La Dancalia, un magnifico angolo dell’ Eritrea, all’imbocco della Rift Valley, pare essere un vero e proprio tesoro di testimonianze della presenza umana, in Africa, risalente a un milione di anni fa.
E’ il ‘santuario delle amigdale‘, così denominato poiché il sito è senz’altro uno dei posti a più alta concentrazione di manufatti litici di basalto, scisti, selce e quarzite accumulatisi nel tempo e che presentano una forma a mandorla che le fanno assomigliare proprio all’amigdala, la parte del nostro cervello che governa le emozioni. Questi prodotti del Paleolitico inferiore e medio, le amigdale, si ottenevano con la levigazione di frammenti di pietre, ed avevano svariati utilizzi.
Un sito dove, soprattutto, sono stati individuati diversi reperti umani. La scoperta, firmata dall’equipe internazionale guidata dal paleoantropologo dell’Universita’ La Sapienza di Roma Alfredo Coppa, e’ stata realizzata durante l’ultima campagna di scavi nel bacino sedimentario di Buya. Durante l’ultima campagna di scavo del sito di Mulhuli-Amo sono stati rinvenuti anche vari frammenti quasi sicuramente appartenenti ad un unico cranio. Si tratta, in realta’, del terzo individuo ritrovato soltanto nel corso dell’ultimo anno. Senza considerare un cranio rinvenuto 17 anni fa il primo esemplare trovato nell’area.
“La scoperta di quest’anno segue una serie di attivita’ pregresse – racconta all’Adnkronos Cappa – La cosa particolare e’ che questi reperti umani di un milione o piu’ di anni fa, sono rarissimi da trovare. E averne trovati altri, nella seconda campagna di scavo che realizziamo nello stesso sito, dimostra una presenza umana molto forte in quella zona. Ed e’ questa la cosa piu’ importante”.
Questi nuovi ritrovamenti confermano che l’area investigata dall’equipe internazionale guidata dalla Sapienza si trova in una delle regioni a più alta potenzialità per le ricerche sulle origini della nostra specie sapiens, i cui diretti antenati compariranno proprio in Africa orientale due-trecentomila anni più tardi.
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