HOPPERIANA
La mostra vede protagonisti Luca Campigotto, Gregory Crewdson e Richard
Tuschman che attraverso 15 opere fotografiche, si confrontano in modo
diretto con la silenziosa opera pittorica di Edward Hopper.
COMUNICATO STAMPA
Luca Campigotto, Gregory Crowdson e Richard Tuschman
“Ho conosciuto l’America anche attraverso i dipinti di Hopper. Tramite
la sua opera Hopper ha saputo trasmettere la condizione della solitudine
come separazione, come desolazione e isolamento in una società
fortemente individualistica.
Ma la solitudine che il suo lavoro magistralmente raffigura, è diventata
al tempo stesso un paradigma estetico e simbolico della condizione
primaria del viaggio delle anime sulla Terra.
Il mio quadro nasce in un Primo Maggio del 2012 da una passeggiata nel
quartiere torinese di Barriera. Lì trovo un crogiolo di popoli, immagini
di vita proletaria, un terreno culturale e sociale fervido. Il
quartiere è animato, quasi tutti sono rimasti a casa. Alzo gli occhi e
vedo la periferia di Torino, ma potrebbe essere quella di una qualsiasi
metropoli industriale americana, o di chissà dove.
Le immagini di Hopper diventano così archetipo di questa estetica, al
punto che diventa difficile determinare il confine tra lo sguardo
dell’artista e l’interpretazione dei personaggi, attori del quotidiano”
Daniele Galliano
La mostra vede protagonisti tre importanti artisti quali Luca
Campigotto, Gregory Crewdson e Richard Tuschman che attraverso le
quindici opere esposte , si confrontano in modo diretto con l’opera
dell’artista Edward Hopper, ispirandosi ai suoi silenziosi e quanto mai
realisti dipinti.
Dall’unione dei luoghi emblematici della città americana quali
ristoranti, teatri, cinema ed uffici, sino ai distributori di benzina e
agli interni semideserti con l’esigua presenza di figure, perlopiù
femminili, in atteggiamenti riflessivi e meditabondi, quasi lontani
dalla realtà in cui si trovano, l’artista crea dipinti dalle atmosfere
solitarie e pacate, che suggeriscono immobilità e rassegnazione. Sia
nelle scene urbane che nei dipinti d’interni, la luce chiara, quasi
aurorale, assume un ruolo importante: posandosi sui soggetti e gli
ambienti ritratti, dona ai dipinti un alone di sospensione che mitiga il
sentore di alienazione che spesso traspare dalle scene ritratte.
Ciò che ritrae Hopper non è soltanto la malinconia e la solitudine di
un’intera società, quella americana degli anni ’50, ma nelle sue opere
rappresenta la noia, il rimpianto e il silenzio che regnano nell’animo
umano con la pacatezza e la sensibilità frutto di una luce che mitiga
gli interni bui e la desolazione dei paesaggi industriali presenti
spesso sullo sfondo delle opere.
Inaugurazione 1 ottobre ore 19-21
Photology
via della Moscova 25 Milano
Lunedì – Venerdì h. 11.00 – 19.00
PHOTOLOGY
Milano
via della Moscova, 25
02 6595285 FAX 02 654284
HOPPERIANA
dal 1/10/2014 al 28/11/2014
lun - ven 11-19
Magazine Arte
HOPPERIANA
La mostra vede protagonisti Luca Campigotto, Gregory Crewdson e Richard
Tuschman che attraverso 15 opere fotografiche, si confrontano in modo
diretto con la silenziosa opera pittorica di Edward Hopper.
COMUNICATO STAMPA
Luca Campigotto, Gregory Crowdson e Richard Tuschman
“Ho conosciuto l’America anche attraverso i dipinti di Hopper. Tramite
la sua opera Hopper ha saputo trasmettere la condizione della solitudine
come separazione, come desolazione e isolamento in una società
fortemente individualistica.
Ma la solitudine che il suo lavoro magistralmente raffigura, è diventata
al tempo stesso un paradigma estetico e simbolico della condizione
primaria del viaggio delle anime sulla Terra.
Il mio quadro nasce in un Primo Maggio del 2012 da una passeggiata nel
quartiere torinese di Barriera. Lì trovo un crogiolo di popoli, immagini
di vita proletaria, un terreno culturale e sociale fervido. Il
quartiere è animato, quasi tutti sono rimasti a casa. Alzo gli occhi e
vedo la periferia di Torino, ma potrebbe essere quella di una qualsiasi
metropoli industriale americana, o di chissà dove.
Le immagini di Hopper diventano così archetipo di questa estetica, al
punto che diventa difficile determinare il confine tra lo sguardo
dell’artista e l’interpretazione dei personaggi, attori del quotidiano”
Daniele Galliano
La mostra vede protagonisti tre importanti artisti quali Luca
Campigotto, Gregory Crewdson e Richard Tuschman che attraverso le
quindici opere esposte , si confrontano in modo diretto con l’opera
dell’artista Edward Hopper, ispirandosi ai suoi silenziosi e quanto mai
realisti dipinti.
Dall’unione dei luoghi emblematici della città americana quali
ristoranti, teatri, cinema ed uffici, sino ai distributori di benzina e
agli interni semideserti con l’esigua presenza di figure, perlopiù
femminili, in atteggiamenti riflessivi e meditabondi, quasi lontani
dalla realtà in cui si trovano, l’artista crea dipinti dalle atmosfere
solitarie e pacate, che suggeriscono immobilità e rassegnazione. Sia
nelle scene urbane che nei dipinti d’interni, la luce chiara, quasi
aurorale, assume un ruolo importante: posandosi sui soggetti e gli
ambienti ritratti, dona ai dipinti un alone di sospensione che mitiga il
sentore di alienazione che spesso traspare dalle scene ritratte.
Ciò che ritrae Hopper non è soltanto la malinconia e la solitudine di
un’intera società, quella americana degli anni ’50, ma nelle sue opere
rappresenta la noia, il rimpianto e il silenzio che regnano nell’animo
umano con la pacatezza e la sensibilità frutto di una luce che mitiga
gli interni bui e la desolazione dei paesaggi industriali presenti
spesso sullo sfondo delle opere.
Inaugurazione 1 ottobre ore 19-21
Photology
via della Moscova 25 Milano
Lunedì – Venerdì h. 11.00 – 19.00
PHOTOLOGY
Milano
via della Moscova, 25
02 6595285 FAX 02 654284
HOPPERIANA
dal 1/10/2014 al 28/11/2014
lun - ven 11-19
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