“How Big, How Blue, How Beautiful” di Florence + The Machine: recensione in ANTEPRIMA

Creato il 19 maggio 2015 da Signorponza @signorponza

Un affezionato lettore di Signorponza.com ha avuto la fortuna di far sentire in anteprima alle sue orecchie la voce di Dio: stiamo parlando del nuovo e attesissimo album di Florence + The Machine “. Nonostante io abbia promesso qualsiasi cosa pur di poterlo ascoltare (non solo foto porno, ma anche radiografie dei miei organi interni), non sono riuscito nel mio intento perché si tratta di materiale TOP SECRET. Per questo motivo l’identità del lettore non sarà svelata, anche se a lui va il mio immenso ringraziamento per questa ESCLUSIVA/SHOCK.

Cari lettori del Signor Ponza, salve. Quella che vi viene presentata IN ANTEPRIMA MONDIALE è una recensione del nuovo album di Florence & The Machine in uscita il 1° Giugno intitolato How Big, How Blue, How Beautiful. Se vi aspettavate un Ceremonials 2.0, mi dispiace per voi. Già i singoli già estratti (What Kind Of Man, St. Jude, Ship To Wreck) erano piuttosto lontani da quel tipo di sound e il resto dell’album conferma tale cambio di direzione. Abbandonati i grandi archi e sontuosità, questa volta si è optato per una produzione più stripped-back, influenzata dal rock’n’roll, dal folk e decisamente dai Fleetwood Mac (band che io, personalmente, ADORO). Ma non crucciatevi per questo, l’album rende l’attesa di quasi quattro anni assolutamente valida. Sicuramente il lavoro più maturo e onesto della band, con lady Welch che abbandona i panni della Dea del Cielo e della Terra per assumere tratti più umani (anche se lo sappiamo che Florence = Dio sempre e comunque). In attesa di poter discutere tanta grandiosità tutti insieme, ecco a voi una piccola anteprima.

How Big, How Blue, How Beautiful: iniziamo con una delle mie preferite e che proprio inedita non è. Questo pezzo infatti è già stato performato live più di una volta (compreso al Coachella il mese scorso). La versione studio è grossomodo uguale a quella live. La voce di Florence è assolutamente al top delle sue potenzialità e passa dal sussurrare al gridare con grande naturalezza (non che la cosa ci sorprenda). L’ensemble di trombe presenti durante gran parte della canzone rende tutto ancora di più epico e sul finale diventano assolutamente eccezionali. La canzone da ballare nudi per casa, sentendosi un po’ una divinità disperata.

‘So much time on the other side, waiting for you to wake up.’

Queen of Peace: una delle migliori non solo dell’album, ma dell’intera discografia della band. Si apre con un’insieme di archi e trombe, quasi a unire il sound vecchio con quello nuovo. Ma la batteria inizia presto a scalciare, rendendola un po’ un ibrido tra What Kind of Man e How Big How Blue How Beautiful. Il testo è splendido e non vedo l’ora di vedere su Youtube i fan-video con pezzi di Game Of Thrones. Anche questa è una delle tracce in cui la voce di Florence risalta maggiormente e da quasi strascicata e sussurrata nei versi esplode poi nel ritornello. Tutta la canzone in sé è un insieme di rabbia, frustrazione e disperazione Anche in questa tracce è presente un piccolo (e stupendo) interlude di trombe subito dopo il bridge e prima dell’ultimo ritornello, che ritorna a fine canzone. Uno dei pezzi più epici mai realizzati da Florence & Co. Spero vivamente che apra i prossimi concerti con questa canzone.

‘And my love is no good against the fortress that it made of you.’

Various Storms & Saints: una delle più lente e sofferenti dell’album. Se dovessi paragonarla a qualcosa, sarebbe probabilmente Pretty When You Cry di Lana Del Rey. È una di quelle canzoni nell’album che non esplode mai, ma si strascica dolorosamente (e meravigliosamente) fino alla fine. Questo è pezzo è trainato principalmente dalla voce nuda di Florence e dalla chitarra acustica in sottofondo (anche se piano piano emergono cori e un accenno di organo). Forma quasi un trittico con Saint Jude e Long & Lost, simili per vibe e per un senso di rassegnazione che le contraddistingue. Allo stesso tempo però c’è un fondo di speranza. Anche se il dolore è molto, Florence sa che è passeggero e prima o poi ne uscirà. Sicuramente non una tra le più immediate del cd, ma da apprezzare ascolto dopo ascolto.

‘You had to happen and so you did, something you let go in order to leave.’

Delilah: dopo la tristezza della canzone precedente, ecco una delle tracce più movimentate del cd (anche questa una delle mie preferite). Come sound è probabilmente anche fra le più simili allo stile di Lungs. Inizia lentamente per prendere velocità piano e piano e poi scoppiare dopo il primo ritornello. Immaginate Florence trasferita momentaneamente negli anni ’60: questa è la cosa che produrrebbe. Anche qui il tema principale è l’affrontare una delusione amorosa, cercando di vincere la tentazione di rimanere attaccati al telefono aspettando una sua chiamata. Facendo un paragone un po’ azzardato, è un po’ la MANiCURE del cd.

‘These chains never leave me, I keep driving them around.’

Long & Lost: Various Storms & Saints part II. Il sound ricorda un misto tra Leave My Body e Blinding. La voce è molto soffusa e ritroviamo in sottofondo nuovamente una chitarra blues e malinconica: anche questa è una di quelle canzoni che non esplode mai. Un lamento malinconico di chi desidera soltanto tornare a casa (tanto materialmente quando metaforicamente). È come se Florence fosse dispersa nella nebbia, incapace di ritrovare la strada verso casa e tanto i vocals quanto la produzione contribuiscono a creare questa impressione. Una delle canzoni apprezzabili meglio dopo diversi ascolti.

‘You wonder why it is that I came home, I figured out where I belong.’

Caught: In assoluto una delle mie preferite dell’album. È senza ombra di dubbio la ballatona del cd. L’atmosfera è molto da Il tempo delle mele e sembra quasi di vedere Florence cantarla a un tipico prom americano degli anni ’80, mentre tutti ballano lentamente sotto un grande strobo. È principalmente batteria, chitarra e voce e le melodie sono qualcosa di fenomenale. Riprende un po’ il tema di Delilah, l’aspettare una telefonata che non arriverà mai mai, unendo insieme dolcezza e malinconia. È un po’ un inno della donnamerda, combattuta tra il cercare di andare avanti e il non riesce a staccarsi da un’ex. Il coretto in sottofondo vi entrerà in testa così tanto che non riuscirete più a liberarvene.

‘And I’m smashing on the line, somewhere between desperate and divine.’

Third Eye: anche questa in realtà non è propriamente inedita, dato che è già stata fatta live (e la versione studio non fa assolutamente rimpiangere la versione live). È tra le più upbeat e uplifting e Florence grida come una dannata così tanto che non possiamo non amare. Anche qui i coretti (che ricordano un po’ Video Killed The Radio Stars) in sottofondo non vi usciranno più di testa. È un instant classic, nel classico stile di Florence and The Machine. Ricorda un po’ Dog Days Are Over, ma più come vibe che come pezzo in sé.

‘Cause there’s a hole when your heart lies and I can see with my third eye.’

Mother: nuovamente chitarre d’apertura (ce ne sono un sacco nell’album). Come vibe l’intro ricorda un po’ Hurricane Drunk. La canzone si sviluppa in un crescendo fino al ritornello in cui la voce di Florence prende il sopravvento e inizia ad urlare (un po’ come in Drumming Song). Il tono dei versi è molto swing e sexy, mentre il ritornello rimane molto in your face. Il fatto di chiudere un album così tormentato la rende lo sfogo definitivo, dove si butta tutto fuori per l’ultima volta. Man mano che ci sia avvicina alla fine, la canzone diventa sempre più caotica, con cori e chitarre distorte (mi ricorda un po’ il finale di Cruel World di Lana Del Rey).

‘Oh Lord, won’t you leave me on my knees, ’cause I belong to the ground now.’

Hiding: È un po’ la sorella minore di Ship To Wreck. Il ritmo è molto simile e probabilmente anche questa è tra le mie preferite dell’album. È trainata principalmente dalla batteria, che splende in questo pezzo. Tra le canzoni più dolci del cd, Florence canta di una relazione in cui non riesce mai a raggiungere l’altra persona. Anche qui c’è un è presente una certa vibe anni ’60. Nonostante sia una bonus track, si sposa benissimo con lo stile dell’album. Le melodie sono stupende ed estremamente catchy.

‘I know that you’re hiding, I know there’s a part of you that I just cannot reach.’

Make Up Your Mind: ritmo, voce e testo più incalzante e aggressivo di tutto il cd forse. Finalmente anche Florence si è rotta le palle di essere trattata come una pezza da piedi e non può far altro che dare un ultimatum al suo uomo. La canzone post-break up che stavamo tutti aspettando. YAASS FLORENCE YAAASS #FIERCE.

‘I never thought I’d be a killer, ’cause there’s so much to lose.’

Which Witch: Breath Of Life 2.0. Grandi cori e assolutamente cinematografica. Sarebbe perfetta come colonna sonora. La batteria domina sovrana (con un ritorno dell’ensemble di trombe verso la fine) mentre la voce di Florence sembra più tormentata e ossessionata del solito. Alla fine la musica si interrompe per lasciare spazio solo ai vocals. Forse non il pezzo più potente dell’album, ma sicuramente ha il suo perché. 

‘And it’s my own heart, waiting and measuring in silence.’


Tracce (inedite) preferite: How Big, How Blue, How Beautiful; Queen Of Peace; Caught.

Singoli più probabili: Delilah; Third Eye; Caught.

I motivi per cui Florence Welch è Dio


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