Buon Natale e buon viaggio a tutti noi.
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Non solo grazie ad un cast tra i più azzeccati che la storia del cinema ricordi, ma ancor di più per i temi senza tempo che tratta con delicata partecipazione, questo film praticamente immortale ha l’ardire di parlare di razzismo e per di più di farlo col sorriso sulle labbra.
La levità della pellicola, pregio che le ha consentito di poter godere di parecchie visioni senza tema di noia o stanchezza, la consegna di peso tra le pagine di questo calendario, perché mai come a Natale la comprensione, la commozione e la speranza di poter annullare le distanze che ci separano come esseri umani, si fanno largo nel nostro stanco cuore, fin troppo soffocato da problemi di ben più immediata e pratica rilevanza.
Poi ci sono quei due splendidi attori che sono stati Spencer Tracy e Katharine Hepburn, icone indimenticabili di un modo di fare cinema che non finiremo mai di rimpiangere, da soli capaci di rendere memorabile un film, anche solo discutendo di una coppa gelato. Tracy morì 12 giorni dopo aver completato il film e si dice che la Hepburn non sia mai riuscita a vederlo per intero a causa dello straziante ricordo per il compagno perduto, ma tutto questo e’ ormai leggenda.
Siamo nel 1967, epoca magica e piena zeppa di promesse da mantenere ed infrangere, quando esce Indovina chi viene a cena, eppure anche oggi, in barba ai menagramo Maya, risulta comunque difficile trovare un film più attuale e contemporaneamente così efficace, capace di raccontare la tolleranza e l’accettazione dell’altro attraverso l’amore riflesso negli occhi dei propri figli.
Indovina chi viene a cena resta e resterà un classico, non intoccabile e polveroso, anzi, sarà per sempre un film che appartiene all’umanità, perché di umanità fin troppo umana, fragile, forte, innamorata e smarrita, racconta.
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