In un’era funestata dall’onnipresente riproporsi del sequel di qualsiasi film uscito in sala, meccanismo che purtroppo ammorba in maniera perniciosa praticamente ogni pellicola dedicata ai più piccoli, ecco affacciarsi ed esporsi al pubblico giudizio, il capitolo secondo di un film che qualche anno fa, rappresentò una piacevole e fresca sorpresa, nel panorama piuttosto monocorde dell’intrattenimento per i più piccoli. Con queste premesse era lecito aspettarsi una pellicola scialba ed anonima, il solito guazzabuglio di battute stanche e situazioni al limite dimenticabile, esattamente come era già accaduto a tante pellicole venute prima. L’elenco purtroppo è interminabile, dai sequel inutili dell’orco Shrek e dell’ormai irritante saga dell’Era glaciale, fino ai vari spin-off che tanto vanno di moda ora, tra Pinguini di Madagascar, Gatti con gli stivali ed orde di dozzinali eroi, più o meno super. Hotel Transylvania però ci prova e tra una mossa prevedibile ed una complice strizzata d’occhio, si ricorda che i film hanno bisogno di un soggetto e di una vera sceneggiatura, che non basta un abbozzo di idea scritta sul retro di un biglietto della metro. Ecco dunque la storia del piccolo Dennis, forse vampiro o forse umano, nato dall’amore tra i due protagonisti del primo film. Niente di epocale, il manierismo e il già visto sono dietro l’angolo, sempre in agguato, ma complici un paio di ideuzze sfiziose e la classica solidità di concetti quali famiglia e crescita, portano a casa un risultato più che sufficiente, bastante a non dover abbandonare la sala sul piede di guerra, chiedendo lo scalpo della cassiera. Hotel Transylvania 2 gioca sul sicuro, non rischia mai, ma nemmeno si accontenta di mettere in scena una sciocca parata di personaggi sciocchi, determinati a fare cose sciocche, consapevoli che il pubblico li andrà a vedere comunque, esattamente come accaduto di recente con quel maleodorante mucchietto di letame, chiamato Minions.