È risaputo infatti che in inglese le parole god e dog, anche se invertite, hanno lo stesso significato.
Sempre a scuola, quest'oggi invece, finito l'ultimo esame ho preso e sono andato alla mostra di Hopper, quel bravo pittore recentemente scomparso che ha recitato in tutti quei films di droghe per strada e Geimsdìns, anche se io l'unico film che ho visto dove c'era mi sa che era Velluto blu, sulla scia dell'entusiasmo per Mulholland Drive, ma invece non era per niente bello come M.D. (Mulholland Drive, testone).
Oddio (scegli tu il prefisso che più ti aggrada alla mia devota invocazione), la componente onirica era sempre molto bella. E poi era strano come per non si sa quale magia audiovisiva era bòna pure quell'insulsa di Isabrutta Rossellini.
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Mi piace come sta attento a non far mettere in posa i suoi modelli imponendogliene una, quella più naturale possibile. Io odio essere fotografato, e ora capisco. Odio mettermi palesemente in posa, dentro e fuor di metafora. È una cazzodiviolenza, i selvaggi pellirosse dovevano essersene resi conto e protestavano per questa violazione strappaanima. E se poi non vengo bene che faccio, dopo essermici messo pure in posa? È imbarazzante impegnarsi, dare il tuo max. Poi se non riesci non hai scuse: “Come? era tutto qua?”.
Mi sembra di ricordare che mia cugina abbia riassunto in qualche pagina di album fotografico una serie di scatti in cui compaio con piatti di plastica davanti alla faccia.
I protagonisti dei suoi quadri non ti guardano mai. Anche quando abitano le città più incasinate dalla modernità, le New York pulsanti di folle, binari e sopraelevate. Uscendo dalla mostra su via del Corso era guerra di corsa. Mucchi interrazziali paralleli, miriadi che attraversavano perpendicolari. Le figure dipinte da Hopper invece, sulla scena o non ci sono per niente, oppure guardano fuoricampo facendosi i casi loro. Loro, beati loro, se lo concedono. Secondo me questo è un grande insegnamento. La cosa triste è che evidentemente hanno troppi casi, e nonostante non li si veda mai in faccia (o se li si vede non gli si colgono le espressioni) si capisce bene che quelli che hanno sono casi di dolorosa declinazione. Come i nostri. Anzi sono proprio gli stessi, perché se li hai riconosciuti senza che nessuno te li abbia dipinti, quelli ti mettono tristezza perché sono proprio i casi tuoi.
Secondo me tutti quei quadri sono un punto di domanda. Ogni loro sfaccettatura compone le tre dimensioni di un gigantesco Punto Interrogativo. Ogni pennellata è una denuncia delle malefatte Diddio, più poderosa della mia bestemmia migliore.
Cazzo, quant'è bello.