Horror vacui

Creato il 28 febbraio 2013 da Rightrugby

Brown Ribbon, nastrino di una vecchia campagna contro l'ipocrisia "Politically Correct", è la nostra rubrica delle polemiche controcorrente, che rischia consapevolmente tackle un po' alti, prese di posizione sfrontate e brutali come quella di Bakkies Botha su Jimmy Cowan qui sopra. Sulla scorta del detto sublime"If you can't take a punch, you should play table tennis".
Vertigo, uno dei più celebrati film di Hitchcock, fondato sulla fobìa delle altezze del protagonista impersonato da James Stewart, è niente in confronto all'autentico horror vacui che attanaglia il cronista sportivo medio italico, in generale e del rugby in particolare: la fobìa dei silenzi.
Copri ogni spazio con la tua voce, par raccomandare il corso base del bravo telecronista, altrimenti la gente s'annoia o crede ci sia un guasto e cambia canale. Ma non è la radio, alla tv la gente guarda le figurine che si muovono ...Credo che a detto corso spaventino i cronisti evocando le figure silenti di Celentano in prima serata, oppure li minaccino di far la fine del comandante della Death Star, attanagliato alla gola dalla Forza Oscura di Lord Darth Vader ...
Così non resta un mezzo secondo coperto solo dai cosiddetti "effetti": applausi, fischi, canti ...  Non so a voi, a me è da un po' che 'sta deriva loquendi mi rimane sulla strozza, quindi la brown-ribbonizzo seduta stante.
Vi sarete tutti trovati una volta nella vita, alle prese con mamma o sorella o fidanzata in fase petulante, col vicino attaccabottoni o il collega che borbotta senza sosta; che avete fatto quella volta? Ve ne siete andati, credo e spero, senza picchiare nessuno ma accampando la prima cortese scusa che vi capitava, fino al mitico "esco a comprare le sigarette"(aldilà delle leggende, lo sparire per sempre appartiene solo a culture più individualiste, o dal maggior tasso di criminalità, della nostra). Invece nel tempo libero, mi correggo, nel momento più sublime, privato e maschilista stile "rutto libero" - l'atteso Test Match o la finale del SuperRugby - siamo lì rassegnati a farci sommergere da profluvi di chiacchiere da uno sconosciuto.  Che diremmo alla consorte se osasse "interrompere l'emozione" per venirci a raccontare i fatti suoi?
Attenzione, capiamoci: comprendo e giustifico il ruolo "tecnico" del commentatore e del "flanker" esperto al suo fianco: danno alla telecronaca una apparenza meno formale, più dialogata e spontanea. Aldilà delle competenze, vere o presunte che siano (quanti "solo chiacchiere e distintivo" si trovano in giro!).
Capisco anche enfasi e toni, pur stigmatizzando gli eccessi alla Cecio; comprendo inoltre la necessità "didattica" di illustrare al neofita o al patito dello zapping, quel che sta succedendo: concedo tutto ciò senza difficoltà. Vado anche oltre: la "didattica", come nel percorso scolastico può avvenire a svariati livelli. C'è lo spiegar le regole di base ai frequentatori occasionali (il mitico "bisogna placcare" di Cecinelli), su fino a discernere gli aspetti tattici della gara, commentare quel paio di statistiche o le scelte degli allenatori, qualche retroscena e un po' di name dropping, stile tribuna o terzo tempo che non guasta mai (gioca come Tizio, mi ricorda Caio); fino al puro cazzeggio laterale enciclopedico-morale collegato, purché intelligentemente spiritoso - o spiritosamente intelligente - inaugurato dal grandissimo Dan Peterson e riesce bene quand'è in forma a Vittorio Munari, decisamente più valido in diretta (cioè quand'è spontaneo) che al telefono o in video.
Comprendo e accetto quindi (a volte sopporto) un sacco di cose nelle telecronache, come vedete: so' libberale e tollerante, non ho la puzza sotto il naso, non sono per l'azzeramento del volume: dico solo, c'è una misura per ogni cosa!
Quel che massimamente non tollero in telecronaca, è più forte di me, sono due tipologie di copertura del silenzio.
La prima, gli elenchi di pesi altezza e numero di scarpe di atleti scelti a caso, forniti sistematicamente con titolo di studio allegato; ma che è, un concorso ippico? Va ben uno, due, anche tre volte a livello di curiosità, ma basta poi! Anche perché, ammesso interessi qualcuno, lo smartphone con accesso al web ce l'abbiam tutti oramai. E poi alcuni di questi dati ripetuti ogni volta stile vecchio zio rimba, li stiamo per imparare a memoria!
La seconda cosa insopportabile: quell'aulico riassunto iniziale riguardo i "temi forti" della partita. Fa tanto tema da liceo di provincia, financo corrispondenza di Max Vinella ad Alto Gradimento (per chi c'era), con tutte quelle iperboli tirate per i capelli. E diventan sempre più lunghi, da apnea mentre già scorrono le formazioni! Nel mentre il "secondo" aspetta lì in disparte, insalutato ospite (per fortuna vostra e anche mia).  Me lo vedo la sera prima, l'ex pilone che sbuffa in tinello con la sigaretta accesa davanti alla catasta di fogli bianchi appallottolati, grattandosi la testa e urlando alla bambina, zitta che papà deve finire il cappellotto introduttivo per domani.
Amico sportivo, va ben che siamo nella patria delle chiacchiere, va ben che ti han dato le mostrine da giornalista e quindi devi mostrare ai colleghi di sapere il congiuntivo; ma chi s'è sintonizzato su un evento di sport cosiddetto minore, più o meno è già al corrente; al massimo lancia dei flash, tipo dei titoli-sommario ma per favore risparmiaci gli esercizi di retorica.
Provate a cambiar lingua se avete Sky o guardate la partita in streaming una volta,  fate il confronto tra stili di telecronaca: anche i francesi, buongiorno buonasera, due paroline di circostanza iniziali su chi e cosa presumibilmente si vedrà, poi sentiamo gli inni e scorriamo assieme le formazioni. Con tutte le pause che servono e i silenzi che capitano.
Clamorosa è poi la differenza nella gestione del minuto a primo tempo finito: se in Francia inseguono i giocatori o l'allenatore (disturbati anche durante la partita, ma là sono avanti, lasciamoli pure andare), a Sky Sport se non c'è nulla da dire stan ZITTI, lasciano che scorrano le immagini del campo vuoto (come a dire: sorry non abbiamo venduto tutti gli spazi spot, ma non ci vendichiamo su di voi). Che poi, come sugli spalti anche chi sta a casa a fine del primo tempo o è andato a far pipì o a bere, oppure parla con gli amici; mica starà lì seduto a pendere dalla tv come uno scemo!
E' probabile che con l'avvento dei Google Glass, arriverà una app capace di appiccicare il nome in sovrimpressione dinamica ai giocatori che stiamo guardando (con tanto di numero di scarpe e titolo di studio). A quel punto tv e stadio saranno quasi uguali - non è vero che le partite si vedano meglio in tv: curve a parte, a casa è solo più comodoso e poi appunto c'è il cronista che dà i nomi. Certo che la dose te la spaccia "tagliata" con bel po' di altra roba, spesso au point, altre volte esagerata, mapazzone indigesto.
Quel che il cronista pare ignorare è che non ce ne andremmo anche se stesse qualche secondo in silenzio o dicesse solo i nomi, alla cronista della BundesLiga; quand'anche la tecnologia arrivasse a renderlo  obsoleto, non lo salverebbe certo la "sovrastruttura" da giornalista, al limite le competenze. Dopotutto siamo lì per vedere e "capire" la partita, mica per farci leggere articoli di fondo, men che meno il suo tablet.   

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