Ieri sera finalmente ho convinto Luigi a vedere Hop, il primo film arrivato. Era da qualche giorno che se ne stava incartato sullo scaffale, ma non attraeva la sua attenzione. E anche io ero un po' titubante, perché la commistione di personaggi reali e animati, già sperimentata con l'Orso Yoghi, non ci aveva convinto. E invece è andata meglio.
Le scene iniziali per una chocoholic come me sono deliziose. La fabbrica delle uova di cioccolato (che si trova sull'Isola di Pasqua!), con i coniglietti in catena di montaggio e le montagne di dolcetti, sono lo sfondo della prima parte del film, quando conosciamo Cipì, il protagonista, il coniglietto ribelle. Predestinato a divenire il successore del Coniglio Pasquale che consegna le uova di Pasqua a tutti i bambini (tradizione un po' estranea ai nostri figli), preferisce fuggire dalla fabbrica per inseguire i suoi sogni: diventare un batterista.
Arriva dunque nel mondo reale (che poi è Hollywood, per cui proprio così reale non è), dove incontra Fred, un giovane umano a sua volta alla ricerca di uno scopo nella vita: trovare un lavoro e una strada che lo realizzi.
Il finale è a sorpresa: è Fred il predestinato a diventare il Coniglio Pasquale!
Non so se mio figlio si sia immedesimato in questi due giovani alla ricerca di sé, ma credo di no, è un po' troppo presto (ha solo 4 anni e mezzo). In compenso io mi sono un po' vista nei due padri che premono per vedere i figli realizzati a modo loro. In particolare quando il Coniglio Pasquale definisce la passione di Cipi per la batteria un hobby, ho sorriso: mi toglie praticamente le parole di bocca, se immagino uno dei miei figli che tra 15 anni mi comunica che ha deciso di iscriversi a corsi di laurea come lettere o filosofia (sì, perché i miei figli andranno inappellabilemente all'università!).
Comunque Hop rimane un film per bambini, a cui mi pare di capire piaccia per le fattezze del coniglietto, la trama serrata, la musica "da grandi" ma orecchiabile e il fascino delle uova di cioccolato. Quanto ai grandi, che il film tenta di coinvolgere con qualche trovata ad hoc (citazioni da altri film e il cameo di David Hassehoff che interpreta se stesso), alla fine sorridono. Ma i tormenti di Ratatouille, il piccolo topo chef alla ricerca della sua identità (professionale ed esistenziale), sono lontani!