Magazine Cinema
La trama (con parole mie): Howard, pubblicitario di successo che non disdegna di sfoggiare un’aria da duro e donnaiolo, a seguito di un esperimento viene catturato da un raggio e portato dal pianeta dei paperi fin sulla Terra, dove è raccolto da Beverly, una giovane musicista in rampa di lancio che, quasi da subito, si prende per il nostro una sonora cotta.Ma i piani di Howard di trovare il modo di essere rispedito a casa si complicheranno quando Phil, giovane assistente di laboratorio amico di Beverly metterà i due in contatto con il responsabile dell’esperimento che ha portato il pennuto dalle nostre parti: il dottor Jenning.Quest’ultimo, nel tentativo di aiutare il papero, si ritroverà posseduto da una terrificante entità aliena con mire di conquista che Howard ed i suoi amici si troveranno ad affrontare per salvare le penne, e chissà, magari anche il mondo.
Mi sento praticamente in colpa a pensare che, in quasi un anno e mezzo di vita di questo blog, un post dedicato ad uno dei supercult della mia infanzia ancora non avesse fatto capolino tra queste pagine. Howard e il destino del mondo, nonostante la sua pessima qualità cinematografica, è rimasto uno dei punti di riferimento nell’ambito fantasy per tutto il periodo delle mie scuole elementari, negli anni del primo videoregistratore di casa Ford continuamente messo alla prova con i film consigliati dal mio riferimento dei tempi Paolo, gestore con la sua famiglia di una videoteca di quartiere che ancora oggi, quando torno dalle parti dei miei, rimpiango neanche fosse una sorta di luogo sacro simbolo dei tempi andati.Delle mie visioni di allora rispetto a questo vero e proprio gioiello del trash ricordo le parti dedicate al gruppo rock di Beverly e compagne – già da bambino sognavo di essere parte, o manager, come finirà lo stesso Howard, di una band di sole fanciulle -, la nerditudine selvaggia di Phil – interpretato da un giovanissimo Tim Robbins –, il crescendo di inquietudine che seguiva i cambiamenti nel dottor Jenning mutato dal suo ospite e culminati con la clamorosa sequenza della lotta nella caffetteria ed il fantastico viaggio sul piccolo aereo a due posti di Howard e Phil per volare a salvare Beverly e il mondo dalle grinfie dei mostri compagni dell’ospite di Jenning, tutti in arrivo per direttissima dall'altro capo dello spazio conosciuto.Ancora oggi la sequenza del tubo della benzina staccato e delle acrobazie di Phil per rimetterlo al suo posto, o il rauco lamento di Jenning “due milioni di kilowatt di energia” scuotono la mia spina dorsale quasi come fossi tornato bambino e vivessi quelle sequenze come a trovarmici all'interno, nel tipico gioco che allora, con mio fratello, toccava ogni pellicola e ruotava tutto attorno al “io sono questo, tu sei quell’altro” tipico dei bambocci in cerca di modelli – giusti o sbagliati che fossero – dai quali partire per cominciare a cercare di capire chi si era, o più semplicemente giocare senza troppi dilemmi e preoccupazioni fino a crollare, una volta arrivata la sera.Prodotto da George Lucas ed ispirato ad una serie a fumetti Marvel, probabilmente sarebbe dovuto diventare una sorta di Indiana Jones surreale, ma i problemi di budget, un regista assolutamente inadeguato e diverse traversie nel corso della realizzazione ne fecero uno dei più grandi flop della Storia del Cinema d’avventura, senza contare il totale stravolgimento delle idee iniziali – decisamente adulte e grottesche – che gli sceneggiatori coltivavano per la pellicola e del personaggio originale, diametralmente opposto – se non per la sua natura di papero – dalla versione proposta sul grande schermo.A suo modo – e oltre che per il sottoscritto – divenne quasi mitico per essere stato accolto malissimo sia dal pubblico che dalla critica – un caso quasi unico nell’ambito trash -, e ancora oggi fa la sua porca figura tra i peggiori film della sua decade e non solo.Eppure non riesco, neppure sforzandomi, a non voler bene a questo film: una piccola perla con difetti abissali eppure traboccante di quel senso di meraviglia che soltanto nella magica cornice degli eighties pareva trovare lo spazio adeguato sugli schermi e nelle pellicole prettamente d’intrattenimento come questa, dando un senso alle rassegne televisive – quando ancora le emittenti si preoccupavano di trasmettere film ad ore decenti e con una certa passione – come “Fantastica avventura”, che allora facevano la gioia di grandi e piccini.
MrFord
"And I want to conquer the world,
give all the idiots a brand new religion,
put an end to poverty, uncleanliness and toil,
promote equality in all my decisions
with a quick wink of the eye
and a "God you must be joking!"
Bad Religion - "I want to conquer the world"-
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