Hubble cattura Siding Spring

Creato il 24 ottobre 2014 da Media Inaf

La cometa dell’anno Siding Spring: Hubble ha scattato due foto separate, unite poi da un team della NASA. La distanza tra i due oggetti celesti nel momento del massimo avvicinamento è di circa 1.5 arcominuti. Crediti: NASA, ESA, J.-Y. Li (PSI), C.M. Lisse (JHU/APL), and the Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

È la cometa dell’anno, quella che ha tenuto la comunità scientifica e gli appassionati col fiato sospeso per mesi, fino a quando domenica 19 ottobre (alle 20:27 ora italiana) è passata a 140 mila chilometri da Marte, che equivale a circa un terzo della distanza tra la Luna e la Terra. Parliamo di Siding Spring (C 2013 A1), proveniente direttamente dalla Nube di Oort e al suo primo passaggio nel Sistema solare. La cometa è stata monitorata per giorni da telescopi orbitanti attorno alla Terra, dalle sonde e dai rover sul Pianeta rosso ed è ancora sotto controllo mentre si allontana viaggiando a 200 mila km/h.

Quella che vedete qui sopra è un’immagine scattata dal famoso telescopio orbitante di NASA ed ESA Hubble tra il 18 e il 19 ottobre con la Wide Field Camera 3. HST ha realizzato, in realtà, due scatti diversi, uno della cometa e uno del pianeta Marte; la NASA ha poi unito le immagini in un collage per mostrare la distanza tra i due corpi nel momento del massimo avvicinamento, circa 1.5 arcominuti o 1/20 del diametro angolare della Luna piena. 

Lo sfondo dell’immagine, pieno di stelle,  è stato sintetizzato dai dati del Digital Sky Survey Palomar, rianalizzati in seguito per adattarli alla risoluzione di Hubble. Il solido e freddissimo nucleo della cometa è troppo piccolo, infatti, per essere catturato in maniera nitida da Hubble, mentre la luminosa chioma della cometa (cioè quella nuvola diffusa di polvere che avvolge il nucleo) e la coda sono chiaramente visibili. Dato che i due corpi hanno caratteristiche decisamente diverse (Marte è 10 mila volte più brillante della cometa attualmente) una sola esposizione non avrebbe portato al risultato che vedete nella foto.

Fonte: Media INAF | Scritto da Eleonora Ferroni


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