Homo spelaeus è stata una delle prime denominazioni scientifiche, coniata dall’antropologo francese Georges Vacher de Lapouge nel 1899, per definire l’attuale specie “sapiens”, quella che ancora oggi, nella nomenclatura zoologica del genere Homo, è accettata quale valido riferimento sistematico.
Lapouge, durante i suoi studi, si attesta sul termine spelaeus per descrivere ciò che più comunemente era conosciuto come l’uomo delle caverne.
Da allora, circa 30.000 anni sono trascorsi, di strada ne è stata fatta e l’uomo, che dalle caverne è uscito per dedicarsi con maggiore successo alla trasformazione prima e alla distruzione poi del pianeta terra, in occasione del suo percorso di crescita culturale, in grotta è tornato più volte e ogni volta con motivazioni diverse.
Lo racconteranno agli studenti dell’Università del Molise e agli alunni dei licei di Isernia, i relatori del seminario che avrà, appunto, quale titolo “Homo spelaeus. Tra speleologia ed esplorazione delle conoscenze oltre il buio delle grotte”.
L’evento, organizzato dalla professoressa Antonella Minelli, docente di Antropologia preistorica dell’Università degli Studi del Molise, e dall’Associazione Culturale “Me.MO Cantieri Culturali”, insieme all’Associazione “Speleologi Molisani”, si terrà presso il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia alle ore 9.30 di giovedì 26 marzo.
Precederanno i lavori il saluto di Jeannette Papadopoulos della Soprintenza ai Beni Archeologici del Molise e quello di Filippo Di Donato presidente della Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del Club Alpino Italiano. Introdurrà i vari contributi il professore Ludovico Brancaccio, autorevole geologo già Preside della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università degli Studi del Molise. Seguiranno una serie di interventi volti a raccontare cronologicamente come l’ambiente grotta è stato utilizzato nel tempo dalle specie animali prima e dall’uomo poi attraverso un lungo e complesso arco temporale. Ne parleranno l’antropologa Antonella Minelli, il paleontologo Luigi Capasso, professore dell’Università degli Studi di Chieti, il medievista Carlo Ebanista e lo storico Alberto Carli dell’Università degli Studi del Molise; seguiranno poi gli interventi sulla biologia sotterranea e sulle nuove frontiere dell’esplorazione geografica degli speleologi Massimo Mancini, dell’Associazione Speleologi Molisani, e quello di Leonardo Colavita del team La Venta Esplorazioni Geografiche. Chiuderanno i lavori Felice Larocca, dell’Università degli Studi di Bari, direttore scientifico delle Grotte Turistiche di Pertosa, che riferirà sulle prospettive di valorizzazione del territorio offerte dalla presenza di una grotta turistica e Paolo Forti, professore onorario dell’Università degli Studi di Bologna, che relazionerà invece su quali sono le prospettive della moderna ricerca scientifica in grotta.
Da archivi del passato, dunque, a occasioni di ricerca scientifica e valorizzazione del territorio le grotte saranno oggetto di approfondimento e momento di confronto in un contesto, quello del Museo Nazionale del Paleolitico, dove il passato e il presente del genere Homo sono già un’eccellente realtà di rilevanza internazionale e non più solo fervida immaginazione ancora relegata nel buio del sottosuolo.