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Homicide

Creato il 14 giugno 2015 da Misterjamesford
HomicideRegia: David MametOrigine: USAAnno: 1991Durata: 102'
La trama (con parole mie): Bobby Gold, un detective della omicidi di origine ebrea per nulla legato alle tradizioni del suo popolo, si ritrova dirottato da un importante caso all'indagine riguardante l'uccisione di un'anziana gestrice di un negozio di quartiere che i suoi famigliari, ricchi esponenti della comunità ebraica, giudicano come un vero e proprio attentato firmato da gruppi di estremisti antisemiti.
Inizialmente svogliato e disinteressato all'evolversi della vicenda, Gold si troverà sempre più legato non solo alle proprie radici ed identità culturale, ma anche alla necessità di comprendere cosa potrebbe celarsi dietro questo crimine apparentemente banale, arrivando addirittura a scontrarsi con il suo partner e migliore amico, Tim Sullivan.
La risoluzione dei due casi avverrà in un confronto tragico che lascerà segni indelebili su Bobby ed il suo approccio alla professione ed alla vita.
Homicide








Spesso e volentieri, considerati il mio approccio al Cinema ed il carattere, mi trovo a tessere le lodi di quei film "come non se ne fanno più", gli stessi che, ai tempi delle vhs, diventavano piccoli cult da consumare visione dopo visione, o che si finiva inchiodati al divano a guardare anche ad orari improbabili una volta catturati dalle loro immagini: opere del calibro de I guerrieri della notte, o Johnny il bello - riscoperto, tra l'altro, di recente -, Hard boiled o Danko, solo per citarne alcuni.
Homicide, firmato dal veterano di classe David Mamet, rientra senza alcun dubbio nel novero: recuperato con fiuto da segugio cinefilo da Julez alla fine della scorsa estate in una delle bancarelle da località balneare e dunque approcciato dal sottoscritto, questo solido crime d'azione metropolitana dal cast più che ispirato è stato una piccola rivelazione, ed ha finito per colmare un vuoto che la sua mancata visione ai tempi dell'uscita aveva lasciato, nonostante l'abbia scoperto soltanto a posteriori.
Mamet, che non è certo un regista che le manda a dire, per descriverlo nel modo più pane e salame possibile, imbastisce un thriller metropolitano serrato e nerissimo, che lascia ben poche speranze all'audience così come ai suoi protagonisti - curioso vedere Joe Mantegna, ora impegnato con Criminal Minds, e William Macy, mitico Frank Gallagher in Shameless, decisamente più giovani ed alle prese con ruoli che ne definirono i tratti già ai tempi - prendendosi anche il tempo per spaziare dal botta e risposta tipico dei prodotti più sguaiati - per quanto le sparatorie ed i confronti di natura fisica siano estremamente realistici e curati - ad un crescendo di tensione più vicino, per l'appunto, al thriller o all'intrigo che non al poliziesco fatto e finito - le scoperte di Bobby a proposito del mondo dietro la donna uccisa in modo apparentemente casuale -: e se non bastasse il lavoro sulla contaminazione di generi, Mamet costruisce anche una riflessione decisamente importante sia sul peso delle proprie origini - il progressivo avvicinarsi del suo protagonista alla comunità ebraica ed alla ricerca della verità in merito all'uccisione della stessa donna che inizialmente giudicava semplicemente come un numero nelle statistiche delle vittime di violenze "casuali" - che sul rapporto tra la Legge ed i suoi esecutori, non sempre perfetti e non sempre nel giusto nell'applicarla.
Il tema in questione, forse, non sarà nuovo, se si considerano trascorsi cinematografici come quelli dell'Ispettore Callahan di Eastwood o del quasi contemporaneo Point break, eppure l'unione dello stesso con la volontà di esplorare da una nuova angolazione il rapporto tra la cultura ebraica ed il mondo funziona alla grande, fornendo di fatto una sorta di versione originale di quella che è risultata essere l'idea di Spielberg nell'ottimo Munich: e dalla telefonata con il collega a casa dei parenti della defunta al drammatico confronto con la realtà celata dietro un negozio apparentemente normale la parabola di Gold finisce per risultare più complessa e stratificata di quanto non si possa chiedere ad un comune hard boiled, finendo per incasellare il main charachter nell'Olimpo dei losers da distintivo presentati con fortune alterne sul grande schermo.
E se l'incedere del discontinuo Bobby promette scintille, con il finale assistiamo ad una sorta di sconfitta collettiva - del Sistema e non - che ha il suo culmine nel confronto con il fuggitivo che, almeno in principio, aveva catturato l'attenzione del protagonista a scapito del caso che ne avrebbe, di fatto, cambiato l'esistenza: e se non avessi dubbi sul fatto che l'ispirazione potrebbe giungere dalla presenza di Ving Rhames, oserei addirittura pensare che qualcosa di quel momento a metà tra la tragedia ed il grottesco possa aver ispirato Tarantino prima ancora della sua definitiva e pulp consacrazione.
E per una pellicola non solo di genere, ma anche di nicchia, direi che questo supera ogni più rosea aspettativa.
MrFord
"There's no need to tell you what's in mind,
but in the game of life I'm doing fine
no reason to tell you which way to be
the streets have opened my eyes to see."

Avenged Sevenfold - "Streets" - 

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