle, mi sento libero di affermare non solo che il prodotto non ha perso affatto smalto, ma anche che, seppur non raggiungendo le vette dell'anno passato, è riuscito a proporre dodici episodi come di consueto per i suoi standard notevoli, optando, in conclusione, per un cambio di direzione non solo radicale, ma addirittura drastico che sconvolge gli equilibri dell'intero titolo in vista della già programmata stagione quattro: senza dubbio la mancanza del sempre sfaccettato Nicholas Brody interpretato da Damien Lewis per la maggior parte degli episodi pesa sulla valutazione complessiva - non a caso i momenti migliori sono proprio quelli con lui protagonista, dalla magnifica terza puntata, The Tower of David, al climax dell'epilogo -, eppure l'approfondimento di un charachter fino ad ora secondario come Saul - che, lo ricordo sempre con grande piacere, è ottimamente reso da Mandy Patinkin, che resterà nel mio cuore grazie ad Inigo Montoya de La storia fantastica - e l'utilizzo di trame decisamente più vicine alle spy stories legate alla New Hollywood figlia degli anni settanta che non all'action serrata degli anni zero sono riusciti a definire un carattere ancora più deciso per questa creatura che, se nel post dedicato alla stagione due avevo definito come possibile erede di Breaking bad, ora pare assumere più le sembianze di una versione per il piccolo schermo di Zero Dark Thirty.
Il concetto di terrorismo, spina dorsale degli esordi della serie e decisamente legato agli States ancora segnati dall'Undici settembre e dagli strascichi del bushismo, viene sostituito da una nuova interpretazione degli equilibri politici e militari nella zona calda dell'Iran, più legati alla diplomazia ed al controspionaggio che non alle azioni militari - quasi i tempi di Argo non fossero mai trascorsi -: in questo senso le sottotrame legate alla follia crescente di Carrie, ai giochi di potere legati alla carica di Direttore della CIA e ai legami con un possibile e determinante alleato da convincere per poter giungere al cuore dei fondamentalisti radicali legati a doppio filo all'attentato che aveva chiuso l'ultima stagione risultano funzionali ed assolutamente avvincenti, nonostante i picchi di tensione effettiva e di passaggi alle vie di fatto siano ristretti ad una manciata di sequenze.
Eppure il lavoro di controspionaggio - con tutti i suoi doppi e tripli giochi - è simile a quello dei cacciatori, o dei pescatori: occorrono grande pazienza, sangue freddo ed una volontà d'acciaio per poter sopravvivere senza poter mai davvero contare sugli amici così come sui nemici, ammesso che gli uni non siano gli altri, e viceversa.
Lo stesso legame con il proprio Paese - fondamentale, in questo senso, l'evoluzione della figura di Quinn - arriva ad essere messo in discussione fino ad interferire con la propria identità - e Brody ne è un esempio lampante - e privare di tutto, anche degli affetti più cari: e quando la polvere si poserà, varranno soltanto i sacrifici buoni per giocare ad un marketing ben più spietato di quello commerciale, tanto da far quasi scomparire, nel vuoto di grandi sale lasciate in silenzio dopo le conferenze stampa di facciata, una singola stella tracciata a pennarello.
Una stella che pare pesare come se fosse stata incisa a scalpellate. Fino all'ultimo respiro.
MrFord
"Coming back to what you know won't mean a thing.
everything that you've done keeps you from me. 
now I know that I need more time, 
come back and let me see you're right. 
I'm coming back to what you know, 
cos I know that I need it now it's gone. 
Now I know that I need more time, 
come back and let me see you're eye."
Embrace - "Come back to what you know" - 

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