Magazine Cinema
Origine: Nuova Zelanda
Anno: 2014 Durata: 107'
La trama (con parole mie): Kylie Bucknell, giovane fuggita alla realtà profondamente provinciale della sua infanzia finita dentro per un maldestro tentativo di rapina, è condannata ad otto mesi di domiciliari nella casa materna che, di fatto, dovrebbe essere un nido sicuro ed un incentivo per la ragazza a tornare sulla retta via.Peccato che, oltre ai problemi di convivenza con la genitrice ed il suo compagno, la dimora pare essere una sorta di ricettacolo di presenze inquietanti, pronte a scatenare i peggiori istinti ed i sospetti di chiunque, da una parte e dall'altra della barricata della Legge, si trovi a confrontarcisi: quando una vecchia storia di omicidi brutali torna alla luce, Kylie è costretta a fare affidamento su Amos, incaricato di sorvegliare la sua libertà vigilata, per fare chiarezza a proposito di quello che è accaduto - e sta accadendo - tra quelle mura.Quale sarà l'ultima verità?E soprattutto, sarà letale?
Se qualcuno mi avesse detto che una certa qual rinascita del genere horror sarebbe venuta non tanto dall'Europa, dagli States o dal Giappone, quanto dall'area del mondo "down under" - di fatto, da leggere come Nuova Zelanda ed Australia -, avrei dato fiducia alla previsione solo per l'amore incondizionato che nutro per la Terra dei canguri e del ricordo della stessa: al contrario di quanto appena scritto, invece, in un'annata - e parlo dell'appena trascorso duemilaquattordici - in cui lo stesso horror ha finito per sprofondare in abissi che ormai pare conoscere solo la settima arte italiana, sono stati prodotti come Wolf Creek 2, The Babadook e questo davvero gustoso Housebound a fare la parte dei leoni.In particolare il lavoro di Gerard Johnstone, giunto al Saloon dopo una serie di lusinghiere recensioni raccolte un pò ovunque nella Blogosfera, ha sorpreso in positivo anche gli abitanti di casa Ford, unendo le atmosfere grottesche dei Fratelli Coen alle suggestioni di una purtroppo poco conosciuta chicca firmata Wes Craven come La casa nera - ho il sospetto che l'idea dello sfruttamento delle intercapedini della casa giunga proprio da lì -, filtrandole attraverso il thriller più che l'horror classico, un approccio pulp ed una galleria di personaggi che paiono outsiders destinati, in un consueto slasher, a finire sulla lista delle vittime senza colpo ferire - fatta eccezione, ovviamente, per la protagonista Kylie, che con il suo metodo del prendere a pugni in faccia tutto quello che può fare paura ha finito per guadagnarsi i gradi di fordiana onoraria -.Certo, il prodotto non è esente da difetti, soprattutto in termini di scrittura - alcuni passaggi sono tagliati decisamente con l'accetta, e le spiegazioni fornite tirate almeno in parte per i capelli -, eppure il giocattolo funziona molto bene, accompagna la visione alternando momenti divertenti ed altri da silenzio in sala ed occhi sgranati, affidandosi ad almeno due cambi di direzione decisi che non risultano forzati o sfruttati come un trucco per evitare che lo spettatore si accorga della pochezza dell'insieme: il percorso di Kylie, partito con una poco pensata - e spassosissima - rapina ad un bancomat e trasformatosi in una lotta a distanza con un serial killer che la vede improvvisarsi detective accanto al suo sorvegliante per i domiciliari Amos - il charachter senza dubbio più riuscito della pellicola -, riesce a far coesistere il climax tipico delle proposte di genere con i tempi dilatati della commedia nera indie, sfruttando appieno le locations, gli spazi stretti, la sospensione ed il ruolo che muta di una ragazza partita come "mela marcia" decisamente poco simpatica anche da seguire come main charachter e divenuta, di fatto, una sorta di improvvisata detective - splendida l'incursione nella casa del vicino, uno dei sospettati principali nella "lista" della stessa Kylie ed Amos -.Non saremo certo di fronte a qualcosa di rivoluzionario, o destinato a segnare la Storia del Cinema, eppure Housebound è una delle risposte migliori che l'horror potesse dare ai suoi fan più accaniti così come agli scettici, una parabola che strizza l'occhio e colpisce duro senza lesinare in risate o sangue a fiumi: il crescendo finale con il confronto tra Kylie ed il colpevole degli omicidi è degno della migliore tradizione delle tarantinate - quelle che funzionano, sia chiaro - così come degli slasher, in cui il mostro viene alla fine a trovarsi di fronte all'inevitabile ed improvvisata - mai come in questo caso - eroina.E l'approccio della scombinata Kylie rispetto alla Paura e a chi la porta è già un piccolo cult, qui al Saloon.Come questo film.
MrFord
"Houseboundyou daren't go out
because you're housebound
you don't want to go out
because you're housebound
there's no way out
because you're housebound
you daren't go out!"
The Specials - "Housebound" -
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