Che l’orrore sia uno degli scudieri della guerra è cosa appurata e risaputa. Ma non è di questo che ci occuperemo, bensì delle ibridazioni di questi due filoni della narrativa e del cinema di genere.
Parliamo del famigerato “elemento fantastico”, calato in un contesto bellico, grande o piccolo che sia. Il filone, pur non essendo preponderante, è sempre fertile. Guerre, ahimé, ne capitano a intervalli più o meno regolari. Ciascuna di esse fornisce un buon numero di spunti a scrittori e registi che desiderano sfruttare il contesto per scrivere storie d’orrore.
Senza perderci in periodi storici in cui la superstizione andava di pari passo col quotidiano, mi atterrei ad analizzare tempi più moderni.
Potremmo iniziare citando I Dodici, romanzo del 2010 di Jasper Kent, pubblicato in Italia da Rizzoli. Anno 1812: Napoleone ha appena invaso la Russia. La sua avanzata va arrestata in ogni modo possibile e immaginabile. Il capitano Aleksej Ivanovic Danilov ingaggia gli Opricniki, feroci mercenari della Valacchia che combattono solo di notte. Nemmeno il tempo di vederli in azione e Aleksej comprenderà di aver coinvolto dei vampiri nella guerra tra le due superpotenze.
Tra l’altro I Dodici è il primo libro di una pentalogia, che sviluppa la storia dei temibili vurdalak fino ai giorni della Rivoluzione Russa (1917), in piena Grande Guerra.
Settimana scorsa abbiamo poi parlato de L’insaziabile, film del 1999, ambientato pochi mesi dopo la fine della guerra statunitense-messicana. Si parla di rituali sciamanici a base di carne umana, di un fortino sperduto tra le nevi della Sierra Nevada, e di eroi pluridecorati che forse non sono tali…
Con la Grande Guerra la storia dei conflitti militari cambia per sempre. Si passa dalle battaglie tra eserciti generalmente piccoli a vere e proprie carneficine di massa. Tra gas velenosi, carri armati, mitragliatrici e cannoni le stragi diventano industrializzate. Eppure i vecchi fantasmi non svaniscono, anzi, assumono semmai un aspetto più inquietante.
Baltimore – Il tenace soldatino di stagno e il vampiro (di Mike Mignola e Christopher Golden) è un romanzo del 2009. Il capitano Henry Baltimore è un militare impegnato sul fronte delle Ardenne, durante la prima guerra mondiale. Gravemente ferito e unico superstite di una battaglia infernale, risveglia l’ira di un essere mostruoso, un vampiro. E il mondo cambia per sempre: una pestilenza che neppure la morte è in grado di fermare si diffonde in tutta Europa.
Storia potente, libro poco citato eppure validissimo.
Sempre durante la Grande Guerra è ambientato il film Deathwatch – La Trincea del Male. Corre l’anno 1917. Nel caos della guerra di trincea, durante una battaglia, una piccola compagnia di soldati inglesi si perde in una fitta nebbia. Quando riescono ad uscirne, trovano una grande trincea tedesca semi-deserta. Convinti di aver sorpassato le linee nemiche, il gruppo decide di tenere la trincea e di esplorarla in attesa di eventuali rinforzi, solamente per trovarvi decine di cadaveri mutilati sparsi dappertutto. Qualcosa di strano è avvenuto in quella trincea. Quando un membro del gruppo viene trovato orribilmente ucciso, avvolto nel filo spinato, gli uomini cominciano ad avere il sospetto di non essere soli.
Opera con alti e bassi, gioca le sue carte e si fa ricordare soprattutto per l’ambientazione cupa e insana della trincea.
Toni più avventurosi e fantascientifici per il romanzo (disponibile solo in lingua inglese) Black Hand Gang, di Pat Kelleher. Una compagnia di fucilieri inglesi si trova coinvolta in un’esplosione innaturale che la precipita nientemeno che su un pianeta alieno abitato da creature mostruose e da una civiltà insettivora. Ritmo, cura dell’ambientazione e dei personaggi ne fanno una lettura particolarmente divertente.
Chiudiamo questo capitolo citando Il barone sanguinario, splendido romanzo di Kim Newman, rivisitazione in salsa draculiana della Grande Guerra e seguito ideale di Anno Dracula. Il conte transilvano è al servizio – o meglio, al comando – degli Imperi Centrali, contribuendo allo sforzo bellico con la creazione di una nuova generazione di vampiri mutaforme. Tra cui l’asso dell’aviazione, il Barone Rosso…
Passiamo alla Seconda Guerra Mondiale, che ha come protagonisti assoluti i nazisti, gente che con l’orrore e l’occulto ci andava a braccetto con allegria. Impossibile citare tutte le opere che sposano il “fantastico” con la WWII, perciò limitiamoci a segnalare i lavori più notevoli.
In primis La Fortezza, film e libro, recensito settimana scorsa. Notevoli entrambi, ma il romanzo è davvero una perla da recuperare. Voci di corridoio mi dicono che l’ebook italiano illegale girovaga per il web, in attesa di download…
Nazismo, guerra e magia nera li troviamo nel recente The Devil’s Rock, film neozelandese che non passa inosservato. Meno riuscito è invece The Bunker (2001), incentrato su un gruppo di soldati tedeschi nascostisi in un bunker dall’avanzata americana. Film d’atmosfera, ma troppo lento e poco originale.
Stendiamo un velo pietoso su BloodRayne – The Third Reich e occupiamoci piuttosto di Capitan America (film e fumetto), vero e proprio archetipo del fumetto che mischia supereroismo, guerra e anche orrore. Basti pensare al Teschio Rosso, assassino nazista dalla faccia scarnificata, nonché spesso in coppia con altri superuomini con la svastica sul petto, quali Master Man e Warrior Woman.
Ci sarebbero poi da citare i vari romanzi e film che trattano l’occultismo nazista in ottica cospirazionista, ma qui mi limito alle opere ambientate durante la guerra, quindi l’elenco esula da titoli quali The Spear, di James Herbert (ne riparleremo, prima o poi), L’ordine nero, di James Rollins, i già citati ragazzi venuti dal Brasile (film e libro). Per non parlare poi di buona parte della produzione di Hellboy e del BPRD.
Capita invece a puntino la mia recente scoperta della saga a fumetti Fubar, incentrata su una zombie apocalypse in piena Seconda Guerra Mondiale. Due i fronti finora presi in considerazione: quello europeo e quello pacifico. Opera singolare, composta da brevi racconti autoconclusivi, merita tutta la pubblicità che riesco a farle sui miei spazi.
Impossibile poi non citare la Saga dell’Invasione di Harry Turtledove, che però si caratterizza per essere fantascientifica e non horror.
Altro titolo di fantascienza è la curiosa pellicola ucronica Countdown Dimensione Zero (1980). Mentre naviga al largo di Pearl Harbour, la portaerei USS Nimitz attraversa una tempesta magnetica, venendo proiettata nel passato al 6 dicembre 1941, il giorno precedente il devastante attacco da parte della marina imperiale giapponese alla flotta americana alla fonda nella base delle isole Hawaii. Da qui il terribile dilemma del comandante Yelland: intervenire, manipolando il continuum temporale per salvare vite americane, oppure non fare nulla?
Saltiamo la Guerra di Corea, su cui non conosco opere di questo tipo, e arriviamo al famigerato Vietnam, altro conflitto ricco, purtroppo, di spunti orrorifici non da poco. La scorsa settimana ho citato l’ottimo fumetto ’68, che oggi mi permetto di segnalarvi di nuovo. Zombie e guerra nel ‘Nam: un binomio nuovo, forse non originalissimo, ma davvero forte a livello di impatto narrativo.
Qualcuno ricorderà poi Cannibal Apocalypse (1980), film italiano di Antonio Margheriti, ambientato sempre nel Vietnam. La trama verte su un non meglio precisato virus – o forse una sindrome – contratta da alcuni veterani durante la guerra. Una volti tornati a casa, ad Atlanta, la malattia tornerà pian piano a emergere, fino a trasformare di nuovo gli ex-soldati in cannibali, dotati però di intelligenza, addestramento e conoscenze tattiche non indifferenti.
Non siamo davanti a un capolavoro, ma è un film con diverse note interessanti, e comunque non sgradevole.
Sulla falsariga della pellicola di Margheriti, ma infinitamente superiore per stile e recitazione, c’è Jacob’s Ladder, storia che si riallaccia al Vietnam, raccontato attraverso un giovane veterano (Jacob Singer), sofferente di vividissime allucinazioni a occhi aperti. La causa pare essere un esperimento a base di un agente chimico testato in guerra, che ha spinto i membri del plotone di Singer a uccidersi barbaramente. Le sue visioni non sono altro che una realtà alternativa creata dalla mente durante gli ultimi istanti di vita. Un mondo illusorio in cui Jacob si aggrappa come se fosse la sua reale esistenza, che invece si è conclusa proprio nella jungla del ‘Nam.
Siamo sicuramente davanti a un film dallo spessore artistico superiore, legato alle tematiche della guerra ma sconfinante nel campo della filosofia e del metafisico.
Duro film horror che mischia atmosfere raggelanti e denuncia sociale è La morte dietro la porta (1972), diretto da Bob Clark. Andy Brooks è un giovane americano come tanti, spedito in guerra nel lontano Vietnam per onorare la famiglia, tanto desiderosa di servire la patria. Andy muore poco più che diciottenne, ma le preghiere di mamma lo riportano a casa, miracolosamente vivo. Eppure non è più lo stesso bravo ragazzo partito qualche mese prima dal suo paesino della Florida. Andy è un mostro, un morto vivente la cui rabbia omicida si nasconde dietro un sottilissima maschera di normalità, rappresentata dall’uniforme tirata a lucido.
Il film è una metafora della società americana, che vuole dei ragazzi che siano al contempo capaci di ammazzare i nemici “incivili” in terre lontane e di tornare poi a casa innocenti come liceali dal cuore gentile.
In campo fumettistico occorre ricordare che, così come Capitan America nasce durante la Seconda Guerra Mondiale, Iron Man vede la luce durante il conflitto in Vietnam. Giovane industriale ricco di genio, Tony Stark è in visita nel paese asiatico per studiare nuove tecnologie a sostegno del contingente americano. In una visita sul campo finisce su una mina e una scheggia gli si conficca nel cuore. Dopo essere stato catturato da un signore della guerra vietnamita chiamato Wong Chu, il suo compagno di prigionia, il famoso fisico Yin Sen costruisce una piastra magnetica e la impianta nel petto di Tony per evitare che la scheggia raggiunga il cuore, mantenendolo di fatto in vita. I due riescono a costruire la prima, rudimentale armatura di Iron Man, che permetterà a Stark di fuggire, al costo della vita di Yin Sen.
Curioso che nel recente film sull’uomo di ferro la storia sia stata (per ovvie ragioni) trasferita in un nuovo teatro di guerra, vale a dire l’Afghanistan.
Del periodo relativo alla Guerra Fredda presa nel suo insieme non posso esimermi dal citare la saga di Brian Lumley, Necroscope. Protagonista indiscusso di essa è Harry Keogh, giovane professore inglese che ha peculiarità davvero singolare: riesce a parlare coi morti. Per questo il suo talento fa gola ai servizi segreti britannici, che lo arruolano nel Mi5 per contrastare il lavoro di un altro potente necroscopo, Boris Dragosani, che lavora però per la sezione paranormale del KGB. In più Dragosani è in contatto con una creatura aliena e antichissima, reincarnata nel corso dei secoli in quello che noi definiremo un vampiro.
La saga conta ben quindici volumi, di cui solo il primo arrivò in Italia, molti anni fa. L’intreccio tra spionaggio, paranormale, vampirismo e atmosfere vagamente lovecraftiane è delizioso. L’intero arco della Guerra Fredda viene attraversato dal conflitto parallelo tra Harry Keogh e gli agenti dei vamphyri, che legano la loro fazione agli esperti di guerra psionica dell’Unione Sovietica. Solo che questi mostri sono più simili a parassiti alieni che non ai classici nosferatu.
Siamo quasi arrivati alla fine di questo corposo dossier.
Le due guerre in Iraq e quella in Afghanistan hanno dato il via a una nuova generazione di film bellici, tra quelli pro-conflitto, in stile reaganiano, e quelli invece molto critici nei confronti della politica di George W.Bush.
In campo fumettistico cito ben volentieri un’altra collana semisconosciuta, Graveyard of Empires, di Mark Stable e Paul Azaceta. Una minisaga di soli tre numeri che unisce la guerra in Afghanistan, le piantagioni di oppio e una zombie apocalypse che scoppia all’improvviso, costringendo i viventi di entrambi le fazioni a collaborare per cercare di portare a casa la pelle.
Di pellicole col retroscena horror-fantastico non ce ne sono ancora moltissime, ma qualcosa si muove. Un titolo che ha avuto qualche successo è Red Sands (2009), storia di un plotone di soldati che si imbatte in una pericolosa Djinn nel bel mezzo del deserto afghano. Nulla di nuovo all’orizzonte, ritmo blando e attori alquanto mosci. Non un film memorabile, anche se ha il merito di fondere le suggestioni del folklore mediorientale con lo scenario della “lotta al terrorismo” in salsa yankee.
Discreto anche The Objective, film del 2008 a opera di David Myrick, che parla di UFO sulle montagne del Pamir, durante l’occupazione americana dell’Afghanistan. Ma di quest’opera riparleremo settimana prossima con una recensione vera e propria.
Prova sufficientemente convincente per il mediometraggio Homecoming (2005), facente parte della prima stagione del serial Masters of Horror. Siamo alle soglie delle presidenziali. Il candidato favorito dai sondaggi, un incrocio tra Bush e Clinton, basa la sua campagna elettorale sul proseguimento di una guerra ingiusta, cercando di farla passare per patriottica e salvifica. A pochi giorni dalle elezioni i soldati morti in Iraq tornano in vita come zombie e l’unica cosa che vogliono non è mangiare carne umana ma poter votare per qualcuno che non mandi a morire i ragazzi per una bugia.
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