USA 2013
cast: Marc Singer – Art LaFleur – Jane Gioiosa – Hayley DuMond – Rebekah Kennedy – Paul McGill
regia: Eric Hurt
soggetto e sceneggiatura: Eric Hurt – Todd Free
musica: Jaysen Lewis
durata: 100 min
INEDITO
Appena arrivati sul posto gli Hays distruggono la loro auto per evitare d’investire una ragazza emaciata e fuori di senno che corre lungo la statale.
Soccorsa la ragazza la famiglia si accorge che alla poveretta è stata mozzata la lingua e che diviene preda di feroci attacchi di terrore non appena cercano di entrare nella casa.
L’unica soluzione sembra quella di portarla in ospedale, così i Thomson e gli Hays montano sull’unica auto rimasta (quella dei Thomson) e provano a ritornare sulla strada.
dopo un mese le due famiglie sono ancora costrette a convivere prigioniere di un’abitazione che non le lascia andare, obbligate ad una convivenza destinata a creare delle tensioni e a fare scelte egoistiche di dubbia moralità. Con il tempo cominciano a venire a galla ambigue connessioni tra gli Hays, i Thomson ed i proprietari della casa che li tiene segregati e le presenze che aleggiano tra quelle mura cominciano a mostrarsi in tutta la loro ostilità
Il film d’imperfezioni ne ha tante, a cominciare dalla trama a tratti confusa e costellata di piccole incoerenze e alla caratterizzazione un po’ ridondante di alcuni personaggi, ma nell’insieme è percepibile la buona volontà del regista che dopo diversi mestieri nel campo del cinema e quattro corti come regista decide di affrontare un lungometraggio cimentandosi nell’horror.
Mark Singer (Charlie Hays) s’impegna, forse nel tentativo di rinverdire la notorietà dei tempi di “Kaan Principe Guerriero” (1982) e ”V Visitors” (1983), cimentandosi in un ruolo fuori dai suoi abituali parametri e riuscendo in una buona prova d’attore specialmente nell’ultima mezz’ora di film ed anche Art LaFleur (Don Thomson), solitamente utilizzato come caratterista di punta in film e serie tv qui dimostra uno spessore degno del ruolo di coprotagonista fungendo da secondo pilastro, solido ed affidabile.
Certo, il ritmo è lento e la storia ha i suoi inevitabili echi di ritorno, ma in alcuni punti si concretizza una palpabile tensione ed un buon senso d’angoscia.
Considerandola una discreta “prima prova” forse destinata più ad un circuito televisivo poniamo un minimo di fiducia in Eric Hurt. Si vedrà in seguito se ha la stoffa o meno sui film di genere.
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